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I PROCESSI NON SI FANNO IN TV

Questo è il principio cui – in tempi non lontani – facevano riferimento magistrati ed avvocati per evitare di esporre alla berlina persone che dopo anni finivano per essere assolte. Ci sono tanti casi come quello di Tortora fatto passare per un corriere della droga o dell’alto funzionario di polizia Contrada cui non fu risparmiata l’onta dell’accusa di essere al servizio della mafia per vedersi poi assolto da ogni accusa dopo lunghi anni di detenzione. Insomma, se il principio generale è quello che si è considerati innocenti fino a quando non intervenga una sentenza di condanna passati in giudicato, non sappiamo perché si debba portare un caso giudiziario in televisione che è il maggiore strumento di informazione, anticipando spesso una condanna che non verrà mai pronunciata. Peggio ancora se in televisione ci sia solo un rappresentante della pubblica accusa a parlare della sua ipotesi accusatoria. Ricordiamo che una volta c’era un principio che veniva sanzionato in via disciplinare se veniva violato. “Il Giudice parla solo con le sentenze”. Tutti questi principi oggi vengono sistematicamente violati. “Qualche anno fa – scrive “Il Dubbio”- venne presentato in diretta televisiva un’operazione di polizia e successivamente negli studi di “Presa diretta” l’ospite di turno il dott. Gratteri il quale dichiarava che “un formidabile colpo era stato assestato contro la ‘ndrangheta e la famiglia Gambino che è una delle cinque “grandi famiglie” della mafia italo-americana. Nessun Tribunale aveva fino ad allora condannato gli indagati ma le telecamere non rinunciarono a riprendere la classica sfilata in manette degli arrestati”. Il dottor Gratteri – all’epoca sostituto Procuratore alla D.D.A. di Reggio Calabria, spiegava sugli schermi di “Presa Diretta” tutta la straordinaria importanza strategica dell’operazione e l’alto spessore criminale degli arrestati”. Dopo sette anni, alcuni degli arrestati sono stati assolti, altri condannati a qualche mese di reclusione per reati minori.  La ‘ndrangheta e la famiglia Gambino escono dal processo e quasi tutti i beni degli indagati vengono dissequestrati. “Il dottor Gratteri – ospite centrale ed unico di Iacona in quella serata – veniva – scrive ancora Il Dubbio – incluso nella lista dei ministri come titolare del dicastero della giustizia”. Una riflessione dovrebbe imporre innanzitutto ad un qualificato esponente del giornalismo di inchiesta come Iacona di non riproporre la stessa regia e gli stessi commentatori, proponendo oggi in prima serata il processo cd. “Rinascita Scott”, ma dovrebbe essere proprio il procuratore della Repubblica ad evitare questa ulteriore comparsa, soprattutto quando non c’è nessun avvocato della difesa a pronto a far sentire la anche la sua tesi difensiva”. Eppure sembra proprio che di questo uso improprio del proprio potere il dott. Gratteri non si renda conto perché stasera, in prima serata, la trasmissione “Presa diretta” si occuperà della nuova indagine denominata “Rinascita Scott”. “Mandare in onda un processo che è solo agli inizi – scrive ancora Il Dubbio – non ci sembra affatto corretto nei confronti dell’opinione pubblica che potrebbe scambiare le ipotesi dell’accusa per giudizi inappellabili e ancor meno per i giudici impegnati nella ricerca della verità ma non è corretto soprattutto per gli imputati che potrebbero essere innocenti”. Ricordiamo che in un processo che si sta celebrando sempre in Calabria contro presunti membri della criminalità organizzata il Presidente della Corte ha vietato l’ingresso delle telecamere all’interno dell’aula giudiziaria sollevando le critiche di una certa stampa “giustizialista”. Se poi si perseguono fini estranei alla giustizia e che nulla hanno a che vedere con la giusta lotta alla mafia, ebbene è opportuno che intervenga, chi ha il potere e il dovere di farlo per far cessare questo teatrino che ancora una volta produce paradossalmente un’ulteriore sfiducia sui metodi del nostro sistema giudiziario.

Marzo 2021

I PROCESSI NON SI FANNO IN TV

 

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