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L’ultimo sfregio a Venezia

Così titola “La Repubblica” del 3 giugno commentando l’ennesimo incidente che si è verificato nella laguna veneziana. Questa volta è stata una nave da crociera, uno di quei giganti del mare che sono “il vanto” delle nostra industria cantieristica che, a causa di un motore in avaria, si è schiantato sulla banchina, sfiorando un’ennesima strage e provocato cinque feriti. In effetti, la nave da crociera della Msc è un grattacielo galleggiante di 66mila tonnellate, 275 metri di lunghezza e 54 di altezza con più di tremila persone a bordo, compreso l’equipaggio. La nave investe il battello fluviale River Countes, suscitando il panico a bordo, facendo nascere la paura alimentata dalle sirene della capitaneria, dei pompieri, delle forze dell’ordine. Un disastro annunciato, che fa venire alla mente la tragedia che si consumò la notte del 13 giugno 2012 mandando un palazzo galleggiante a schiantarsi sull’Isola del Giglio, altra perla del turismo nel Mediterraneo. Mai più, si disse allora, rischi inutili, mai più morti, basta con gli inchini di questi giganti della flotta turistica alti 60 metri solo per consentire ai turisti imbarcati di fotografare da vicino i monumenti del nostro patrimonio storico, tutelati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Un patrimonio che però sembra non tutti abbiano a cuore, a partire dalle compagnie di navigazione e senza contare l’incuria tragica di questa corte di politicanti che cambiano programma giorno dopo giorno, anzi, che non hanno alcun programma politico se non quello di sopravvivere al governo di questo paese, che non merita una rappresentanza politica come quella che da poco più di un anno regge le sorti del nostro paese. Rischi incalcolabili all’ immagine di una città conservata nei secoli e destinata a scomparire nella prospettiva della crescita del livello dei mari causati dallo sconvolgimento del clima che si ribella difronte a questo scempio giornaliero che mette a rischio l’ecosistema delicato della laguna. Anche la protesta dei veneziani però non è stata sufficiente a mettere in discussione l’interesse delle potenti compagnie navali. Son passati sette anni dal 2012 senza che i passati governi, anche quelli di centro-sinistra, a partire dal governo Monti e poi quello del centro-sinistra nel 2013 quando il sindaco Orioni denunciò la paralisi totale. Neppure valse la denunzia di un celebre fotografo veneziano, Gianni Perego Gardin, che con le sue foto fece esplodere il caso dei mostri d’acciaio incombenti sulla fragilità della laguna. Foto che non furono mai esposte al Palazzo Ducale per l’opposizione della politica, anche se poi la mostra si fece, malgrado la censura. “Quel reportage, racconta oggi il fotografo, è stato visto in tutto il mondo ma non in Italia per non mettere a rischio i profitti dei grandi gruppi di navigazione”. Anche la decisione del governo Letta all’epoca fu impugnata innanzi al TAR dalle compagnie di navigazione che ottennero che il decreto venisse annullato “per assicurare fruizione ambientale e tutelare l’economia turistica”. Finché al governo non arrivarono i nuovi vandali con il ministro Toninelli che prometteva, pur con mille titubanze, di provvedere a chiudere la laguna alle grandi navi passeggeri mentre Salvini appoggiava il governatore del Veneto – Luca Zaia- “perché la messa in sicurezza della città non può mettere a rischio migliaia di posti di lavoro”. “La conclusione – scrive La Repubblica – è che oggi, a distanza di oltre sette anni, il decreto di divieto ai mostri galleggianti da venti piani è arenato nei cassetti dei Ministeri e solo per caso, per questa volta ancora, non ci sono scappati i morti”. Ma per quanto dobbiamo aspettare ancora per dire NO ai profitti delle grandi compagnie di navigazione? E chi risarcirà i danni alla laguna veneta che vive un precario equilibrio ed è destinata, forse, a scomparire sotto l’innalzamento del mare? Siamo pronti a privare i nostri figli di questa nobile e antica cittadina del mare che non è crollata neppure sotto gli attacchi delle navi saracene? Gli stessi protagonisti di questa stagione “sovranista” dovrebbero rendersi conto che il rischio di scomparire oggi incombe su questo gioiello della nostra storia ma forse, dietro all’ipocrita solidarietà con i veneziani, si nascondono gli accordi con i padroni del turismo mondiale e l’accaparramento di nuovi flussi turistici in provenienza dalla Cina e dalla Russia. Insomma, svendono tutto, mettendo il nostro patrimonio storico all’asta al miglior offerente. La città di Venezia è specchio dell’Italia tutta che sprofonda nelle sabbie mobili della politica truffaldina e del malaffare celato dietro le comparsate giornaliere di questo squadrone della morte sulle reti televisive pur esse ormai assunte al ruolo di catena di trasmissione della nuova politica di cambiamento!! Auguri a questo nuovo corso che sta operando per rendere un deserto quello che era considerato il giardino d’Europa. Qualcuno ha letto “Viaggio in Italia” di Goethe? Ne potrebbe trarre – a distanza di secoli – molti consigli su come gestire questo paese.

Giugno 2019

L’ultimo sfregio a Venezia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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