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FARE CHIAREZZA A BRUXELLES

Giovedì 23 Aprile, si terrà a Bruxelles una seduta del Consiglio Europeo per decidere le misure da assumere per affrontare sia questa fase di pandemia, anche se la sua fine è ancora lontana, sia per varare provvedimenti che possano aiutare tutti i paesi a superare lo shock economico che ha provocato la quasi totale paralisi di ogni attività produttiva. Malgrado le critiche lanciate dai soliti campioni del sovranismo locale e la posizione assunta dai paesi del Nord Europa, ebbene, al momento, non si può dire che l’UE sia stata avara nell’indicare gli strumenti messi in campo, soprattutto alla luce di quanto concordato nell’ultima riunione dell’Eurogruppo che ha proposto una serie di iniziative che costituiscono le basi per raggiungere un accordo accettabile da tutti i paesi. Secondo gli osservatori, non mancherebbero i presupposti di un accordo, sempre che sia fatta chiarezza e soprattutto abbandonando pericolosi preconcetti che molto spesso rivelano solo una profonda malafede politica. Scrive Giuseppe Gargani sulle pagine de “Il Dubbio” che “il Presidente del Consiglio dovrebbe dare messaggi concreti e suadenti in un periodo così drammatico per il paese…– aggiungendo che – è altrettanto ipocrita farneticare di un’Europa inesistente e che vuole affamare l’Italia”. Innanzitutto, va ricordato che per prima si è mossa la BCE che, sulla scia della politica perseguita dalla presidenza Draghi, ha attivato un fondo di ben 750 miliardi di euro, per l’acquisto di titoli di Stato dei paesi membri, cominciando con massicci acquisti di titoli italiani e rimuovendo il vincolo del 33% di titoli detenibili per un solo paese. La Commissione è intervenuta a sospendere il patto di stabilità per cui ogni Stato non è più legato al vincolo di spesa potendo aumentare il suo deficit nella misura in cui ritiene opportuno. E’ evidente che questo strumento però va usato con una certa moderazione per evitare che aumenti senza limiti il debito pubblico.

Ancora va ricordato che è stato approvato anche un provvedimento di sospensione delle norme che non consentivano gli aiuti di Stato che potranno così aiutare le imprese senza i tradizionali vincoli legati alla concorrenza, potendo finanziare fino ad un massimo di 800 mila euro per singola impresa. Proprio in virtù di questa norma, l’Italia potrà mettere fine alla scandalosa vicenda dell’Alitalia che ha fatto spendere in questi anni ben 20 miliardi di euro. Oggi l’Italia ha avuto addirittura l’ok per nazionalizzare la compagnia di bandiera, passando l’azienda sotto il controllo totale dello Stato. E non ci sembra che sia poco. Ma i provvedimenti non si fermano qui: sono state modificate le regole per l’utilizzo dei cd. fondi strutturali per consentire agli Stati che ancora non sono riusciti a spenderli, di poterli spendere oggi, senza molti dei vincoli posti. Ancora, la Commissione ha stanziato 100 miliardi di euro per il sostegno alla Cassa Integrazione (cd. programma SURE) mentre la BEI ha stanziato oltre 25 miliardi con l’obiettivo di garantire 200 miliardi di euro per prestiti alle piccole e medie imprese in Europa. Per ultimo, nel recente incontro dell’Eurogruppo, si è raggiunta un’intesa per quanto riguarda il MES, che era originariamente il meccanismo Europeo salva-Stati, finanziato dagli 11 Stati che fanno parte dell’Euro. Esso potrà essere utilizzato per sostenere spese sanitarie dirette e indirette, causate dalla pandemia, senza alcuna condizionalità, se non quella di destinare le risorse alle spese sanitarie. Si tratta di un fondo di ben 420 miliardi di euro cui l’Italia ha contribuito per 14 miliardi per cui l’Italia potrà disporre, se riterrà di utilizzarlo, di un importo di ben 37 miliardi di euro che, nella situazione di crisi in cui si è trovata la sanità, costituiscono una prima e importante iniezione di liquidità. Questo dibattito sul MES, iniziato con una netta opposizione nei paesi del Nord Europa, grazie anche all’abilità del nostro ministro dell’Economia, alla fine si è concluso con un sostanziale accordo di tutti gli altri paesi. Ma il pezzo forte del lavoro svolto dall’Eurogruppo è l’accordo di massima che è stato raggiunto, grazie anche al lavoro congiunto del Commissario all’Economia Paolo Gentiloni e del Commissario all’Industria Breton per la costituzione di un fondo per la ricostruzione ancora da definire nei dettagli che dovrebbe portare alla disponibilità per i paesi membri di ben 1.500 miliardi di euro per affrontare la crisi recessiva in Europa. La decisione sugli strumenti da adottare attraverso un aumento del bilancio UE per il periodo dal 2021 al 2027, sarà discussa dal Consiglio Europeo previsto nei prossimi giorni. I risultati raggiunti dall’Eurogruppo sono stati positivamente valutati dal PD ma decisamente rifiutati dal M5S che, di fatto, è rimasto legato ad una visione “sovranista” dei rapporti con l’UE, facendo il gioco della Lega e di Fratelli d’Italia. Ma un aspetto merita di essere approfondito. Quando Conte è messo al corrente delle decisioni prese dall’Eurogruppo, “scopre di essere un po’ più solo di quanto non avesse immaginato”, come scrive La Repubblica del 10.4.

Prima, durante e dopo le trattative, Conte punta tutto sullo strumento degli Eurobond, forte anche della convergenza della Francia e della Spagna, rifiutando a priori di non voler far uso dello strumento del Mes, dichiarando l’11 aprile scorso di non essere disposto a firmare un accordo che non comprenda anche l’uso degli Eurobond ossia di titoli emessi con la garanzia di tutti gli Stati membri. Il rischio è che l’Italia resti fuori da ogni accordo, che potrebbe aprire scenari catastrofici per l’Italia.

A detta di molti rappresentanti del mondo politico si tratta di opportunità che si sono aperte per l’Italia e per gli altri paesi europei per poter affrontare i problemi legati alla pandemia e alla recessione economica con la garanzia finanziaria dell’UE. In un’intervista rilasciata al giornale La Repubblica dell’11.4 u.s., il Presidente del Parlamento Europeo, Davide Sassoli, “ritiene strumentale le polemiche sollevate dall’Italia sul MES perché il Parlamento Europeo ha messo in campo un fondo “salva salute”  al quale i paesi interessati possono accedere liberamente senza alcuna condizione che non sia quella della destinazione per provvedimenti di contrasto alla pandemia diretti o o indiretti che siano, a tassi prossimi allo zero”. Aggiungendo che queste risorse potranno essere utilizzate per la sanità pubblica e per la futura acquisizione e distribuzione del vaccino, senza alcuna altra condizione. Un prestito, certo, che fornirebbe però al nostro paese una liquidità immediata di ben 37 miliardi di euro che si rivela indispensabile in questo periodo di scarsa liquidità, sempre che l’Italia non abbia altre fonti a cui far riferimento di cui però il governo fino ad oggi non ha fatto cenno alcuno.

In un’altra intervista rilasciata a La Repubblica del 18 u.s., il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, dopo aver elencato tutti gli strumenti già posti a disposizione degli Stati membri, dichiara che a suo avviso “alcuni paesi sottovalutano le decisioni già prese …nel breve termine …che danno molte possibilità ai governi, compreso quello italiano. Queste risorse valgono il 3,86% del PIL europeo e coprono le necessità a breve termine. Ovviamente non è abbastanza ed infatti anticipa la proposta di istituire un fondo per il rilancio economico raggiungendo un accordo sul bilancio europeo 2021-2027 per finanziarlo”.

Sarebbe un “recovery found” , come propone Macron, e come ha confermato nell’ultima riunione dell’Eurogruppo anche il nostro Ministro Gualtieri che si è schierato insieme alla Francia, alla Spagna e al Portogallo per portare avanti questa proposta, in contrasto con i nordici. Una soluzione che potrebbe contare oggi anche sull’appoggio della Germania in quanto la gestione del fondo rimarrebbe saldamente nelle mani della Commissione, per rassicurare che i fondi non saranno sprecati e mascherare i bond come iniziativa comunitaria che esclude la mutualizzazione dei debiti nazionali. Una soluzione che va nella direzione della richiesta formulata  dal governo italiano: non si chiameranno coronabond ma in realtà andrebbero a mettere a disposizione degli Stati una liquidità importante pari a 1500-2000 euro, oltre alle misure già assunte che valgono sulla carta messe assieme oltre 1500 euro. Se oggi, ancora una volta Conte insiste per la richiesta di eurobond collettivi, ci sembra che sia il caso che qualcuno gli ricordi come stanno le cose. Il PD è schierato a favore della proposta francese, il Ministro dell’Economia si è già espresso a favore della stessa ma nella giornata di ieri domenica 19 c.m. è intervenuto anche il Prof. Monti il quale ha chiesto a Conte di dire la verità agli italiani. “Chi ha fatto del Mes un mostro, adesso può anche convincersi che senza condizionalità quello strumento va bene”. A proposito del voto espresso dalla Lega e dell’astensione del M5S sulla proposta discussa al Parlamento Europeo sul “recovery found”, Monti parla di “spettacolo tragico-comico” in quanto i sovranisti hanno votato contro e il M5S si è astenuto laddove si profila l’ipotesi da parte del Consiglio “di preparare un nuovo bilancio più dotato di quello bocciato a febbraio e costruito in modo da essere alla base per l’emissione da parte della Commissione di bond europei che è la soluzione che permetterà di avere un pacchetto molto ricco anche contro la crisi della pandemia”.

Ancora oggi, purtroppo il quadro politico interno non è chiaro. Il PD è a favore della proposta francese insieme al Ministro dell’Economia. Ma il M5S, che si è astenuto sulla proposta dei “recovery found” nell’ambito del Parlamento Europeo continua a remare contro. Il Presidente Conte è diventato l’ago della bilancia tra le due componenti della coalizione. Se decidesse di porre il veto su questa proposta nel corso del Consiglio Europeo resterebbe isolato perché anche la Francia è decisa ad accettare le proposte. Ma quale potrebbe essere l’interesse nazionale che possa consigliare a Conte di votare contro il piano? Si tratterebbe di un gesto davvero incomprensibile. Ci sembra che non ci siano altre alternative perché Conte ed il governo non possono richiedere che l’UE lasci una cambiale in bianco in all’Italia senza che vi sia alcun controllo sulla destinazione di spesa dei bond europei che saranno emessi dalla Commissione.

Nel corso delle trattative si sono usati toni duri. Lo stesso Conte ha dichiarato che “se questa è l’Europa gli italiani faranno da soli”. “Sono parole che lasciano temere che si sia sviluppato, insieme al Covid -19 un secondo virus: quello anti-europeo che potrebbe portare sino all’uscita dall’Euro” ha scritto sulle pagine de “Il Dubbio” Ugo Intini già Ministro nel governo Craxi nei decenni scorsi. Il risultato sarebbe devastante: i titoli di Stato ridotti a spazzatura perché non garantiti più dall’ombrello della BCE e l’immediato ricorso al sistema di prelievo forzoso dei risparmi degli italiani. E questo non sarebbe che l’inizio di una lunga discesa verso il disastro economico e quello politico che ne seguirebbe. Senza contare che il primo a cadere sarebbe questo governo il cui fallimento si rifletterebbe anche nella scomparsa dalla scena politica di tutti i protagonisti di questa farsa.

20.4.2020

FARE CHIAREZZA A BRUXELLES

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