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VERSO IL REFERENDUM

Più si avvicina la data del referendum, più crescono le distanza tre gli alleati di governo ma anche all’interno del PD. E così in Emilia-Romagna, mentre Bonaccini conferma il suo sì trovando l’adesione anche di Bersani, il movimento delle “sardine” si pronuncia per il NO. “Il taglio dei parlamentari è presente da sempre nelle proposte di riforma del centro-sinistra” sostiene Bonaccini e Bersani ribadisce “farei fatica a votare no, anche se serve un percorso per cambiare la legge elettorale”. Ed è proprio questo il problema. Trattandosi di una legge ordinaria, chi ci garantisce che essa sarà fatta in modo da non diventare un’arma nelle mani della maggioranza, di qualsiasi maggioranza, per stravolgere definitivamente il precetto costituzionale? Tra i fautori del NO si trovano anche l’esponente del PD Giorgio Cuperlo ed il partito di Carlo Calenda. Crescono anche le perplessità dei costituzionalisti contrari alla riforma: 183 accademici hanno firmato un appello confermando quali sono i rischi per la Costituzione. Tra essi Massimo Villoni, Ugo Rescigno e il presidente emerito della Consulta Giuseppe Tesauro che hanno lanciato un appello per il NO, ribadendo che “la riforma svilisce il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentatività, senza offrire vantaggi apprezzabili né sul piano dell’efficienza delle istituzioni democratiche né per il risparmio delle spese pubbliche” ribadendo che “la riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza di interi territori”. In un altro appello lanciato dalla società civile si spiega che “il nostro paese deve affrontare delle grandi sfide di cambiamento per risollevarsi dal disastro provocato dalla pandemia ma per farlo bisogna sconfiggere l’attitudine della politica a vendere illusioni e a creare falsi miti”. Tra i tanti firmatari, troviamo Don Luigi Ciotti, padre Alex Zanitelli, Raniero La Valle e poi anche le ACLI e ancora Bertinotti, uno dei più attivi sostenitori del NO ma non c’è la CGIL che non ha dato indicazioni ai propri iscritti anche se lo scorso marzo in una nota sindacale si parlava di “mortificazione della rappresentanza democratica”. All’inizio di questa settimana sembra che qualcosa si muova all’interno del PD. Anche Laura Boldrini, ex Presidente della Camera prende posizione per il NO e Orfini, ex Presidente del partito va all’attacco di Di Maio e dei suoi argomenti: “il PD – dichiara – ritrovi autonomia e coraggio e voti NO. Il SI’ è il trionfo del populismo e l’umiliazione della politica”. Anche Zingaretti questa volta non si può più tirare indietro per cui fa sentire la sua voce agli alleati di governo dicendo che, prima di andare al voto, è necessario che la nuova legge elettorale sia approvata subito almeno alla Camera”. C’è da chiedersi perché non si sia mosso prima ma solo oggi che non ci sono più i tempi per farlo? Che farà dunque il PD? Voterà NO? O si accontenterà delle assicurazioni verbali di Di Maio per scegliere la strada del SI’? Senza tener conto che l’M5S non ha mantenuto la promessa di accompagnare il taglio con le altre riforme. Il capo gruppo Del Rio chiede il voto in Commissione sulla legge elettorale prima del 20 settembre e l’avvio delle altre riforme parlamentari. Un altro passo indietro rispetto alla posizione assunta da Zingaretti. Carlo Calenda – intervistato da “La Repubblica” – conferma il suo NO, “è un NO a una riforma che peggiorerà la qualità del voto del Parlamento perché, aggiunge, le Commissioni lavoreranno male e si determineranno maggioranze diverse tra Camera e Senato”. Ricordiamo che il taglio riguarda i deputati che passeranno da 630 a 400 e dei senatori che passeranno da 315 a 200. Su “La Repubblica” di oggi 27 agosto, intervengono il professore De Siervo, presidente emerito della Consulta, a rappresentare le ragioni del SI’ e l’ex procuratore-Capo di Torino, Armando Spataro, per illustrare le ragioni del NO. Il primo, pur dichiarando di votare per il SI’, ammette che “una serie di modifiche necessarie seguiranno ma prima si fa quella principale e poi quelle strumentali”. E’ proprio uno dei punti contestati dai sostenitori del NO in quanto, trattandosi di una legge elettorale, non si può ignorare che i correttivi necessari saranno quelli voluti da una qualsiasi maggioranza di governo mentre sarebbe stato necessario definire già oggi la cornice all’interno della quale sarà applicata la norma. Altro elemento richiamato dal Presidente Onida è che non può più ritenersi limitato il principio di rappresentanza democratica “perché ci sono il Parlamento europeo e i Consigli Regionali”. Innanzitutto qui non è in discussione il funzionamento del Parlamento europeo, organismo che fa parte dell’UE, ma del Parlamento italiano; ancora, è vero che sussisterà sempre un’ampia rappresentanza all’interno delle Regioni ma il pericolo è proprio quello di limitarsi a sostituire ai deputati e ai senatori membri dei Consigli Regionali senza che questo passaggio possa migliorare la qualità del lavoro del Parlamento. E’ l’opinione espressa dall’ex procuratore Spataro secondo il quale “serve maggiore qualità non minore quantità degli eletti e c’è troppo potere dei partiti nella scelta dei candidati”. “Modificando tre articoli della Costituzione si stravolge l’intero assetto costituzionale del paese – dichiara Spataro, che aggiunge – le riforme son sempre possibili, come quella della legge elettorale ma quella della Costituzione richiede un approfondito confronto e non urla in piazza”. Quello che non si può consentire è questa martellante propaganda elettorale a favore delle ragioni del SI’ che serve soprattutto a dare maggior potere al governo in carica e a chi lo rappresenta, che potrebbe segnare l’inizio della fine del nostro sistema di democrazia parlamentare. E questo non lo possiamo accettare anche se parte della Sinistra oggi si dice pronta a votare per il SI’. Il NO rappresenta l’unica risposta valida a questo referendum che nasconde un grave rischio per le istituzioni parlamentari se ancora una volta si lascia che le forze populiste possa illudere il popolo consegnando il paese ad una democrazia illiberale, facendo girare all’indietro le lancette della storia.

27/08/2020

 

Verso il referendum

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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