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PAESI CATTOLICI E STATI S0VRANISTI METTONO IN DISCUSSIONE IL DIRITTO ALL’ABORTO IN EUROPA

Nella maggior parte dei paesi europei l’aborto è consentito su richiesta della gestante senza restrizioni. Purtroppo, però, dietro la spinta del potere ecclesiastico che condiziona le scelte politiche in diversi paesi, soprattutto in quelli sovranisti che difendono ad oltranza i valori tradizionali della famiglia, è guerra aperta contro le organizzazioni che difendono il diritto delle donne di poter abortire per motivi sanitari di salute o per motivi economici. Una buona parte dei paesi europei, come il Portogallo, la Svezia, la Spagna, la Germania, la Francia, l’Italia stessa e altri ancora che non fanno parte dell’UE, come l’Ucraina, i paesi balcanici, l’aborto è consentito ma vi sono ancora altri Stati, tra cui altri paesi dell’UE, in cui non è consentito, se non in casi di straordinaria gravità. In Polonia dal 1993 è consentito l’aborto solo in tre casi: se esiste un pericolo di vita per la partoriente o stupro o ancora grave malformazione del feto. L’Unione Europea non ha alcuna competenza a legiferare su questo argomento lasciando liberi gli Stati di regolamentare l’aborto secondo le proprie tradizioni. L’aborto è stato legalizzato in Irlanda fin dal 2018 ma la maggior parte dei medici sono anti-abortisti e quasi la metà degli ospedali pediatrici non pratica l’aborto. Anche a Malta attualmente l’aborto è illegale in ogni circostanza, anche in caso di stupro, incesto e anche in casa di pericolo di vita per la gestante. Procurare un’interruzione di gravidanza o aiutare a praticarla comporta una condanna penale, il carcere e nel caso di medici, addirittura la radiazione dall’albo. La situazione delle leggi restrittive di Malta è venuta alla ribalta questa estate, quando ad una donna americana che ha iniziato ad abortire mentre era in vacanza è stata rifiutata l’interruzione di gravidanza, nonostante i rischi per la salute della partoriente. Le statistiche del governo e dei sostenitori della salute delle donne mostrano che ogni anno perlomeno quattrocento donne maltesi abortiscono acquistando pillole all’estero. Questo dato ovviamente non include quelle che si recano fuori dal paese per abortire. Proprio a seguito dell’episodio sopra ricordato il governo ha presentato un nuovo emendamento alla legge che non legalizza affatto l’aborto. Il disegno di legge è stato approvato in prima lettura e sarà sottoposto ad una seconda lettura. Il primo ministro maltese ha confermato che l’aborto rimarrà illegale a Malta e che chiunque abuserà della nuova legislazione, dovrà affrontare gravi conseguenze penali. Passando ad esaminare altre situazioni analoghe, ricordiamo che il Parlamento finlandese ha recentemente approvato una nuova legislazione che riforma le leggi sull’aborto degli anni ’70 più severe rispetto agli standard dell’UE. La nuova legislazione, che dovrebbe entrare in vigore dall’inizio del prossimo anno, consentirà alle donne che vogliono abortire di ottenere il parere di un solo medico, invece che dell’approvazione di due, come attualmente avviene. La nuova normativa consentirà alle donne di interrompere la gravidanza fino alla dodicesima settimana. Ma la maggior parte dei parlamentari finlandesi sia socialisti che i cristiani democratici si oppongono alla riforma. In un articolo pubblicato nella tarda serata del 26 ottobre, la presidente del gruppo parlamentare cristiano-democratico ha scritto: “negli accordi internazionali sui diritti umani è sancito il diritto di vivere non il diritto di porre fine alla vita”. In Belgio, che pur consente l’aborto in diverse ipotesi, il diritto all’aborto è messo in pericolo a causa della carenza di medici qualificati. Attualmente la stragrande parte dei medici che praticano gli aborti ha quasi sessant’anni per cui, come ha dichiarato all’emittente televisiva un ginecologo “la sostenibilità dell’accesso all’aborto dipende dalla formazione dei medici e se non abbiamo più medici in grado di praticare aborti questo è un vero problema per la salute pubblica,” aggiungendo che, per porre un rimedio alla situazione “l’aborto e l’insegnamento delle pratiche abortive siano parte integrante del curriculum degli studenti di medicina”. La completa depenalizzazione dell’aborto – insieme all’estensione del periodo in cui si può abortire fino alle 18 settimane – è tutt’ora all’ordine del giorno del Parlamento. Purtroppo il diritto all’aborto viene limitato in tutto il mondo e le preoccupazioni sono aumentate dopo la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha limitato il diritto delle donne a ricorrere all’aborto e da allora diversi Stati americani hanno vietato l’interruzione della gravidanza. La vittoria elettorale del leader in Italia di estrema destra Giorgia Meloni potrebbe rimettere in discussione la legge che ha depenalizzato l’aborto. In effetti, il parlamento UE ha chiesto che “l’aborto sia dichiarato un diritto fondamentale e come tale va tutelato”. La risoluzione è stata approvata a Strasburgo grazie ai voti dei partiti di centro sinistra, liberali, verdi e anche da numerosi membri del Ppe, il gruppo d’ispirazione democratico-cristiana. Di questo gruppo fa parte anche Forza Italia, i cui eurodeputati, però, si sono schierati con la Lega, Fratelli d’Italia e i loro alleati per cercare di respingere il testo. Uniche eccezioni la leghista Gancia e l’azzurro Martusciello. A conferma della politica conservatrice di questo governo che è vicino alle posizioni ultraconservatrici sia del governo polacco che del governo ungherese guidato da Urban.

Dicembre 2022

PAESI CATTOLICI E STATI SVORANISTI METTONO IN DISCUSSIONE IL DIRITTO ALL’ABORTO IN EUROPA(8)

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