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LA POLONIA e LO STATO di DIRITTO

Nei mesi scorsi il Governo polacco, nel tentativo di imbrigliare l’opposizione e mettere sotto controllo una magistratura riluttante a seguire la linea politica del governo conservatore, aveva approvato una legge che dava il potere all’esecutivo di pensionare i magistrati, prima del termine del loro mandato, a cominciare dal Presidente della Corte Suprema che era rimasta al suo posto appoggiata dai colleghi pensionati come lei che si sono comunque rifiutati di lasciare il loro posto ritenendo la legge contraria ai principi costituzionali in quanto sottoponeva la Magistratura al potere discrezionale del Governo. Recentemente, la Corte di Giustizia europea, chiamata in causa per decidere se tale legge fosse contraria ai principi dell’UE, ha accolto le richieste della Commissione europea e ingiunto alla Polonia di disapplicare le nuove norme sulla Corte Suprema polacca. In via cautelare la Corte europea ha ordinato che i vecchi giudici restino in servizio e che il governo polacco si astenga dalla nomina di sostituti e dall’aumento del numero di giudici, in attesa del giudizio di merito sul contrasto di tali norme e quelle dell’UE. La mossa già era stata prevista dal governo polacco il quale aveva appena richiesto alla “nuova” Corte Suprema di dichiarare illegittima la possibilità per i giudici destituiti di restare in servizio. L’ingiunzione della Corte ha bloccato questo maldestro tentativo che porrebbe oggettivamente la Polonia fuori dall’ordinamento giuridico europeo – come ha sostenuto il prof. Castaldi – docente di Filosofia politica all’Università eCampus – in un articolo comparso sulle pagine del quotidiano “La Repubblica” – aggiungendo che “l’ingiunzione è vincolante e immediatamente applicabile”. “L’UE – continua il prof. Castaldi – non è solo un progetto economico, né un vincolo, ma uno strumento di affermazione e tutela dei diritti fondamentali dei cittadini europei”. “I nazionalisti – continua l’articolo – vogliono smantellare l’UE, perché è il principale ostacolo al progetto di una “democrazia illiberale”… perché senza l’autonomia della magistratura, la libertà di espressione e di stampa non c’è democrazia”. Questo della “democrazia illiberale” è l’obiettivo che si prefiggono i nuovi protagonisti della scena politica europea sia in Italia come in Polonia o in Ungheria che oppongono un esasperato sovranismo nazionale per bloccare ogni ipotesi di rafforzamento dell’UE che costituisce il solo polo oggi a livello continentale capace di confrontarsi con altri centri di potere politico di dimensioni continentali come gli USA, la Russia o la Cina. “La costituzione di una sovranità democratica europea – conclude l’articolo – serve a salvare la democrazia e lo Stato di diritto e a difenderli in Europa e nel mondo”.

Novembre 2018

La Polonia e lo Stato di diritto

 

 

 

 

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