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Annus terribilis

L’anno che ci siamo lasciati alle spalle è stato davvero un anno difficile, duro, che ha messo a dura prova l’apparato politico-istituzionale.
In particolare, il Governo in carica, già nel corso del 2011, a causa della delicata situazione di crisi economica, era stato costretto a dare le dimissioni cedendo la scena ad un governo di tecnici presieduto dal prof. Monti, già commissario alla concorrenza presso l’U.E..

Aggiungiamo che questa decisione si è rivelata, a conti fatti, catastrofica in quanto – pur di mettere ordine nei bilanci dissestati dello Stato e per evitare un possibile default dello Stato con sviluppi politici imprevedibili – questo stuolo di professori, economisti e alti funzionari di Stato hanno dato luogo a tagli della spesa pubblica in tutte le direzioni, senza andare a colpire né le rendite di posizione né quelle patrimoniali ma impoverendo ancora di più la spesa per salari e promuovendo una cd. riforma del lavoro che ha più i connotati di una contro-riforma. Le conseguenze – sotto gli occhi di tutti – sono state disastrose: abbassamento di tutti i consumi, brusca diminuzione della produzione, disoccupazione, giovanile e non, ai più alti livelli in questi ultimi anni.

In generale, un brusco impoverimento di tutta la società, una limitazione senza precedenti nell’erogazione dei servizi sanitari e scolastici. Gli unici ad esserne beneficiati sono stati gli istituti bancari che, pur avendo contribuito all’insorgere della crisi finanziaria (non solo in Italia), hanno ottenuto dalla Banca Centrale europea potenti iniezioni di liquidità che nelle previsioni era destinata a sbloccare la stretta creditizia delle aziende, a dare nuovo impulso alla produzione.

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ANNUS TERRIBILIS

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