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RIFLESSI IN ITALIA DELLA GUERRA IN UCRAINA


La guerra in Ucraina sta creando nell’Unione Europea numerosi contrasti mettendo alla luce le divergenze tra gli Stati membri, aldilà delle dichiarazioni ufficiali, che continuano a parlare di una perfetta identità di vedute fra tutti gli Stati.

Anche in Italia la guerra in Ucraina sta facendo emergere divergenze all’interno della coalizione. Ma ancora più delicato è il rapporto tra Governo e Parlamento ormai quest’ultimo tenuto fuori dalle scelte del Governo che tiene il segreto sulle forniture di armi all’Ucraina.

Già con la pandemia si è affrontata l’emergenza con provvedimenti del Presidente del Consiglio sottratto al controllo delle Camere, della Consulta, del Capo dello Stato.

Eppure – scrive il prof. Ainis su La Repubblica del 6.5 u.s. – si decide sulle nostre libertà. Oggi il governo decide sulle armi da inviare in Ucraina ma senza farcelo sapere, appellandosi ad una generica autorizzazione di legge (la l. n. 28 del 5 aprile scorso). Lo strumento costituzionale di cui si serve il Governo è il DIMN, ossia un regolamento governativo subordinato ai regolamenti deliberati dal Consiglio dei Ministri che a sua volta sono subordinati alla legge”. Specifica anche il giurista che “è giusto aiutare l’esercito ucraino”. Anche se si può legittimamente obiettare che non esiste alcuna norma che autorizzi questo intervento perché l’Ucraina è un paese esterno all’UE che non fa parte della NATO per cui le scelte europee sono ancorate ad una mitica difesa della democrazia contro la dittatura nascondendo il vero obiettivo della guerra che è quello di ridare vita ad una alleanza militare decrepita come la NATO che sta facendo man bassa di paesi europei pronti a rifugiarsi sotto le ali degli USA e soprattutto a ricordare agli europei chi è in effetti che possa decidere dei destini dell’Europa, di certo non lo è l’UE.  Decisione che ancora una volta dovrebbe far capire che l’impero americano rivendica la sudditanza di tutti i popoli di questo continente. Ritornando alla situazione italiana, ancora scrive Ainis, “c’è un problema che tocca l’essenza stessa della democrazia, in pace come in guerra – aggiungendo che – in ultima analisi il potere è soggetto ai controlli, esso deve essere trasparente per ben valutare le decisioni del governo”. Citando Bobbio “la democrazia è il potere del pubblico in pubblico”. Il governo è dunque obbligato a riferire al Parlamento che a sua volta risponde ai cittadini. “Questa catena – scrive Ainis – si è spezzata. Draghi è andato a rispondere al Parlamento europeo ma non a quello italiano anche se una risoluzione votata il 1° Marzo dalle Camere impegna l’Esecutivo a tenere costantemente informato il Parlamento degli sviluppi della guerra”. “Anche perché il Parlamento è l’unico organo che può deliberare sulla guerra” (art. 78 Cost.), soprattutto come in questo caso perché non c’è una guerra dichiarata nei nostri confronti, nessun paese sta violando i territori italiani e non vi sono accordi internazionali che ci impegnano ad intervenire a favore di un paese in guerra, dovunque esso si trovi, in Europa o in altro luogo del pianeta e soprattutto la nostra Costituzione e gli accordi internazionali impediscono di fornire armi ad un paese in guerra, senza fare distinzione tra armi difensive e offensive perché questa è davvero una “boiata” in quanto non si può controllare, come anche nella guerra in Ucraina, se l’Ucraina utilizza gli armamenti per difendersi solo o invece andare al contrattacco invadendo il territorio russo.

Ed è questo quello che teme oggi Putin, quando gli USA decidono di consegnare all’Ucraina missili che possono raggiungere facilmente il territorio russo per cui il Presidente della Russia ha messo in guardia gli USA e gli altri paesi che sosterranno la decisione USA perché potrebbe per ritorsione usare missili della stessa potenza nei confronti dell’Ucraina senza assumere responsabilità se qualche missile possa finire oltre il territorio ucraino. Di qui il rischio che il conflitto possa addirittura estendersi ad altri paesi europei. Aldilà dell’ufficialità, pur non essendo in guerra contro la Russia, ci ritroviamo intruppati in questa situazione ibrida partecipando ad una guerra, pur continuando a sostenere che ne siamo estranei.

Se il Parlamento è lo specchio del paese, siamo sicuri che esso si rispecchi in questa guerra? E’ d’accordo sui mezzi che stiamo utilizzando?”.

A leggere i sondaggi non ci sembra. La maggioranza degli italiani è contraria ad armare l’Ucraina e c’è una larga minoranza, anche all’interno dello schieramento di governo, che si oppone all’aumento delle spese militari. “Magari avranno torto, ma è bene farglielo sapere, con un dibattito parlamentare, non con un DIMN” che è stato richiesto al Presidente Draghi dai diversi raggruppamenti politici a partire dal M5S, passando per la Lega e per finire anche da Del Rio e dalla sinistra del PD.

Una situazione che non si può dire certo tranquilla anche se, chi è vicino al Presidente Draghi, continua ad assicurare che non vi è rischio di una crisi di governo.

Giugno 2022

RIFLESSI IN ITALIA DELLA GUERRA IN UCRAINA

 

 

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