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FENOMENO MIGRATORIO E LA “DOTTRINA MELONI”

Dopo la tragedia di Cutro dove hanno perso la vita 94 persone tra cui 25 bambini, il governo Meloni ha continuato ad adottare misure emergenziali dimenticando che il fenomeno migratorio è un problema strutturale che non può risolversi se non rivedendo il Trattato di Dublino che regola il diritto di asilo nell’UE. Sulla gestione dei flussi migratori, sorprendendo gli stessi alleati di governo, la Meloni il 6 novembre scorso ha firmato a Roma un protocollo d’intesa con il premier albanese volto a controllare il traffico di esseri umani. L’accordo non verrebbe applicato ai migranti che giungono sulle coste e sul territorio italiano ma a quelli soccorsi nel Mediterraneo da navi italiane come quelle della Marina Militare o della Guardia di Finanza, non ai migranti soccorsi dalle ONG.

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L’accordo ha fatto infuriare le opposizioni a partire dal PD. Il responsabile degli Esteri ha affermato che “Meloni rinuncia a cambiare in Europa le regole di Dublino per non turbare gli amici nazionalisti“. Critico anche il segretario di Sinistra Italiana il quale ha fatto notare che quello di Tirana è una vera e propria “delocalizzazione dei migranti” mentre +Europa ha parlato di vera e propria ‘Guantanamo italiana’. Anche il Portavoce della Presidenza del Partito Democratico albanese Belind Këlliçi si è dichiarato contrario all’accordo affermando che esso è stato assunto “senza discussione parlamentare, senza fornire alcun dettaglio“.

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Per la premier si tratta di una ‘soluzione innovativa’ che può diventare un modello da condividere anche a livello europeo. Va detto che quella della ‘delocalizzazione’ dei migranti è una soluzione che aveva già tentato il governo inglese. Il programma elaborato dal primo ministro inglese prevedeva di espellere e deportare migranti richiedenti asilo ‘irregolari’ in Ruanda. Questo progetto è stato bloccato prima dai giudici inglesi, e definitivamente cancellato dalla Corte Suprema inglese. Anche la Danimarca ci aveva provato circa 10 anni fa decidendo di inviare i migranti che arrivassero in Danimarca nel Kosovo ma anche questa manovra fu bloccata dall’UE.

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La Commissione Europea ha dichiarato di non essere stato consultata sull’accordo e neppure di aver ricevuto alcuna informazione sui dettagli, aggiungendo che l’accordo dovrà essere recepito sia nella legislazione nazionale che rispettare il diritto internazionale e quello dell’UE. La Commissione Europea è stata informata solo a ridosso della firma del protocollo. Resta comunque la preoccupazione per eventuali violazioni della Convenzione di Ginevra. La commissaria europea Johansson ha parlato di “accordo fuori del diritto comunitario“. Il Ministro degli Esteri Italiani ha ribadito che quello dell’accordo con l’Albania non è un Trattato per cui non ha bisogno di ratifica. Al contrario in Albania l’accordo è stato approvato dal governo ma dovrà passare all’esame del Parlamento.

 

 

Tutte le falle dell’accordo

L’accordo con l’Albania prevede l’invio di 3900 migranti all’anno per un numero di 3600 al mese e riguarderà esclusivamente maschi maggiorenni. “L’accordo bilaterale, da qualunque parte lo si guardi, appare una mostruosità giuridica“. Saranno messi in funzione 2 centri di prima accoglienza che l’Italia allestirà con costi a carico dell’Italia stessa, che si impegna a versare all’Albania 16,5 milioni all’anno per 5 anni. All’interno delle strutture saranno applicate le leggi italiane e i migranti non potranno uscire. “L’accordo bilaterale viola nello stesso tempo norme italiane e convenzioni internazionali, che dovrebbe essere ratificato dal Parlamento” – scrive Ziniti sul quotidiano la Repubblica del 7 novembre scorso. Ad essere più esposti sono i migranti in transito dalla Turchia e quelli provenienti dalla Libia, ma non quelli soccorsi dalla ONG che saranno sbarcati nei porti italiani.

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L’idea del governo è quello di trattenere nei centri che verranno realizzati i richiedenti asilo. Ma esso dev’essere disposto da un questore italiano e confermato da un giudice italiano entro 48 ore, come prevede l’art. 3 del Trattato di Dublino, il quale precisa che “gli stati membri esaminano qualsiasi domanda di protezione presentata da un cittadino di un paese terzo che arrivi sul territorio italiano“. Ancora l’articolo 28 del regolamento stabilisce che “non si possa trattenere una persona oltre un tempo ragionevole“. Ipotesi che va esclusa in partenza visto che lo stesso Ministro degli Interni Piantedosi ha fatto capire che il trattenimento potrà essere esteso fino a 18 mesi. Critiche provengono anche dalle associazioni come MSF (Medici Senza Frontiere) la quale denuncia che lo ‘obiettivo’ non è più solo quello di scoraggiare le partenze ma di impedire attivamente alle persone in fuga di accedere in modo rapido e sicuro al territorio italiano, aggirando così gli obblighi di protezione e soccorso rapido sanciti dal diritto internazionale e dalle convenzioni europee. Il mancato accesso al suolo italiano, la gestione extra territoriale delle procedure e il trattenimento delle persone in un paese terzo rappresentano un attacco sferrato al diritto di asilo.

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Per il giurista Fulvio Vassallo Paleologo, docente all’Università di Palermo, si tratta di “un progetto impraticabile e privo di basi legali“. La procedura individuata dall’Italia può configurarsi come una sorta di ‘respingimento collettivo’ anch’esso vietato dalle disposizioni UE. Anche il professor Santoro dell’Università di Firenze si chiede a che titolo le persone vengano trattenute nei centri albanesi. La procedura dovrebbe durare un mese e mezzo ma il Ministro degli Interni Piantedosi ha fatto capire che i tempi potrebbero essere molto più lunghi, per cui si potrebbe ipotizzare un vero e proprio sequestro di persona che non ha alcuna ricevibilità giuridica.

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Secondo il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio di Europa, l’accordo sottoscritto dall’Italia e dall’Albania sulla migrazione non solleva solo questioni illegali e di diritti umani, ma è anche indicativo della volontà dei paesi europei di trovare soluzioni rapide alle questioni migratorie, invece di concentrarsi sui propri sistemi nazionali. Ad avviso del commissario l’accordo “crea un regime di asilo extra territoriale caratterizzato da molte ambiguità giuridiche“, aggiungendo che già da adesso si può parlare di compromissioni di garanzie fondamentali per i diritti umani, tenendo conto del trattamento diversificato per coloro che vengono trattati in Albania e quelli invece giunti direttamente sul territorio italiano. Del medesimo avviso è anche l’UE che ha acceso i riflettori sull’accordo facendo già capire che, in caso di violazione delle norme, la questione sarà sottoposta all’esame della Corte di Giustizia dell’UE (CGUE). È probabile che il governo Meloni tenterà in tutti i modi di far passare questa aberrazione giuridica. Fatto sta che la Meloni sta facendo da apripista, come ha affermato, per gli altri paesi europei che sembrano interessati ad imitarla.

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È un segnale questo che potrebbe mettere in discussione la sopravvivenza stessa dell’UE riportando alla luce l’Europa delle Nazioni tanto cara alla Meloni ed a quei paesi che lavorano in questa direzione. Non è un caso che oggi all’ordine del giorno si discuta di una riforma strutturale dell’UE per rafforzarne il ruolo a livello internazionale.

Novembre 2023

FENOMENO MIGRATORIOE LA ‘DOTTRINA MELONI’

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