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LA BATTAGLIA PER UN SALARIO MINIMO LEGALE

Cominciamo a dire che il salario minimo esiste in 22 Stati membri dell’UE ma il Trattato non prevede una soglia minima europea perché la materia salariale è di competenza nazionale. Interessante è il caso della Germania che ha istituito un salario minimo legale per via legislativa nel 2015. Prima dell’entrata in vigore della legge, l’11,3% dei lavoratori (pari a circa 4 milioni) percepivano meno di 8,5 euro all’ora. Dopo l’istituzione del salario minimo nazionale la percentuale è scesa ad 1,4 milioni.

In Italia secondo uno studio commissionato al CNEL, l’introduzione di un salario minimo legale pari a 9 euro all’ora inciderebbe sul 21% degli occupati con un costo per il sistema industriale di 6,7 miliardi di euro con notevole disparità per dimensioni di impresa e per ripartizione territoriale.

Il documento consegnato alla Commissione della Camera dei deputati coltiva l’idea che in Italia non c’è bisogno di un salario minimo nazionale visto che quasi il 100% dei lavoratori italiani è coperto dalla contrattazione collettiva. Sempre secondo il CNEL nel 97% si tratterebbe di contratti sottoscritti da federazioni aderenti ai tre maggiori sindacati che nella maggior parte dei casi fissano dei minimi superiori ai 9 euro all’ora, per cui il salario minimo fissato a quel livello non servirebbe perché c’è già nei fatti.

Ma bisogna tener conto che il salario minimo è uno strumento che si rivolge a fasce marginali che in molti paesi interessa più o meno solo il 2-3% dei lavoratori, per lo più giovani, donne e immigrati che non possono contare meno degli altri. Il fenomeno dei bassi salari è molto più diffuso di quello che prevede il CNEL. La bocciatura dell’istruttoria sul salario minimo legale ha riacceso lo scontro politico perché il fenomeno esiste da diversi anni. La proposta che ha fatto l’opposizione di centro-sinistra prevede che tutti i rapporti di lavoro abbiano un trattamento non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e dai sindacati più rappresentativi stabilendo una soglia minima salariale inderogabile pari a 9 euro all’ora. L’Istat nell’audizione al Parlamento di luglio scorso ha stimato che sono circa 3 milioni di lavoratori ad avere una retribuzione minima inferiore a 9 euro all’ora. Senza contare che vi sono diffuse fasce di lavoratori soprattutto nel settore agricolo e in quello edilizio dove i controlli ispettivi sono molto rari lasciando all’imprenditore campo libero per determinare una retribuzione inferiore a quella prevista per legge.

Purtroppo la Commissione Lavoro della Camera, nell’ottobre scorso, con il voto della sola maggioranza, ha approvato la risoluzione del governo bloccando ogni discussione sul salario minimo rinviando tutto ad una legge delega del governo da definire entro 6 mesi. Contrarie le opposizioni che hanno visto bloccata la loro proposta abbandonando così i lavori alla Camera.

Il 5 dicembre prossimo l’opposizione ripresenterà la sua proposta di legge. L’adozione di una legge ha il pregio di fornire maggiori garanzie soprattutto per quella minoranza non indifferente di lavoratori che non beneficiano della copertura sindacale. Una soluzione questa che potrebbe spingere verso l’alto la dinamica salariale come ha dimostrato il modello tedesco senza contraccolpi sul tasso di occupazioni per cui la posizione del governo non è comprensibile se non nell’ottica di fare un altro regalo alle imprese di questo paese.

Si continua a non fare il salario minimo quando l’Eurostat ci dice che la povertà colpisce 2,18 milioni di famiglie italiane. Ogni misura che va nella direzione di un aumento di salariale contribuisce a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori.

Il Parlamento Europeo ha sollecitato la Commissione a prendere in considerazione una direttiva che potrebbe contribuire a dimezzare la povertà in tutti gli Stati membri entro il 2030, ma diversi deputati del centro e di destra si sono opposti alla richiesta sostenendo che è necessario rispettare la competenza degli Stati membri in materia.

Dicembre 2023

LA BATTAGLIA PER UN SALARIO MINIMO LEGALE

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