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Conte e il gran rifiuto del PD

Se si segue lo sviluppo della crisi che si è aperto con le dimissioni del premier, c’è un periodo di silenzio assoluto del premier prima che egli venisse a parlare al Senato. A che cosa è servito a Conte questa pausa ferragostana? Lo si capisce meglio dal discorso che egli ha fatto al Senato perché l’impressione è quella di un capo che non ha fermato la sua corsa, anche se l’ipotesi di un governo Conte bis si espone troppo al rischio di un’accusa di trasformismo. Ma Conte può anche ritagliarsi il ruolo di leader dei grillini, nel caso di andare a votare di nuovo. Ipotesi entrambe realistiche, confermando che quella pausa sia servita al premier Conte per chiedere alla componente governativa dell’M5S una garanzia in tal senso in cambio del suo appoggio per l’affondo nei confronti di Salvini che non si aspettava certo un attacco così duro e lacerante. Le accuse che abbiamo ascoltato nella diretta televisiva sono di quelle che possono distruggere una carriera politica. Sei “un opportunista politico” grida Conte a Salvini. Gli dà anche del “codardo” e non dimentica neppure di accusarlo di aver utilizzato simboli religiosi per rivolgersi al suo elettorato, rimproverandogli anche di non essere stato capace di venire a spiegare la sua posizione al Senato sui ripetuti incontri con Putin. A chi, come il PD, gli ricorda di essersi svegliato troppo tardi, Conte si è difeso dicendo che lo aveva fatto nel Consiglio dei Ministri, anche se tutto ciò non è stato riportato dalla stampa. Troppo tardi, signor Conte! Come un buon avvocato egli ha continuato la sua requisitoria conquistandosi gli applausi e la “riconoscenza eterna” del M5S per la demolizione che ha fatto del personaggio Salvini il quale, da parte sua, ha fatto la fine dell’asino bastonato, trasformando tutta la sua forza in debolezza politica. Il che non è che ci dispiace ma non crediamo che questo episodio possa far crescere il prestigio del premier Conte. In effetti dimentica che di questo sgangherato governo egli è stato il padre “nobile”, accomodante con tutte le richieste che gli venivano suggerite all’orecchio dai suoi vice e pronto a scomparire ogni volta che uno o entrambi di essi andavano ripresi per le loro intemperanze politiche, lasciando sempre che vi fosse un minimo di dubbio sulla sua complicità. Da buon avvocato, avrebbe dovuto sapere che anche il silenzio costituisce un imperdonabile omissione. Nel ruolo che ha svolto, egli si è comportato come un fedele esecutore della politica folle e scriteriata che il binomio dettava, limitandosi a mediare tra le due parti del governo per cui, più la vicenda di governo s’incancreniva, più cresceva il suo potere di mediatore, che oggi lo porta legittimamente a pensare di avere ancora “una seconda vita da leader” come scrive La Repubblica.

Dopo le consultazioni dei partiti politici presenti nel Parlamento, il Presidente Mattarella ha concesso un po’ di giorni al PD e al M5S per decidere su un nuovo governo che sia anche “in grado però di reggere il peso dell’intera legislatura” altrimenti, ha fatto capire, si andrà al voto ma questa soluzione appare lontana e ci sembra difficile che possa raggiungersi un accordo tra l’M5S e il PD anche perché sussistono forti resistenze interne ai due schieramenti che sono contrarie a questa alleanza di governo.

Il PD ha fatto capire che per imbastire un nuovo esecutivo c’è bisogno di un vero e proprio cambiamento di rotta nella politica di questo paese. Di Maio ha risposto indicando una serie di punti su cui il M5S non transige. Si tratta di punti che potrebbero anche trovare l’accordo del PD, tanto sono generici ma in effetti c’è l’assoluto silenzio su quanto va fatto in concreto per recuperare il rapporto con l’UE e soprattutto manca il riferimento alle manovre economiche da porre in essere per evitare una recessione che ormai non si può più nascondere. In effetti, nel recente incontro tra Zingaretti e Di Maio il primo ha parlato della necessità di dare un segnale di discontinuità con il vecchio governo, laddove Di Maio ha posto come presupposto imprescindibile per un accordo che sia dato l’incarico ancora una volta all’ex premier Conte, mentre Zingaretti ha replicato che si tratta di una richiesta inaccettabile.

Se tali restassero le posizioni, ogni ipotesi di alleanza tra PD e M5S viene a cadere a conferma che probabilmente questo era il prezzo che l’avv. Conte aveva richiesto al M5S per il suo intervento così duro nei confronti di Salvini e della Lega. Anche difronte ad una ipotesi alternativa di governo verde-giallo di nuovo con Salvini, dal meeting di Biarritz, l’avv. Conte ha fatto sapere di escludere di poter tornare ad una esperienza di governo insieme alla Lega mentre altri leader politici, come il Presidente della Camera Fico, ha fatto sapere di voler mantenere la sua carica e di non essere dunque disponibile per la guida di un nuovo governo con il PD.

Ma – ufficiosamente- il M5S sta trattando dietro le quinte anche  per una riedizione del governo a guida M5S e Lega, laddove fallisse la trattativa con il PD. In effetti, come più volte ha dichiarato, Salvini vuole solo la testa dell’avv. Conte, dichiarandosi disposto ad un governo sotto la guida di Di Maio e, in questo caso, ancora una volta il prof. Conte resterebbe fuori dal governo, a meno che non si riesca a trovare per lui una poltrona prestigiosa come potrebbe essere quella di Commissario Europeo. Vedremo come si svilupperà questa settimana la crisi. Aldilà delle due opzioni che oggi si possono ipotizzare, più realistica è quella del governo PD, meno quella di un governo Conte-bis ma c’è un’altra possibilità che il presidente Mattarella potrebbe ancora sfruttare per evitare di ritornare alle urne.

Nel caso in cui il Capo dello Stato non ritenesse possibile la formazione di un nuovo governo che sia in grado di reggere il peso dell’intera legislatura, potrebbe affidarsi ad un governo istituzionale per dare stabilità al paese per affrontare innanzitutto le emergenze economiche e fare le riforme necessarie. Un governo politico vero e proprio, semmai guidato dal presidente di uno dei due rami del parlamento. Ma questo governo, dovrebbe contare sull’appoggio di tutte le forze politiche per portare avanti un programma di notevole impatto economico per cui ci sembra davvero difficile fare una scelta che potrebbe essere rimessa in discussione in quanto non è detto che tutte le parti siano d’accordo sul tipo di riforme da attuare.

Ci sarebbe un’altra carta che Mattarella potrebbe tentare, che è quella di un esecutivo tecnico affidato a personaggi prestigiosi della nostra società come Carlo Cottarelli, che già in passato era stato chiamato da Mattarella nel 2018 o da Raffaele Cantone, ma non mancano altre personalità di prestigio che potrebbero cambiare le sorti di questo paese. Ipotesi debole questa dell’esecutivo tecnico? Forse, ma c’è da aggiungere che si tratterebbe di una fase di transizione che lascia immutati gli schieramenti politici oggi presenti in Parlamento. Inoltre questo premier designato dal Presidente potrebbe avere più spazio per impostare una politica di riforme economiche e istituzionali e che potrebbe contare, come è stato già detto, su un aiuto anche delle istituzioni europee che vedono giustamente l’Italia come uno dei paesi fondanti dell’UE per cui la sua debolezza politica ritarda anche quelle riforme necessarie da fare in seno all’Unione Europea per assicurare una risposta forte e coesa ai problemi di questa attuale fase politica. Non dimentichiamo che l’Italia fa parte di quei paesi che oggi partecipano al G7 che si occupando anche di chiarire la posizione dell’UE rispetto agli altri partener mondiali. Dobbiamo abbandonare una buona volta la nostra insensata posizione isolata all’interno dell’Ue e riconoscere che il nostro destino è legato a quello dell’UE, come ha ripetuto il Presidente del Parlamento Europeo a Rimini ed essere pronti ad abbandonare ogni ulteriore forma di sovranismo per assicurare un futuro ai nostri giovani per cui ci aspettiamo che anche il Presidente, intervenendo con la sua autorevolezza, possa indicare la strada per dare a questo paese un governo stabile e deciso a marciare al fianco e di concerto con l’UE, per contribuire al risanamento del nostro paese e per collaborare ad una stagione di riforme per il futuro dell’UE.

Agosto 2019

Conte e il gran rifiuto del PD

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