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Convenzione europea di protezione del patrimonio archeologico

Con legge del 29.4.2015 n. 57 l’Italia ha ratificato la Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico adottata alla Valletta il 16.1.1992 alla quale hanno aderito fino ad oggi 43 paesi.
In base alla Convenzione i paesi aderenti si impegnano da una parte a redigere un inventario del loro patrimonio archeologico e a costituire zone di riserva archeologiche. Dall’altra a porre in atto procedure di autorizzazione e di controllo degli scavi nonché di altre attività archeologiche o ad acquisire gli spazi destinati a costituire zone di riserva archeologica. Compito dei singoli Stati è anche quello di sensibilizzare il pubblico anche attraverso campagne pubblicitarie ma soprattutto attraverso un’azione educativa che interessi essenzialmente la scuola pubblica. Ampio spazio è dato anche alla prevenzione per limitare la circolazione illecita di elementi del patrimonio archeologico e a collaborare con gli altri Stati per assicurare uno scambio di esperienza e di esperti nel settore. La ratifica della Convenzione europea va considerata positivamente perché impegna lo Stato a dotarsi di un piano organico di difesa dei beni archeologici indifferibile alla luce del degrado di questi ultimi anni, in parte alimentato dalla mancanza di risorse ma in parte anche di un colpevole abbandono da parte delle istituzioni preposte al controllo e alla circolazione di aree archeologiche uniche al mondo per la ricchezza dei reperti e per le vastità delle aree stesse.

Basti pensare all’enorme serbatoio di beni archeologici che interessa tutta l’Italia meridionale gestito in modo maldestro e senza curarsi di vestigie di un passato lontano sì nel tempo, ma che costituisce il nostro passato di civiltà che ci viene invidiato dal resto del mondo.

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