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Le specializzazioni forensi: prima parziale modifica del regolamento

Con sentenza del 14.4.2016 il TAR Lazio ha parzialmente accolto i diversi ricorsi presentati dall’ANAI, OUA e ANF, Ordini Forensi e singoli avvocati presentati contro il regolamento specializzazioni. In particolare il TAR ha respinto in blocco ben sei dei motivi posti a base del ricorso, accogliendo solo il terzo dei motivi con il quale i ricorrenti hanno censurato l’art. 3 del regolamento concernente la individuazione dei settori di specializzazione la quale a giudizio dei ricorrenti – si legge in sentenza “sarebbe intrinsecamente irragionevole ed arbitraria oltre che illogicamente omissiva di discipline giuridiche oggetto di codificazione o di discipline oggetto di giurisdizioni dedicate”. “La prospettazione – ritiene il TAR – deve essere condivisa…L’incompletezza dell’elenco era stata già rilevata dal Consiglio di Stato”, decidendo dunque di annullare l’art. 3 del regolamento per cui questo articolo andrà riscritto facendo spazio ad altre specializzazioni, adottando un criterio più organico. Non nasconde la sua soddisfazione l’ANAI che in un comunicato stampa ha ribadito che “il TAR Lazio ha sostanzialmente demolito il regolamento sulle specializzazioni che dovrà essere rifatto dal Ministero della Giustizia”. L’ANF auspica che “si possa realizzare quel momento di reale confronto che è mancato nel corso di tutto l’iter di formazione del regolamento annullato oggi dal TAR”. Chi si era pronunciato contro questo ricorso – associazioni specialistiche in prima fila – scrivono che la sentenza del TAR Lazio dimostra “il completo fallimento del tentativo di affossare il regolamento sulle specializzazioni, che viene confermato nel suo impianto generale”. Apparentemente, tutti sembrano soddisfatti di questa sentenza: sia i ricorrenti per il risultato ottenuto sia le altre parti per quello che è stato confermato. Perché tutta questa battaglia intorno a questo regolamento sulle specializzazioni? Innanzitutto non nascondiamo il timore che si possa creare una frammentazione senza che si proceda a migliorare la preparazione generale dell’avvocatura. Il conseguimento della specializzazione presuppone un lavoro assiduo di ricerca teorica, di studio accompagnato da un approfondimento delle tecniche del processo, delle specificità del settore, e non solo degli aspetti tecnici ma anche a tener conto di quelli che sono gli invitabili riflessi umani e sociali. Qualche commentatore ha ricordato come stranamente non sia stato previsto il conseguimento di una specializzazione nel settore delle immigrazioni. In particolare, manca, a nostro avviso, qualsiasi riferimento ai nuovi settori emergenti dei diritti civili, della difesa contro le discriminazioni sempre più laceranti del tessuto sociale. Bisogna fare uno sforzo per rispondere anche a queste nuove realtà sociali che prevedono la conoscenza delle leggi nazionali ed europee, degli ordinamenti giuridici di altri Stati – all’interno e all’esterno della UE – per dare un’assistenza più qualificata a quei soggetti spesso dimenticati dal legislatore ma che son quelli più a rischio sotto il profilo sociale ed economico. Ritengo che questa sia un’esigenza molto spesso dimenticata ma i conflitti sociali e la difesa dei diritti delle minoranze e dei soggetti più deboli socialmente esigono una preparazione del difensore a 360 gradi. La sfida della globalizzazione è anche una sfida fatta di cambiamenti e un’avvocatura del terzo millennio non può presentarsi impreparata a questa sfida.

Aprile 2016

Nota a cura Avv. E. Oropallo

Le specializzazioni forensi, prima parziale modifica del regolamento

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