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MANOVRE MILITARI NATO NEI PAESI BALTICI

Nonostante l’Europa continui la sua guerra contro la pandemia, i ministri della difesa dei tre paesi baltici, membri della NATO, si sono trovati d’accordo che le manovre militari nella regione baltica devono continuare, nonostante l’emergenza Covid-19. Le minacce alla sicurezza per il Baltico non sono scomparse secondo i vertici della difesa baltica che ritengono che le esercitazioni internazionali previste per il 2020 e il 2021 “devono continuare e lavorare per i bilanci della difesa per quanto riguarda gli Stati membri della NATO per gli investimenti nella mobilità militare pianificati dall’UE. Garantire la sicurezza transatlantica e le capacità militare richiede continuamente risorse e sforzi congiunti coordinati”. Ci sia concesso di esprimere che, a parer nostro, questi paesi soffrono ancora della “sindrome dell’accerchiamento”. Dopo la caduta del muro di Berlino, l’Europa è uscita da una fase di perenne insicurezza a causa della presenza ingombrante da una parte del potente alleato americano che ha disseminato l’Europa di basi militari dalle quali far partire i missili contro il nemico storico – l’Unione Sovietica – il temibile avversario che aveva allargato il suo dominio su queste terre dell’Est, grazie agli accordi di Yalta, sottoscritti dai paesi usciti vincitori dalla seconda guerra mondiale. Alla caduta del muro di Berlino è crollato lo spartiacque tra Est ed Ovest ma è tramontata anche la prospettiva di una possibile crisi militare in Europa che avrebbe potuto riportare morte e distruzione ancora una volta nel nostro martoriato continente. Da allora molto cammino è stato fatto: l’UE ha aperto le porte ai paesi, che già facevano parte dell’Unione Sovietica, che hanno conosciuto una nuova primavera, allontanando ogni timore per il futuro. Se questo è vero, se è cambiato il panorama geo-politico, bisogna essere capaci di affrontare questa nuova realtà continentale, senza più considerare la vicina Russia il nemico di sempre. D’altra parte, non si può nascondere che – aldilà delle apparenze e della propaganda di ieri e di oggi – la Russia non è più il paese del “socialismo reale” che mostrava i denti all’Occidente. Anzi, bisogna ricordare che la Russia è entrata nell’orbita europea, diventando un affidabile partner commerciale e in un prossimo futuro non è detto che possano migliorare ancora di più i rapporti tra UE e Russia. Certo, c’è il problema della Crimea, che è stata rivendicata dalla Russia nel momento in cui la Nato corteggiava l’Ucraina per controllare da vicino “l’orso russo” e Putin ha reagito di conseguenza. Certo, se la Russia avesse chiesto di mettere una base militare in Alaska, non crediamo che gli USA sarebbero stati a guardare. Dimentichiamo la crisi di Cuba negli anni ‘60, quando l’Unione Sovietica fu costretta a ritirare i missili da Cuba? Oggi lo scenario è mutato: se la Nato continua provocatoriamente a circondare la Russia con i missili puntati solo a qualche centinaia di Km dal territorio russo, certamente potrebbe esserci anche una reazione da parte della Russia. Diversamente, se l’UE interviene, come ha fatto per trovare una soluzione concordata sulla Crimea, non si vede perché la NATO continui a “mostrare i muscoli”. E’ giunto il momento che sia l’Europa a lavorare per la sicurezza di questo continente, promuovendo una politica di buoni rapporti con tutti gli altri paesi europei, compresa la Russia, semmai collaborando assieme per lo sviluppo e la sicurezza di questo continente. E’ un momento cruciale questo per l’UE nel senso che, o continua a seguire nell’ombra le scelte del potente alleato atlantico o decide di crescere politicamente e, dunque, fare le opportune riforme per parlare con una sola voce in questa nuova realtà geo-politica rompendo ogni ulteriore indugio per mettere fine ad un dopo-guerra che ormai è alle nostre spalle e allontanando dunque ogni incubo di una nuova catastrofe mondiale, che potrebbe trascinare nel baratro anche l’Europa.

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