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QUELLO CHE NON SI VUOL DIRE

Dopo due mesi e più di guerra, tutti i protagonisti di questa sporca guerra continuano a dirci di voler la pace ma la guerra continua. E allora bisogna fare un po’ di chiarezza. Innanzitutto questa guerra non è iniziata il 24 febbraio scorso ma molto tempo prima. La tensione tra i due paesi, dopo l’implosione dell’URSS, è andata sempre più crescendo in quanto troppo precipitosamente si è chiusa un’epoca senza che vi fosse alcun accordo scritto per il futuro. Male ha fatto Gorbaciov a fidarsi delle affermazioni degli europei ma soprattutto del primo responsabile di questa carneficina, vale a dire gli USA, in compagnia di quell’organizzazione che dice di difendere la pace ma poi è sempre pronta a fomentarla, dichiarando che essa potrà durare anche anni. E questo con buona pace di quanti credono di poter stare tranquilli sotto l’ombrello della NATO. Perché nel conflitto tra la Russia e l’Ucraina, la Nato e lo spionaggio americano sono intervenuti prima per far cacciare via il presidente liberamente eletto accusato di essere filo-russo e poi è bastato il profumo dei milioni di dollari che Nato e USA hanno deciso di investire in questa vicenda per far crescere sempre di più una fronda filo-occidentale. Mentre Putin chiedeva di voler discutere con gli ucraini per risolvere il contrasto per il Donbass, Gran Bretagna, USA e NATO hanno iniziato ad ammassare in Ucraina armi, munizioni e nuovi sistemi militari in grado di poter sostenere una guerra di lunga durata. Nel 2014 ci fu un primo scontro tra ucraini e russi nella zona di confine del Donbass abitato prevalentemente da una popolazione filorussa. Nel 2014 Putin è costretto ad occupare la Crimea che gli ucraini rivendicano come parte integrante del proprio paese quando si sa bene che la Crimea ha fatto parte sempre dell’URSS e poi “regalata” all’Ucraina quando entrambi i paesi erano tutti membri dell’URSS. Ancora, tra il 2014 e il 2022 la Russia di Putin ha sempre cercato il dialogo con  i paesi europei ma anche con la Nato e gli Stati Uniti per risolvere questo conflitto e pacificare tutta l’area. La Nato, che aveva sempre ribadito di tenersi lontana dai paesi ai confini con la Russia, ha fatto esattamente il contrario aprendo le porte a tutti i paesi dell’area perché entrassero a far parte dell’organizzazione. Così facendo ha costruito una nuova cortina di ferro intorno alla Russia. In effetti, ed è stato riconosciuto da molti commentatori politici, l’obiettivo degli USA non era certo quello di difendere la democrazia e la libertà dell’Ucraina ma di servirsi di questo conflitto per rafforzare la sua potenza e il suo dominio a livello mondiale. Poco importa che esso sta costando migliaia di morti e la distruzione di una parte dell’Ucraina mentre la Nato sta coinvolgendo anche i paesi Nato che si sono accodati alla posizione di  USA e NATO sostenendo l’Ucraina con forniture di materiale bellico, trasformando così il territorio ucraino in una vera e propria polveriera. Tutto ciò sotto gli occhi impotenti di un’Unione Europea quanto mai divisa sulle sanzioni e sulla loro efficacia, ma soprattutto debole sul piano politico. In realtà, gli USA vogliono dimostrare ancora una volta di essere la voce di tutto l’Occidente, Europa compresa.  Ci si chiede che fine faranno i progetti che i paesi europei stavano approntando per una radicale riforma istituzionale dell’UE che prevede la trasformazione di una alleanza economica in uno Stato Federale Europeo. Ancora, ci chiediamo se andrà avanti la prospettiva della creazione di un esercito voluto dall’Europa per dare sicurezza ai propri cittadini e per prendere le distanze dal potente ma spesso maldestro alleato che pone l’Europa in una posizione di sudditanza. Ancora peggiore è la posizione assunta dall’UE per le forniture di armi all’Ucraina. Dopo qualche titubanza, gli Stati europei si sono tutti schierati a fianco dell’Ucraina: tra essi primeggiano la Polonia e gli Stati Baltici che intendono profittare della situazione per dare una lezione alla Russia di Putin. Ma non manca in prima linea anche l’Italia che ha abbracciato senza alcuna esitazione la posizione degli USA. Non è un caso se il nostro Presidente del Consiglio sia stato convocato da Biden a Washington perché il Presidente USA conta su di lui per convincere gli altri Stati europei ad allinearsi sulle sue posizioni. Questa guerra è stata fatta solo per provare le capacità militari della Russia perché il vero conflitto, anche se nessuno ne parla, si farà sentire tra qualche decennio, quando lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico trasformerà questa regione in una vera e propria miniera per i tesori che verranno alla superficie una volta che i ghiacci si scioglieranno.  Il Presidente Trump, quando era a capo degli USA, avrebbe volentieri acquistato una parte della Groenlandia, non per portarci le pecore a pascolare ma per sfruttare le ricchezze dei fondali. Ebbene, nell’Artico, già ci sono possedimenti di tutti gli Stati delle regioni artiche ma anche di altri Stati che non hanno alcun contatto con questo continente come la Cina che si è alleata con la Russia per finanziare la prospettiva di un futuro non lontano. Senza per questo nascondere che le sanzioni sono un bagno di sangue per l’Europa sia perché ne mettono in crisi la ripresa industriale, ma anche perché sta provocando un aumento dei prezzi delle materie prime, in particolare dei prodotti petroliferi, che stanno creando seri problemi agli europei che dipendono in buona parte dalle forniture russe. Insomma, stiamo assistendo ad un vero e proprio suicidio d’Europa mentre all’orizzonte si avvertono i segnali di una grave crisi alimentare perché sia la Russia che l’Ucraina sono i primi due paesi produttori a livello mondiale di grano per cui già in alcuni paesi africani come la Tunisia e l’Egitto, che è il maggior importatore a livello mondiale di grano, comincia a scarseggiare il grano, senza dimenticare che questa guerra sta producendo un maggior inquinamento atmosferico che sta influendo sempre di più sui livelli di inquinamento atmosferico. Anche i Verdi – sempre pronti alle battaglie ecologiche – hanno votato per gli aiuti militari all’Ucraina. Continua a farsi sentire, sia pure flebilmente, la voce dei pacifisti, contrari a mandare nuove armi in Ucraina, accusati di essere alleati di Putin e ci si guarda smarriti per sapere chi sia disposto a fermare questo disastro. La Presidente del Parlamento europeo dice che l’Ucraina va aiutata fino alla vittoria. Non sappiamo cosa significhi per lei la “vittoria”. Qui non è una partita di carte o una sfida di calcio. Alla fine tutti – vincitori e vinti – saranno vittime di questa follia. Anche i rappresentanti dell’Unione europea sono dell’opinione di portare avanti la guerra fino a quando la Russia non abbia lasciato il territorio ucraino. Forse non hanno capito che l’Ucraina è oggi solo una pedina. Se ci sarà una tregua, purtroppo a beneficiarne sarà solo una nazione che è nata sterminando la popolazione indigena. Un paese che ha ritenuto legale la schiavitù quando l’Europa l’aveva bandita da secoli. Una nazione che ha continuato a discriminare ancora oggi tra bianchi e cittadini di colore. Un paese dove i genitori regalano ai bambini a Natale una pistola vera, che detiene il triste primato in materia di omicidi, che ha usato la bomba atomica per costringere il Giappone a dichiarare la resa. Un paese che non ha vissuto una sola giornata dal secondo dopoguerra ad oggi senza guerra. E non stiamo qui a contarle: basta ricordare solo la guerra in Vietnam o quella in Siria. Un demone quello della guerra che è diventato uno strumento di far politica. Non va dimenticato l’Afghanistan con migliaia di morti civili, soprattutto con una strage di bambini che raccoglievano le mine antiuomo credendo che fossero caramelle, rimanendo orrendamente mutilati. Se sono questi i campioni della democrazia, c’è ben poco da sperare che la guerra si fermi costringendoci ancora una volta a mettere i sogni nel cassetto.

Maggio 2022

QUELLO CHE NON SI VUOL DIRE

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