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IL VERO VOLTO DELLA TURCHIA DOPO IL GOLPE

Nel mese di ottobre scorso il nostro ministro degli esteri Paolo Gentiloni è stato in Turchia per incontrare il suo omologo turco. Certamente la visita è servita ad entrambe le parti per dissipare il clima di freddezza che si era creato all’indomani del contro golpe di luglio quando Erdogan aveva giudicato tiepido e tardivo l’appoggio fornito al governo ufficiale, utilizzando il momento favorevole per una massiccia repressione contro i suoi oppositori politici e gli apparati di Stato accusati di aver appoggiato il tentativo di golpe. La riapertura del dialogo con la Turchia comunque era nell’aria anche perché la Turchia fino ad oggi ha tenuto sotto chiave i profughi che arrivano in Turchia da cui partivano per arrivare sulle coste europee. Ancora, la Turchia ha ripreso il dialogo con la Russia di Putin, malgrado, apparentemente, il conflitto siriano li veda su fronti opposti, avviando anche un accordo con la Russia per la costruzione di un nuovo oleodotto che passa attraverso il territorio turco e giunge direttamente in Europa, senza passare per la Ucraina. Al progetto sono associate alcune ditte italiane per importi rilevanti e quindi il nostro ministro in un certo senso è corso da Erdogan per assicurarlo sulla sincera collaborazione sia a livello politico che economico. La risposta di Erdogan non ha tardato a farsi sentire: è di qualche giorno fa la notizia che la polizia turca ha fermato il capo del partito curdo e alcuni deputati con accuse non ancora precisate. Segno evidente che Erdogan intende eliminare ogni opposizione politica al suo progetto di restaurazione, se da una parte timidamente le cancellerie europee condannano questi attacchi alla democrazia, paradossalmente questo rafforzamento del paese sotto la guida del sultano viene visto positivamente a livello internazionale perché la Turchia è membro della Nato. Maggiori timori ci sono per questo suo avvicinamento alla Russia di Putin per cui nei prossimi mesi – dopo che ci saranno le elezioni in USA – si aprirà necessariamente un nuovo tavolo di lavoro con la Turchia, semmai cedendo alle sue richieste di libero ingresso all’UE, pur di poter contare su un potente alleato in un territorio – a ridosso del Medio Oriente – dove sia l’Italia che gli altri paesi hanno fatto enormi investimenti che vanno tutelati come pure garantirsi una via libera per i rifornimenti energetici necessari per l’industria europea. A fare le spese di questa nuova prova di amicizia e di collaborazione sono ancora una volta i profughi, oggi internati in veri e propri campi di detenzione e il popolo curdo che, malgrado il suo impegno nella guerra combattuta contro lo Stato islamico, costituisce un problema per la Turchia che si sta servendo dei curdi iracheni e siriani per combattere la minoranza curda all’interno della Turchia e il partito curdo che la rappresenta nel Parlamento. Qualche giorno fa si è avuto notizia che i nove deputati del raggruppamento curdo sono stati arrestati. L’Oriente è rosso del sangue di popoli oppressi grazie al silenzio dell’UE e degli USA, come della Russia potenza continentale decisa a far sentire il suo peso nelle scelte di politica europea.

Novembre 2016

(Avv. E. Oropallo)

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