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UN BRUSCO RISVEGLIO

Nel programma elettorale dei partiti di Governo era scritto a chiare lettere che questo si sarebbe impegnato a ridurre le tasse (introducendo la flat-tax) e a garantire ai giovani e meno giovani un reddito di cittadinanza, vero e proprio cavallo di battaglia del binomio oggi al Governo. Difronte alle critiche avanzate dagli economisti, lo stesso Di Maio – attuale vicepresidente del Consiglio – aveva assicurato che per questo progetto, c’erano già tutte le risorse. Ancora negli ultimi giorni, il cavallo di razza del Movimento 5 Stelle, con il sorriso stampato sulle labbra, era apparso in televisione dichiarando che il decreto era partito e che vi fossero solo ritardi burocratici. Successivamente, è stato precisato sempre dal giovane politico che esso però sarebbe stato assicurato solo ai cittadini italiani: non è forse vero che vale il principio “prima gli italiani”?
Ma anche questa ipotesi si è rivelata una bufala quando il ministro dell’Economia ha fatto capire che non si potevano realizzare né una né l’altra di queste proposte non essendoci adeguata copertura finanziaria. E’ proprio quello che si sapeva già prima: il governo da parte sua non si straccia le vesti. La flat-tax – ragiona Salvini – può attendere. Meglio dare la precedenza a dossier meno impegnativi sul piano economico, a partire da quelli sull’immigrazione e sul taglio dei vitalizi. Dossier quest’ultimo che può presentare un recupero di pochi milioni di euro ma soprattutto scatenare migliaia di ricorsi giudiziari.
Quanto alla lotta all’immigrazione, teniamo che né Salvini né Di Maio hanno le idee chiare in quanto le migrazioni fanno parte della storia dell’umanità; la soluzione non è, lo ripetiamo, quella di chiudere le frontiere mettendo in discussione lo stesso Trattato di Schengen, lasciando l’Italia a gestire da sola le nuove ondate migratorie. In pratica, la cattiva gestione dei flussi potrà far male solo all’Italia.
Un fuoco di paglia, dunque, ma non l’incendio che Salvini sperava. C’è ancora spazio per il programma di governo? Ne dubito, anche se a farne le spese ancora una volta sarà il nostro paese guidato da una pattuglia di avventurieri della politica. Oggi è stato emesso, dopo i primi trenta giorni di governo, un primo provvedimento il cd. decreto “dignità” che contiene le solite promesse di voler combattere il lavoro precario laddove i dati confermano una crescita delle assunzioni a tempo determinato. Addirittura sembra che, perlomeno in agricoltura, il Governo voglia reintrodurre i famigerati buoni. Certo è un inizio che conferma ancora di più l’incapacità di questo governo e dei suoi promotori che continuano a giocare con uno strumento posto a loro disposizione che serve solo a nascondere la vera realtà di questo paese.
Luglio 2018
(Avv. E. Oropallo)
UN BRUSCO RISVEGLIO

 

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