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LA SANITÀ NON È UN BUSINESS

Il Sistema Sanitario in Emilia Romagna è stato sempre il fiore all’occhiello della Sanità pubblica ma oggi anch’esso è entrato in crisi in questa strana estate che non ha visto affatto diminuire l’afflusso di pazienti nelle diverse strutture sanitarie. A partire da quella dei medici di famiglia. A causa dei pensionamenti e abbandoni – scrive la Repubblica del 22 luglio – la Regione ha fatto un bando per coprire 371 posti ma sono pervenute solo 87 risposte lasciando vuoti il 75% dei posti. Oggi in Emilia Romagna ne servirebbero 3.000. Con il nuovo contratto sottoscritto dalla Regione con i sindacati più rappresentativi della categoria è previsto che la quota massima di assistiti passi da 1500 a 1800 pazienti per coprire la carenza dei medici di base. L’aumento della quota è solo uno dei punti dell’accordo firmato che prevede anche l’aiuto di infermieri e collaboratori, anche in ambito amministrativo. Anche per i reparti del Pronto Soccorso la situazione è analoga: i turni sono di 12 h al giorno con una richiesta pari a quella che si verifica nella stagione fredda. La maggior parte degli interventi riguardano gli anziani e per la maggior parte di essi c’è bisogno di  ricovero. La Regione sta facendo ricorso a medici fuori del sistema. All’inizio dell’estate l’azienda ospedaliera di Ferrara ha predisposto un bando per i medici libero professionale con tariffe di 840 euro per un turno di 12 ore fino a 1.080 euro per uno specialista. Un vero e proprio scandalo hanno protestato i sindacati in quanto bisogna assumere innanzitutto gli specializzandi. Al contrario, in Piemonte, quasi tutti i Pronto Soccorso sono gestiti da cooperative esterne per cui finisce per aumentare il numero di coloro che lasciano il pronto soccorso per rientrarvi come turnisti, visti i compensi ben superiori a quello di un medico di Pronto Soccorso. Ma non sarebbe stato meglio assumere personale nell’ambito degli specializzandi oppure aumentare il compenso dei medici di pronto soccorso in servizio? Questa soluzione porterebbe ad eliminare anche l’interposizione delle cooperative che vanno a gravare sui costi. Per quanto riguarda gli infermieri in Emilia Romagna ne mancano 5.000; un vuoto che pesa soprattutto fuori degli ospedali, nelle Case della salute che con i fondi del PNRR dovrebbero diventare domani il pilastro della Sanità sul territorio. Ma dove li troviamo? Occorrono più posti nei corsi di laurea in Infermieristica, di pari passo con più tirocini negli ospedali. C’è da aggiungere che circa il 25% degli studenti che studiano per diventare infermieri non arriva alla meta per diversi motivi. Il problema della carenza diventa così strutturale nel senso che la maggior parte degli infermieri assunti nel Pubblico sono sottratti al Privato. Per colmare i vuoti si reclutano infermieri anche all’estero soprattutto in quei paesi in cui vi è una formazione professionale simile alla nostra. I primi sono arrivati in marzo da Tunisia e India ma sono attesi anche dall’Albania. Fino ad oggi ne sono arrivati solo 35. Aggiungiamo che la crisi di Governo mette a rischio i fondi previsti per la Sanità. Sono circa 600 milioni di euro  ma i soldi per i manager però non mancano. Sono i premi che quest’anno verranno pagati a 13 supermanager della Sanità. Il compenso pagato ai manager contiene una parte fissa in media sui 150.000 euro all’anno lordi e un’altra variabile fino ad un massimo del 20% (fino ad un paio di anni fa era del 10%) in base agli obiettivi raggiunti. Tutti i dati ci sono forniti da  La Repubblica del 18 u.s. Guida la pattuglia di questi supermanager il responsabile della AUSL della Romagna che supera il 95% degli obiettivi raggiunti e dunque la “retribuzione di risultato” sfiorerà i 30.000 euro sempre lordi. Gli extra vanno anche a 11 capi in Regione: secondo la valutazione della Regione gli extra oscillano tra i 28 e i 35 mila euro all’anno. Per quanto riguarda gli ospedali, vengono garantite le operazioni chirurgiche più urgenti. Oltre 56.000 sono gli interventi in lista d’attesa; da sole le operazioni di ortopedia rappresentano il 42% delle attese. Per la Chirurgia Generale sono 8.000, per l’Urologia 7.700, per la Otorino-laringoiatria 4.950, 382 per Ostetricia e Ginecologia e 2.140 per la Chirurgia Plastica. Un quadro tutt’altro che rassicurante soprattutto a tener conto che i fondi per il PNRR previsti per la Sanità sono stati spalmati fra tutte le regioni che li hanno utilizzati senza tener conto degli obiettivi del Piano, per cui ancora una volta dovremo sperare che il mese prossimo l’UE non blocchi ulteriori acconti erogabili solo se siano stati raggiunti gli obiettivi previsti dal Piano.

Settembre 2022

LA SANITA

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