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IL SUPERBONUS EDILIZIO: UN GROSSO AFFARE PER LE BANCHE

Gli istituti bancari si sono buttati nel business dei crediti fiscali legati ai lavori di ristrutturazione incentivati dal governo. Basta acquistare tra 100 e 102 una agevolazione che vale 110 per garantirsi ampi margini. In nove mesi Unicredit ha prodotto crediti legati alle agevolazioni edilizie per 1 miliardo. Intesa Sanpaolo ha perfezionato pratiche del solo Superbonus per la stessa cifra e Bpm ha realizzato circa 650 milioni. “Riteniamo- osserva Roscio, responsabile della Intesa Sanpaolo – che il meccanismo della cessione dei crediti fiscali legati al sistema casa a un intermediario finanziario rappresenti un fattore di rilancio per il settore”. La maxi detrazione del 110%, prolungata al 2022, ha spinto il settore. Ma sale anche il numero di imprese fittizie e il rischio sulla sicurezza. Dietro la cautela con cui il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha accolto la decisione del Parlamento di prolungare il Superbonus per tutti, c’è soprattutto la certezza dei numeri. La maxi detrazione al 110% ha senz’altro portato grande effervescenza nel settore dell’edilizia ma a costi molto alti per le finanze dello Stato: oltre 31,77 miliardi di euro soltanto fino al 2026. Una pioggia di soldi pubblici che ha finito anche per alimentare, complice il meccanismo di cessione del credito e sconto in fattura, un volume gigantesco di frodi, come testimonia anche la maxi operazione condotta dalla Procura di Roma e che ha portato al sequestro di 1,2 miliardi di crediti fiscali legati proprio ai bonus edilizi. Se nelle regioni del Centro-Nord la spesa annua agevolata con il Superbonus era in linea, o al massimo il doppio, in alcune aree del Mezzogiorno si arrivava fino a dieci volte tanto. Non solo, a questi nodi se ne aggiunge uno più preoccupante: quello della sicurezza. La corsa all’incentivo rischia di lasciare in eredità sulle case degli italiani danni ben più grandi dei benefici ottenuti in termini di efficienza energetica. Secondo l’analisi trimestrale Movimprese sono nate negli ultimi due anni quasi 30.000 nuove imprese edili, di cui 6.200 nel solo ultimo trimestre. “Trattandosi di soldi pubblici – dichiara Buia, presidente dell’Ance – lo Stato dovrebbe fare come accadde già per la ricostruzione dal terremoto del Centro Italia, permettendo l’accesso solo ad imprese qualificate”. In un quadro internazionale di surriscaldamento dei prezzi, il Superbonus ha alimentato ulteriormente la crescita dei costi dei materiali, diventati presto introvabili. “Oggi molte imprese finiscono per rifornirsi di materiali nell’Est Europa o in Asia, dove non sempre sono assicurate tutte le certificazioni necessarie per l’utilizzo sugli edifici italiani”. Il rischio è che a fronte di lavori terminati in fretta si realizzano interventi che non sempre assicurano gli standard di sicurezza… perché i lavori di oggi si stanno facendo con una fretta insostenibile”.

Gennaio 2022

(Avv. E. Oropallo)

Il superbonus edilizio, un grosso affare per le banche

 

 

 

 

 

 

 

 

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