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Turchia: Erdogan affossa ogni forma di libertà civile

Dopo il “tentato” colpo di Stato del 15 luglio Erdogan ha sempre più chiarito quale sia il suo reale obiettivo. Come scrive Marina Castellaneta sul suo blog il 27 luglio, il Presidente turco “ha avviato di fatto un contro-golpe inteso come attacco ai valori democratici e alla libertà”. Dopo i giudici, gli avvocati e i professori, oggi sono presi di mira i giornalisti. Senza dimenticare che nei giorni immediatamente successivi al golpe Erdogan ha avviato una vera e propria epurazione di massa sia nell’amministrazione statale, sia nella scuola ed anche all’interno delle Forze Armate. Ultima misura sulla strada della repressione è stata la sospensione della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo. “Dopo essere stato Primo Ministro per undici anni, il Presidente eletto nel 2014, ha iniziato una vera e propria resa dei conti contro ogni forma di dissenso…. In base al decreto emesso è previsto il diritto di licenziare i dirigenti pubblici senza possibilità di ricorsi amministrativi e senza prove, il ritiro del passaporto per ogni persona sotto inchiesta, nessuna possibilità di impugnare il decreto”. La dichiarazione di sospensione della Cedu è stata notificata al Segretario Generale del Consiglio d’Europa che ha ricordato, comunque, che anche in caso di stato di emergenza, non è possibile sospendere gli articoli quali il n. 2 (diritto alla vita) il n. 3(divieto di tortura) il n. 4 c. 1 (divieto di schiavitù) ed il n. 7 (nulla poena sine lege). Certo, il vice-premier Simsek si è affrettato ad assicurare che non è in discussione la vita della gente ed il rispetto di questi principi basilari della Carta ma nello stesso tempo Erdogan dichiara di non essere contrario a ripristinare la pena di morte, sempre che essa sia richiesta dal Parlamento che, guarda caso, è sempre più sotto il controllo del potere esecutivo. Senza dimenticare che lo stesso decreto prevede l’istituzione di un Tribunale speciale per i processi ai golpisti includendo tra di loro, non solo chi quel golpe avrebbe ordito, ma anche quella parte della società civile accusata di aver tramato contro lo Stato sui giornali, nelle università e negli uffici pubblici. Come ha titolato La Repubblica del 22 luglio u.s., “ il colpo di Stato diventa un dono di Dio” ed il giornalista turco che ha firmato l’articolo, Can Dűndar, già condannato a cinque anni e dieci mesi qualche mese fa per un articolo apparso sul giornale che denunciava una fornitura di armi dei servizi segreti turchi a islamisti radicali, chiarisce qual’era l’obiettivo di Erdogan da lui intervistato già nel 1993. “L’ideale di Erdogan – scrive – era l’Islam. La democrazia sarebbe stata soltanto il mezzo, il vettore che portava alla meta”. Dopo aver apparentemente dismesso le vesti dell’Islam politico, anche per avere l’appoggio dell’esercito, oggi il colpo di stato è davvero una manna dal cielo per il Presidente. Ne conviene anche il commentatore di AffarInternazionali.it (Marco Guidi) il quale sottolinea come questa alleanza tra Stato e Islam è stata confermata dal fatto che l’appello della mobilitazione popolare “è stato lanciato simultaneamente e con lo stesso testo da tutte le moschee”. Di fatto da ora la Turchia voluta nel 1923 da Ataturk è morta. Di fronte a questa deriva sociale e politica che segna il ritorno al passato di un paese che è membro della Nato e che ha fatto richiesta di adesione all’UE, davvero mortificante e blanda è stata la reazione delle istituzioni europee e dei Capi di Stato che – scrive ancora la Castellaneta – “proseguono i comportamenti ipocriti …e contrabbandano come reazione effettiva un possibile blocco all’ingresso dell’UE, ma lasciano in piedi accordi con chi sta violando i diritti umani…. Un trionfo di solidarietà di facciata e di parole senza fatti”. Ancora una volta dunque l’UE manifesta la sua debolezza politica, legata a filo doppio alla Turchia, ricordando qui la recente vergognosa intesa sui rimpatri sottoscritta nel marzo scorso che mette il destino di milioni di esseri umani nelle mani di Ankara e che prevede l’eliminazione dell’obbligo del visto per i cittadini turchi che intendono entrare nello spazio Schengen. L’accordo prevede altresì un contributo di tre miliardi di euro da versare alla Turchia per trattenere i migranti nel proprio territorio. Ma nel sottoscrivere questo accordo per una malintesa esigenza di sicurezza e di tutela del benessere in casa propria, la UE ha consegnato non solo i migranti al Governo di Ankara ma ha rinunziato alla difesa dei valori europei, malgrado il Trattato di Lisbona dovesse rafforzare in teoria la tutela dei diritti umani. Come farà la UE a condannare la involuzione autoritaria del Governo di Erdogan se a questo stesso governo ha affidato le sorti di milioni di profughi in fuga dalla miseria e dalla guerra? Basterebbe infatti che la Turchia riaprisse il rubinetto perché ci sarebbe un nuovo esodo sulle coste europee con conseguenze imprevedibili sulla tenuta dell’UE. L’intesa ha già suscitato allarme nell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati per la quale “i rifugiati hanno bisogno di protezione, non di respingimenti”. Ma non dimentichiamo neppure che la Turchia è un paese membro della Nato per cui una crisi nei rapporti tra Europa e Turchia potrebbe portare anche a conseguenze sul piano militare. Già l’incontro tra Putin ed Erdogan mostra come lo scaltro statista turco voglia giocare su più tavoli, riaprendo con la Russia le trattative per la costruzione ed il passaggio dell’oleodotto attraverso la Turchia: fatto questo che potrebbe rompere la debole ed apparente unanimità delle Cancellerie degli Stati europei interessati a garantirsi le forniture di energia da parte della Russia. Tra di essi, in primo piano, ci sono sia la Germania che l’Italia che già da tempo sta premendo per ottenere la cessazione delle misure commerciali prese nei confronti della Russia per la vicenda dell’aggressione all’Ucraina. Gli accordi fin qui faticosamente rispettati potrebbero saltare e portare ad una vera implosione dell’UE. A tener conto della debolezza dell’Europa e dell’accordo raggiunto con la Turchia sulla questione migranti, non si possono davvero prevedere quali saranno i futuri scenari. Ricordando che a Monaco, tra le due guerre, cedendo alle richieste della Germania nazista, i paesi “democratici” e occidentali non esitavano a consegnare i Sudeti al regime nazista, e a tacere sulle leggi razziali già in vigore in Germania contro gli ebrei. Senza che tale concessioni valsero ad evitare una guerra. Questo dovrebbe servirci da insegnamento oggi: qualunque concessione sul piano dei diritti umani, non è né opportuno né accettabile in quanto un successo riportato da Erdogan che segue una politica nazionalista ad oltranza potrebbe portare anche cambiamenti anche nelle alleanze politiche e militari e al tramonto di ogni prospettiva di solidarietà e di stabilità politica e sociale. La vicenda dei profughi costituisce in pratica la cartina di tornasole per dire se effettivamente l’UE voglia costruire un mondo basato sui principi democratici e quanto sta accadendo dopo il presunto golpe fa temere effettivamente che si stia imboccando una strada che porta da tutt’altra parte senza alcuna garanzia di sicurezza e di stabilità per i popoli europei.

Agosto 2016

Avv. Eugenio Oropallo

Turchia.Erdogan affossa ogni libertà civile

 

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