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Processo telematico? No grazie

In margine ad un convegno organizzato dal nostro Consiglio dell’Ordine a Cesena la settimana scorsa sul processo civile telematico, anche tenuto conto dell’esperienza già fatta da alcuni Tribunali della regione, in particolare Rimini che lo sta sperimentando da circa due anni, ritengo del tutto legittimi i dubbi sulla bontà della innovazione, rafforzati dalle relazioni degli intervenuti, in particolare dal quadro che ne ha fatto il collega del Foro di Rimini.

Devo dire che l’intervento del tecnico della Lextel, azienda privata che lavora nel settore, e che era presente per illustrare le caratteristiche del proprio prodotto, ha messo a dura prova l’uditorio perché nel giro di poco più di un’ora ha illustrato la tecnica per impostare e depositare un decreto ingiuntivo telematico. Alla fine, le perplessità si sono fatte più corpose perché si è capito che i tempi tecnici per l’impostazione del decreto ingiuntivo sono molto più dilatati rispetto al sistema abituale del cartaceo: un’ora perlomeno e senza garanzia che l’operazione vada a buon fine. Se l’obiettivo del processo fosse anche quello di semplificare il lavoro degli avvocati, ebbene la soluzione prospettata è davvero disastrosa. Ma evidentemente lo scopo del Ministero non è quello di semplificare il lavoro dell’avvocatura ma – come è detto in modo esplicito nella comunicazione del Ministero di Giustizia del 7.6.2012 – di deflazionare gli accessi fisici alle Cancellerie. A parte l’abituale linguaggio burocratico, si chiarisce che tale servizio dovrebbe solo servire a “liberare” le Cancellerie dalla presenza degli avvocati che si vedono, dunque, costretti, per sopperire alle carenze dell’organico, a gravarsi di ulteriori costi e di nuove incombenze senza avere certezza neppure del risultato.

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Processo telematico. No, grazie

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