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IL REATO DI DIFFAMAZIONE E L’INDIPENDENZA DELLA STAMPA

Reporter Senza Frontiere (RSF) ha chiesto al governo italiano di depenalizzare il reato di diffamazione a mezzo stampa per garantire l’indipendenza dei mezzi di informazione. Lo ha chiesto dopo che la polizia, a seguito di una denuncia di diffamazione a mezzo stampa presentata dal sottosegretario al Ministero del lavoro, aveva perquisito la redazione di Domani. Non è la prima volta che esponenti del governo si scagliano contro la stampa. La premier Giorgia Meloni ha recentemente avviato due cause per diffamazione. La prima contro lo scrittore Roberto Saviano che durante un dibattito sull’immigrazione in TV definì “bastarda” la premier allora solo deputata. La seconda contro il direttore e il vicedirettore sempre del quotidiano Domani. Secondo RSF, il governo di Giorgia Meloni, se vuole dimostrare il suo rispetto per la libertà di stampa, deve depenalizzare il reato di diffamazione. Il Parlamento italiano dovrebbe approvare una nuova legge per eliminare le pene detentive per la diffamazione dichiarate incostituzionali dalla Corte costituzionale. Non è un caso se, nell’indice mondiale della libertà di stampa redatto da RSF, l’Italia occupa il 58° posto, il peggiore di tutti i paesi dell’Europa occidentale, ad eccezione della Grecia. Il Consiglio d’Europa, nel rapporto annuale sul diritto dell’informazione, ha scritto che l’Italia non solo deve depenalizzare la diffamazione, ma il suo nuovo governo ha dato il benestare a procedimenti legali volti a mettere a tacere chi lo critica. L’attuale ministro della Difesa Guido Crosetto ha scritto nell’ottobre scorso su Twitter di essere certo che “le condanne in sede civile e penale sono l’unico metodo che i direttori, editori e giornalisti possono intendere“. La libertà di stampa è uno dei parametri per verificare il livello di democrazia di un paese. Se ciò è vero, va considerato che la guerra che si combatte oggi in Ucraina ha messo in discussione questa certezza. In Italia il 90% della stampa italiana purtroppo, grazie anche alla potente macchina di propaganda USA, si è schierata al fianco dell’Ucraina isolando ogni voce critica. L’intensificazione del conflitto ha contribuito a rafforzare questa posizione senza tener conto che la propaganda di guerra – da una parte o dall’altra – molto spesso fa uso di false informazioni. Non è un caso che nel nostro paese più di un commentatore politico sia stato accusato di essere un seguace di Putin quando è stata messa in discussione la totale adesione alla politica atlantica.

Aprile 2023

IL REATO DI DIFFAMAZIONE E L’INDIPENDENZA DELLA STAMPA

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