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LA ROMAGNA, MAGLIA NERA DELL’ITALIA

Così titola “La Repubblica” del 14 u.s.. La Fondazione Gimbe di Rimini certifica che le prime tre province in Italia per numero di casi ogni 100 mila abitanti sono Rimini (4.469), Forlì-Cesena (3.462) e Ravenna (3.382). Il picco si è toccato a Montecopiolo, dove l’unica farmacia è stata costretta a chiudere perché la titolare, No Vax, è stata sospesa. Il picco della pandemia è atteso nelle prossime due settimane: “Stiamo combattendo, abbiamo gli ospedali sotto stress” dice il presidente della Regione Stefano Bonaccini, dimenticando però che le AUSL – perlomeno quì in Romagna – per allentare la ressa negli ospedali, ha deciso di aumentare la quota massima di pazienti per i medici di base sui quali quindi si è rovesciata una mole di lavoro incredibile costringendo i medici di base a turni estenuanti di lavoro, più di 12 ore al giorno col rischio – come verificatosi già per gli ospedali – di non poter far fronte alle richieste dei propri pazienti non Covid, ma con gravi patologie che vanno seguite allo stesso modo dei pazienti colpiti da contagi. Se qualcuno si chiede come è possibile che questa sub-regione possa – malgrado l’ottima assistenza sanitaria – scontare un numero di contagi così alto, il sindaco di Rimini intervistato dal quotidiano, ha detto che “esiste a Rimini un pezzo di comunità tradizionalmente più ostile ai vaccini”, aggiungendo che “Rimini ha sempre avuto una matrice anarchica, e che la città è destinata ad accogliere tanta gente”. Se pure fosse così, non si spiega la densità di contagi nelle altre province che notoriamente non hanno queste caratteristiche. Il fatto è che, purtroppo, la Romagna ha primati sia positivi che negativi. Famosa per aver dati i natali a tre papi, per essere stata una regione infestata dai briganti (basta ricordare il Passator Cortese), ma ha anche un altro primato negativo: quello di avere un forte contingente di No-Vax, cittadini che per ignoranza o per arroganza si sono rifiutati di essersi vaccinati, credendo alle menzogne che girano sulla rete o ai mestatori di mestiere che ne hanno fatto una questione politica o, addirittura paventando una limitazione dei loro diritti costituzionali. Ben ha fatto la vicina Repubblica di San Marino che fin dal primo momento ha stabilito che per i ricoveri di persone non vaccinate, a pagare le spese sanitarie sono obbligati gli stessi a sostenerle. Sì, perché i costi nelle strutture ospedaliere superano i 3.000 euro al giorno, senza contare che sottraggono posti letto ai malati per gravi affezioni polmonari o di altro tipo, costringendo a ritardare gli interventi chirurgici già programmati in tutta la Regione. “La scelta di non vaccinarsi – ha detto il dott. Mario Riccio, medico che ha assistito Welby – fa perdere la precedenza nelle cure”. Gli risponde Filippo Anelli, al vertice della Fnomceo: ”Piuttosto che sacrificare i no-vax dobbiamo rivedere le politiche in modo da poter riservare meno posti letto al covid o a pagare sono i malati oncologici”. In maniera più chiara, fare più investimenti nel settore sanitario – anche in previsione di future pandemie – invece di utilizzare i fondi già previsti dall’UE ad altri settori. Nella fase più dura della pandemia, oltre alle vittime del virus, ci sono stati altri 30mila morti in più rispetto agli anni precedenti e questo può essere spiegato solo con la riduzione dell’accesso alle cure per chi soffriva di patologie diverse dal coronavirus. Per finire una nota di colore: qui a Cesena e in Romagna sono forti i No-Vax anche per l’assistenza legale che ricevono da avvocati No-Vax che in più di un’occasione sono arrivati fino a minacciare il personale medico di pesanti conseguenze penali ove avessero insistito per inoculare il farmaco ai loro clienti No-Vax. Il risultato? E’ che diversi No-Vax sono morti o costretti a rinunziare ai loro principi per salvare la pelle.

Gennaio 2022

(Avv. E. Oropallo)

La Romagna, maglia nera dell’Italia

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