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LA POLONIA DEFERITA alla CORTE di GIUSTIZIA UE

E’ notizia degli ultimi giorni (ripresa anche dal quotidiano “La Repubblica”) che “la Commissione europea ha denunciato la Polonia di fronte alla Corte di Giustizia UE per l’attacco all’indipendenza del sistema giudiziario” perpetrato oggi dall’esecutivo guidato da Mateusz Morawiecki e da quello precedente di Beata Szydlo, tutti facenti capo a Jaroslaw Kaczynsk, leader del partito di maggioranza “Diritto e Giustizia”. Ultimo atto di questo attacco del governo è stato nell’estate scorsa il prepensionamento d’autorità, con un decreto della maggioranza sovranista, del primo Presidente della Corte Suprema, giurista famosa a livello internazionale, che ha la sola colpa di essere un giudice critico sulle scelte politiche del governo che vanno contro la Costituzione vigente. Prepensionamento rifiutato dalla stessa che, con un gesto clamoroso, si è presentata in ufficio ed ha continuato a lavorare, senza tener conto del provvedimento del governo. Come lei, erano stati prepensionati, per venir sostituiti da giudici docili, 27 Magistrati su 63 della Corte Suprema. Per protestare essi sono scesi in piazza a Varsavia ed in altre città per denunciare la grave violazione della Costituzione nel più importante Stato membro dell’Est europeo, membro anche della Nato. La giustizia a Varsavia – denunciano i giudici sollevati dal loro incarico – è sottoposta al diretto controllo del governo mentre il Presidente polacco, sordo ai richiami dell’UE, nominava un successore ad interim del Presidente della Corte che, però, solidale con la stessa, si è rifiutato di sostituirla. Anche l’ex presidente Walesa era sceso in piazza mentre si acuiva la crisi con l’Unione Europea che, a seguito delle denunce pervenute da Varsavia, decideva di avviare una procedura contro la riforma, ritenendo la stessa incompatibile con i valori costitutivi della UE. Parlando a Bruxelles il premier polacco dichiarava che la Polonia ha come Stato sovrano il diritto di riformare il suo sistema giudiziario e le istituzioni come vuole e secondo le sue tradizioni. Dimenticando che la Polonia, grazie all’UE e dei fondi di cui beneficia, sta ristrutturando la propria industria e ricostruendo il paese; dimentica il premier polacco che, entrando a far parte dell’UE, deve rispettare le regole poste a base dell’UE e i principi di solidarietà e di civiltà che sono diventati parte integrante del sistema sociale e politico polacco per cui la violazione di questi principi e della legge sostanziale dell’UE, comporta severe sanzioni. Dopo il voto del Parlamento europeo sull’Ungheria, la Commissione, per salvaguardare i principi della democrazia liberale posti a base del Trattato EU, ha chiesto alla Corte di Giustizia di adottare una procedura d’urgenza nei confronti della Polonia per arrivare al più presto ad ottenere una sentenza che possa portare non solo a severe sanzioni economiche nei confronti della Polonia ma obbligarla a modificare la legge sulla Corte Suprema. Ma, oltre alle sanzioni sul piano giudiziario, una condanna della Polonia può avere serie ripercussioni anche sul piano istituzionale e politico in quanto la mancata applicazione della sentenza potrà portare anche la Polonia fuori dall’UE. Un severo monito per chi continua la politica sovranista inaugurata dal gruppo di Visegrad che sta facendo breccia anche nel resto d’Europa. E’ evidente che la richiesta della Commissione di applicare la procedura d’urgenza è dettata anche dalla vicinanza delle elezioni europee previste per il maggio 2019, di modo che si possano raffreddare queste manovre dei paesi sovranisti che tendono a cambiare il volto dell’UE restringendo l’area della solidarietà e delle libertà civili. La posta in gioco è notevole perché la politica sovranista è inconciliabile con i principi con cui si fonda l’UE per cui la prospettiva di un’implosione di tutto il sistema europeo non sarebbe affatto una ipotesi da sottovalutare anche se porterebbe al disastro economico, politico e sociale di molti dei paesi aderenti all’UE. Ciò che succede in questi giorni in Italia è la testimonianza di una strategia politica finalizzata a delegittimare i vincoli esterni ed interni che si frappongono al partito sovranista ed è per questo che riteniamo che questa politica sia incompatibile con l’appartenenza all’UE in quanto si prefigge non di riformare l’UE ma di mettere in discussione i principi su cui essa si fonda per cui non c’è possibilità di dialogo, come dimostrano questi ultimi eventi.

Ottobre 2018

LA POLONIA DEFERITA alla CORTE di GIUSTIZIA UE

 

 

 

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