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IL CASO CONTRADA: ULTIMO ATTO

 

Qualche mese fa ricordavamo che la CEDU aveva ritenuto che il Contrada non poteva essere condannato per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa in quanto all’epoca – rilevava la Corte EDU – “il reato non era sufficientemente chiaro e prevedibile”. In effetti il Contrada – ex funzionario del Sisde – era stato condannato in Italia in via definitiva a 10 anni di reclusione. Di qui la previsione che il Contrada avrebbe fatto ricorso in Italia per avere la revisione del processo, una volta che la Corte EDU avesse accertato che non sussiste il reato (nulla poena sine lege). Come in effetti è avvenuto, ma con esito sfavorevole per il ricorrente che si vede confermata dalla Corte d’Appello di Caltanissetta la condanna precedente già confermata anche dalla Corte di Cassazione. In effetti ci troviamo difronte ad un palese e macroscopico contrasto tra il Giudice italiano e la Corte EDU davvero sorprendente in quanto ci si aspettava che il Giudice italiano recepisse il principio della sentenza EDU cancellando la sentenza comminata all’ex funzionario del Sisde. Non vediamo come si possa ipotizzare che dopo molti anni –considerato finalmente non colpevole l’imputato dalla Corte che tutela i diritti fondamentali dell’uomo e le libertà civili – possa essere ritenuto colpevole dal Giudice interno. In definitiva, come autorevolmente scritto non si può tralasciare che “un’aspettativa di giustizia così autorevolmente espressa dalla Corte Edu non può essere ragionevolmente tradita da un “manipolo” di giudici italiani” (D&G del 19.11.2015 a firma di Gianluca Denora). Sugli aspetti inquietanti di questa travagliata vicenda giudiziaria ritorneremo presto con un convegno che dedicheremo al caso ma anche al reato di concorso esterno in associazione mafiosa sul quale crediamo che la Corte Costituzionale sia richiamata a pronunciarsi.

Gennaio 2016

Commento a cura Avv. E. Oropallo

 

IL CASO CONTRADA, ULTIMO ATTO

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