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Verso l’effettivo riconoscimento dei diritti del detenuto

Nota a Tribunale di Lecce-Ufficio di sorveglianza, ordinanza 9 giugno 2011.
La complessa ed estremamente interessante ordinanza emessa in data 9 giugno 2011 dall’Ufficio di Sorveglianza del Tribunale di Lecce è senza dubbio meritevole di attenzione per l’approfondita disamina proposta dall’organo giudicante su una questione caratterizzata da una molteplicità di profili che si intersecano. Il “nucleo duro” della vicenda può essere così riassunto: può il Magistrato di Sorveglianza condannare l’Amministrazione Penitenziaria a risarcire il danno non patrimoniale subito dal detenuto per le condizioni lesive della sua dignità nelle quali è stato costretto a vivere durante il periodo di limitazione della libertà personale? Se sì, in che misura? Quando possono dirsi sussistenti la tortura e il trattamento disumano e degradante? E quando, comunque, può dirsi che la dignità della persona sia stata violata? E’ evidente che gli interrogativi ai quali l’Autorità Giudiziaria è stata chiamata a rispondere sono di estrema delicatezza e non possono essere esaustivamente risolti prescindendo dall’esame dell’evoluzione della giurisprudenza sovranazionale, sub species della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Vale la pena, ancora una volta, sottolineare i piani, ormai quasi paralleli, sui quali si muovono, da un lato il legislatore nazionale, dall’altro la giurisprudenza. Il primo, infatti, mostra una completa indifferenza nei confronti della giurisprudenza, vincolante per il nostro ordinamento, della CEDU; …

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