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La Corte di Strasburgo – Il rischio paralisi

La Corte di Strasburgo: rischio paralisi

Sulle pagine della Guida al Diritto (n. 15 del 10.4.2010) il prof. Pocar ha lanciato un allarme sul rischio paralisi che incombe sul funzionamento della Corte di Strasburgo per il notevole aumento dei ricorsi pendenti alla fine del 2009 rispetto all’anno precedente che ha raggiunto la cifra astronomica di 119.300. Nemmeno le misure assunte negli ultimi anni, come si rileva nell’articolo, hanno finora prodotto il risultato sperato vuoi per il ritardo dell’entrata in vigore del protocollo n. 14 che ha previsto l’istituzione del giudice unico per dichiarare irricevibili i ricorsi manifestamente infondati vuoi perché si tratta di misure dirette a tamponare un’emergenza piuttosto che a promuovere vere riforme strutturali. Anche la recente risoluzione presa dalla conferenza di Interlaken – tenutasi il febbraio scorso su iniziativa del governo svizzero – non va – a parere del prof. Pocar – “oltre una manifestazione di principi e degli obblighi già incombenti agli Stati ed alla Corte stessa”, senza che sia prevista alcuna disponibilità di nuove risorse finanziarie per la CEDU. L’ostacolo principale ad una soluzione è rappresentato dallo scarso livello di applicazione delle norme della convenzione a livello statale che è all’origine dei troppi ricorsi presentati dai cittadini di alcuni Stati. Tra essi non manca l’Italia per il numero dei ricorsi originati dall’eccessiva durata del processo civile o penale che conferma un persistente contrasto della legislazione e della giurisprudenza con l’art. 6 della Convenzione.

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