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PASSO AVANTI VERSO LA SANITA’ EUROPEA

Dopo 18 mesi di pandemia, lockdown più o meno duri, interruzione degli spostamenti, chiusure delle attività produttive e commerciali, smartworking e didattica a distanza, l’Ue cerca di ripartire, rimettendo in moto l’economia.

L’inizio della ripartenza è anche il momento per fare un bilancio di tutto quello che è accaduto e autocritica rispetto agli errori, ma soprattutto per capire come farsi trovare pronti in futuro. Come ha dichiarato in un suo report la Commissione Europea.

Uscire più forti e più solidali, migliorare la previsione dei rischi per la salute pubblica e pianificare le situazioni di emergenza, consentendo risposte comuni più veloci e più efficaci, considerando che, come ha detto il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas, c’è una certa “asimmetria tra quello che può fare l’Ue in ambito sanitario e quelle che sono le aspettative dei cittadini”. L’Unione cioè ha delle competenze in alcuni settori ma non le ha in altri, perché esse rimangono saldamente nelle mani degli Stati membri. Allo stesso tempo, però, le crisi sono sempre anche l’occasione per portare avanti iniziative senza precedenti e infatti “l’Ue è riuscita a rispondere alla pandemia in modo ampio e vasto includendo un’ampia gamma di strumenti e iniziative senza precedenti concepiti in tempi record”.

Se per un verso “Abbiamo dato un segnale tangibile di solidarietà a livello europeo. Abbiamo dimostrato che possiamo essere a fianco dei nostri cittadini” con le parole del commissario, per altro verso, per il futuro bisogna fare di più e soprattutto bisogna farsi trovare pronti: per questo nell’ambito dell’Unione europea della sanità si parla di un epidemiologo capo europeo e di un ruolo più forte dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco.

Nella riunione a Lussemburgo di martedì (15 giugno), i 27 ministri della Salute dei Paesi Ue hanno concordato che serve rafforzare l’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, come parte di un pacchetto più ampio sulla cosiddetta Unione europea della salute. Uno dei principali obiettivi è quello di consentirle meglio di monitorare e mitigare le carenze potenziali di farmaci e dispositivi medici che sono considerati critici per rispondere alle emergenze di salute pubblica.
La carenza di dispositivi di protezione individuale e il fatto che la loro produzione sia concentrata attualmente al di fuori del territorio europeo ha rappresentato infatti un problema consistente soprattutto nelle fasi iniziali dell’emergenza pandemica.

I ministri degli Stati membri hanno approvato modifiche alla proposta originaria della Commissione europea, soprattutto rispetto alle disposizioni finanziarie e rispetto alla protezione dei dati personali.

Ora tutto questo dovrà essere negoziato con il Parlamento europeo: la fase negoziale sarà condotta dalla Slovenia, dopo che il 1° luglio prenderà il posto del Portogallo nella presidenza di turno del Consiglio per i prossimi sei mesi.

Un altro tassello, dunque, verso una sanità concentrata a livello europeo, perché se è vero che fino ad oggi sono stati gli Stati membri ad occuparsi della propria situazione sanitaria, la pandemia ha dimostrato che in una crisi sanitaria, come quella che stiamo ancora subendo, solo una forte centralizzazione delle risorse e dei vaccini può assicurare un intervento rapido e soprattutto una terapia efficace. Altro motivo per accelerare l’integrazione anche in altri settori, come quello scolastico e quello sanitario, gestiti entrambi dagli Stati membri.

Giugno 2021

Passo avanti verso la sanità europea

 

 

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