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Parte 6 – LA SOLITUDINE DELL’EUROPA

Così scrive un apprezzato commentatore politico – Andrea Bonanni – che in un articolo comparso sul quotidiano La Repubblica scrive che: “La strage di militari iraniani ordinata dal Capo della Casa Bianca, apre un nuovo e forse decisivo capitolo, della crisi transatlantica. Il presidente americano ha portato il mondo sull’orlo di una guerra devastante senza consultare né il proprio parlamento né i suoi alleati europei” aggiungendo che “se la Russia e la Cina hanno condannato apertamente l’attacco americano come una violazione delle più elementari regole internazionali, gli europei non sono arrivati a farlo”.

E’ pur vero che francesi e tedeschi – dopo un contatto con il governo cinese – hanno espresso una posizione comune sulla crisi, ribadendo la necessità di preservare la sovranità dell’Irak e l’importanza che l’Iran non trasgredisca gli accordi sul nucleare. “Ma questo – scrive ancora Bonanni – non basta a salvare la faccia e l’anima dell’Europa”. “Traditi dagli USA, minacciati dalla Russia che manda i suoi mercenari ad attaccare il governo libico, gli europei sono costretti a cercare nella Cina l’unico interlocutore globale che non sia loro manifestamente ostile”. Frutto dell’impotenza dell’UE! Quando parlano le armiscrive ancora Bonannil’Europa è costretta a tacere e ridotta a balbettare e questo non solo perché manca di una forza militare autonoma” ma soprattutto perché “è il DNA stesso dell’Europa, nata dagli eccidi delle due guerre mondiali, a rifiutare l’uso della forza come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. E’ la tenuta anche delle nostre istituzioni democratiche ad impedire che i nostri governi facciano ricorso alle armi senza il consenso dei nostri parlamenti. Di tutto questo, ovviamente, dobbiamo essere fieri ma dobbiamo essere anche consapevoli che la solitudine dei nostri valori sta diventando solitudine politica e debolezza diplomatica”.

Condividiamo integralmente quanto scrive Bonanni con tutta l’amarezza di un europeista convinto ma non possiamo rinunziare ai nostri secoli di civiltà, alla nostra cultura, al rispetto di quei diritti fondamentali dell’individuo che sono alla base sia delle nostre costituzioni nazionali e che hanno anche segnato la nascita dell’UE.

Nei secoli che verranno –se ci sarà tempo e modo di invertire le tendenze nichiliste di questi anni – ad essere ricordati non saranno certo Trump e quanti hanno servito il potere e operato distruzione di massa ma quanti – nel silenzio e nella solitudine – hanno saputo conservare e tramandare alle future generazioni quei principi di solidarietà che sono alla base della società umana, senza la quale non c’è progresso alcuno in tutti i campi della conoscenza.

Se è vero che – come con grande inquietudine scrive Bonanni  – oggi a parlare ancora una volta sono le armi mentre l’Europa è costretta al silenzio, dobbiamo pure essere vicini alle speranze di tanti i giovani che si stanno muovendo per scongiurare una nuova e drammatica epoca di guerra. Sono ormai  mature le condizioni perché l’UE affronti con fermezza il cammino della costruzione della nuova Europa federale utilizzando l’immenso potenziale umano, culturale, tecnico ed economico che essa possiede per raggiungere questo obiettivo, isolando quanti vogliono brancolare nel buio degli intrighi, delle guerre, incatenando l’umanità a questa prospettiva infausta.

Se qualcuno ancora ricorda, c’è un evento che venne raccontato da un grande giornalista americano John Reed che, proprio un secolo fa, consegnò alla storia e alla cultura l’evento più importante di tutto il secolo scorso. Il suo libro “Dieci giorni che sconvolsero il mondo” insegna che, se c’è volontà politica, le grandi rivoluzioni non hanno bisogno di anni, quando esse sono volute e sostenute dalla maggioranza del popolo.

Oggi possediamo tutti gli strumenti per un cambiamento radicale della società per cui c’è bisogno solo di una volontà politica che possa sostenere questa prospettiva, ma neppure dobbiamo dimenticare che un buon progetto politico ha bisogno anche del consenso di larghe masse della popolazione per cui è compito di quanti sentano la responsabilità sociale a spingere i nostri politici ad andare in quella direzione.

E’ un evento che cambierà il corso della storia dell’uomo ponendo davvero l’uomo al centro della società senza più schiavi né padroni.

10/01/2020

Parte 6. la solitudine dell’Europa

 

 

 

 

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