skip to Main Content

I RISPARMI DEGLI ITALIANI

Se la vicenda della Banca Etruria o del MPS ha occupato le cronache di questi ultimi anni, un’altra vicenda simile sta venendo alla luce in questi primi giorni dell’anno. Secondo quanto scrive la Repubblica del 6 gennaio, Poste Italiane ha venduto negli anni scorsi le quote di quattro fondi immobiliari che avevano in comune un prezzo di 2.500 euro ognuna e, dunque, accessibile anche a piccoli risparmiatori con un quadro, però, di alto rischio perché legato al rendimento del mattone in quanto i capitali raccolti dai risparmiatori erano utilizzati per l’acquisto di immobili che una volta ristrutturati venivano posti in vendita. Purtroppo, la crisi del settore e il crollo dei prezzi degli immobili, come rileva il quotidiano, non hanno lasciato scampo. Tutti i fondi hanno accusato forti perdite: l’affare non lo hanno fatto i risparmiatori ma le società che hanno gestito i fondi e chi ha acquistato gli immobili praticamente svenduti. Le Poste hanno collocato quote per circa 856 mln: il valore iniziale delle quote è sceso da 2.500 euro a 390 euro per un fondo; per un altro addirittura il valore della quota è passato ad € 216,00. Sui fondi avrebbero dovuto vigilare Banca d’Italia e Consob: in base al regolamento Consob, questi prodotti finanziari non sarebbero dovuti finire nei portafogli dei piccoli risparmiatori perché ad alto rischio e perché la durata è medio-lunga, trattandosi di quote rimborsabili in 10 anni dalla data di sottoscrizione. Il meccanismo utilizzato per la vendita di fondi è sempre lo stesso. Il privato si rivolge a banche o, in questo caso, ad un ente che gode notoriamente della fiducia dei clienti come le Poste Italiane Spa che, in cambio di un prezzo adeguato per la sua intermediazione, si fa carico di vendere il prodotto ai propri clienti, garantendo al sottoscrittore una resa economica sicura oltre alla restituzione alla fine del capitale investito. Tutto ciò, come scrive il giornale, senza fornire una informazione corretta alla propria clientela. Nel caso delle Poste, che nel passato aveva gestito forme di investimento sicuro come i buoni postali, è stato facile convincere migliaia di piccoli operatori, anziani pensionati, piccoli imprenditori ad investire in questi fondi ad altissimo rischio salvo a scaricarsi da ogni responsabilità difronte alle giuste proteste dei clienti. Ancora una volta, dunque, gli italiani si trovano a fare i conti con un sistema rapace che tende ad aggredire quella fetta di reddito che in lunghi anni di lavoro e di sacrifici il cittadino riesce a risparmiare per assicurarsi una dignitosa vecchiaia o per far fronte a spese impreviste. Si tratta di un sistema che mostra sempre più frequentemente le proprie falle in quanto non garantisce i risparmiatori. In questo quadro di rapina organizzata, non esce indenne neppure la Consob che non ha esercitato alcun controllo sulle vendite di questo prodotto. Il mercato finanziario – di dimensioni mondiale – non offre più garanzie di sicurezza e trasparenza ed è davvero grave che i governi continuino a tacere su questo vero e proprio sistema di ruberie che affonda le mani nelle tasche degli italiani, per dirla con un’espressione colorita. Se vogliamo essere più tecnici, diciamo pure che in tempi di crisi economica, quando il debito dello Stato cresce limitandone le risorse finanziarie, si fa di tutto per drenare i risparmi dei privati per operazioni finanziarie poco limpide. L’effetto che se ne ricava è l’impoverimento della popolazione di cui i maggiori responsabili restano le banche e lo Stato, senza dimenticare la bolla finanziaria dei derivati che ha portato qualche anno fa al fallimento di molti imprenditori.

Gennaio 2017

Nota a cura Avv. E. Oropallo

i-risparmi-degli-italiani

Back To Top
Translate »