skip to Main Content

PATTO di STABILITA’ e MANOVRE del GOVERNO RENZI

Sappiamo che nelle ultime settimane il Governo italiano ha lavorato per presentare a Bruxelles un bilancio preventivo che potesse essere in linea con i parametri europei. Ancora, la settimana scorsa il Presidente del Consiglio, dopo il Consiglio europeo di Bruxelles, dichiarava di non aver richiesto alcuna flessibilità “perché essa viene concessa una sola volta …ciò che abbiamo chiesto sono clausole eccezionali dei trattati per il terremoto e l’immigrazione”. Sempre a margine del Consiglio ribadisce di voler cambiare le regole “ma finché non vengono cambiate le rispettiamo…”. E’ proprio questo il punto in quanto queste affermazioni non trovano conferma nei comportamenti del governo Renzi. A Bratislava Juncker e Schulz hanno fatto capire che il massimo di deficit era il 2,2% mentre la manovra del governo Renzi porta il deficit al 2,3%. Lo scarto apparentemente è solo di un decimale (pari a circa 1 md. e 600 milioni di euro). Se il governo non modificherà il rapporto tra deficit e PIL entro il 30 di ottobre, la manovra verrà bloccata dalla UE che oltretutto toglierà all’Italia i 19 miliardi di flessibilità concordati nel 2015-2016 ma a patto che il bilancio per il 2017 fosse compatibile con i parametri europei. Se ciò non avviene, scriveva “La Repubblica” del 7 ottobre, la Commissione aprirebbe subito una procedura di infrazione. In effetti, il Governo Renzi, pur consapevole del rischio, pensa di servirsi delle divisioni interne alla Commissione tra falchi e colombe per ottenere ancora una volta via libera anche se Bruxelles ha già ribadito che anche il 2,2% è fuori da ogni regola. In effetti, se il governo non provvederà a rientrare nei parametri, c’è da dire che il rischio sarà molto più alto perché l’obiettivo del 2,2% non è reale in quanto da una parte non vi è copertura delle maggiori spese e la Commissione andrebbe ad esaminare anche le spese inserite per gli immigrati ed il terremoto ampiamente sopravvalutate. E questo davvero farebbe saltare ogni ipotesi di accordo. Sulla Repubblica di ieri – domenica 23 – al contrario il ministro dell’Economia Padoan rincara la dose attaccando l’UE dichiarando che “l’Italia chiede un deficit al 2,3% per terremoto e accoglienza, un problema di tutta l’UE, mentre Budapest alza i muri contro i migranti”. In realtà, non si può accusare l’UE, e per essa la Commissione, di non aver aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Ungheria in quanto, finché non saranno modificate le regole sull’immigrazione fissate nel Trattato di Dublino, certamente non è ipotizzabile una violazione dei Trattati da parte degli Stati che rifiutano il sistema di collocamento dei migranti. Ma anche se così fosse, questo non giustifica una infrazione da parte di altro Stato. Insomma, questa linea di difesa è perdente in partenza e neppure si possono accettare i toni da ultima spiaggia utilizzati da Padoan fino ad oggi abile anche nelle sue schermaglie con i falchi di Bruxelles. Toni che non sono piaciuti alla Commissione che nel frattempo ha inviato una lettera di chiarimenti al governo italiano. Si tratta del primo atto ufficiale di inizio della procedura di infrazione. L’obiettivo di Renzi è quello di alleggerire la pressione per evitare che questa procedura sia avviata prima del referendum costituzionale del 4 dicembre in modo da potersi ripresentare a Bruxelles con un consenso forte delle sorti del referendum. A questo riguardo, sul fronte interno questa manovra di rallentamento è confermata dal ritardo del Governo nella presentazione della legge di bilancio in Parlamento. Ancora ieri il Presidente della Camera dei Deputati, Boldrini, ha lamentato questo ritardo che riduce ovviamente i tempi di discussione. Tutto ciò rende sempre più problematica la posizione dell’Italia all’interno dell’UE. Renzi vorrebbe che l’Italia potesse contare di più nelle decisioni dell’UE ma di fatto non fa che sabotare questa prospettiva perché non si può chiedere di più quando si sapevano già quali fossero i limiti della manovra. Oggi si finisce per sconfessare un accordo assunto nei mesi scorsi e la Commissione non sembra voler mettere in discussione quanto, giustamente, già era stato stabilito dietro le quinte. Renzi ed il suo governo portano totalmente la responsabilità di un’eventuale rottura e di questo il governo dovrà rispondere innanzitutto al paese. Certo l’amministrazione USA ed in particolare il Presidente uscente Obama, hanno dato il loro appoggio a Renzi parlando della necessità di invertire la rotta della politica economica dell’UE ma lo fa a proprio uso e consumo senza che Renzi se ne avveda ma la partita, per citare altro illustre commentatore politico, si gioca a Bruxelles e non a Washington.

Ottobre 2016

(Avv. E. Oropallo)

patto-di-stabilita-e-manovre-del-governo-renzi

Back To Top
Translate »