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NUOVO PATTO CRIMINALE CONTRO I MIGRANTI

Malta è lo Stato membro dell’UE che dista poco più di 300 Km dalla Libia. Malgrado la pandemia in atto, sono continuati gli sbarchi di migranti sulle coste dei paesi che costituiscono la frontiera esterna dell’UE. Il giornale britannico “The guardian” sta monitorando quello che avviene in quel tratto di mare che divide Malta dalla Libia.
L’inchiesta svolta dal giornale ha scoperto che Malta ha deliberatamente adottato la strategia di respingere i migranti che partono dalle coste libiche per tentare di raggiungere l’Europa. Sulla base delle disposizioni UE i paesi rivieraschi hanno l’obbligo di accogliere sul loro territorio i migranti che arrivano per esaminare se vi sono le condizioni per concedere loro l’asilo politico, visto che molto spesso i profughi provengono da paesi in guerra come i siriani o da paesi dove è endemica la fame e dove le persecuzioni mettono a rischio la vita e l’incolumità di milioni di persone.
In alcuni casi, il giornale ha avuto conferma della strategia del governo maltese di utilizzare imbarcazioni private, dietro richiesta della sua polizia, per intercettare i passaggi dei migranti e rimandarli sulle coste libiche, consegnandoli alla polizia libica che li riportano nei centri di detenzione malgrado la Libia non sia ritenuto un porto sicuro. Dall’inizio di quest’anno secondo quanto dichiarato da un portavoce dell’ONU, oltre
3200 persone sono state intercettate in mare e sono state fatte tornare in Libia. Molte di loro finiscono nei centri di detenzione ufficiali ma molti altri vengono riportati in centri di detenzione clandestini, autentici lager, nei quali le organizzazioni umanitarie ed i rappresentanti dell’ONU non hanno accesso malgrado le NU hanno ripetutamente ribadito che la Libia non è un porto sicuro e che le persone raccolte in mare non possono essere riportate in Libia, dove non viene riconosciuto ai migranti alcun diritto.
Anche il Consiglio d’Europa, per bocca del Commissario per i diritti umani Danja Mejetevic ha invitato ufficialmente Malta a rispettare i suoi obblighi e garantire uno sbarco rapido e sicuro sull’isola ed indagare ancora sulle accuse di ritardi o di respingimento verso i porti libici, chiedendo altresì alle autorità maltesi di astenersi da qualsiasi azione che possa comportare il ritorno sulle coste libiche di persone salvate o intercettate in mare e di non consegnare i naufraghi alla guardia costiera libica. Le autorità maltesi si sono difese replicando che non possono prendersi cura dei migranti che sono stati soccorsi in un’area SAR che non sia di sua competenza per cui, una volta concluse le operazioni di soccorso, ritiene cessato ogni dovere nei confronti delle imbarcazioni in difficoltà.
Oggi un nuovo capitolo si aggiunge a questa inchiesta del giornale inglese che conferma clamorosamente le pesanti responsabilità di Malta nella gestione dei migranti. Immagini inquietanti mostrano che la polizia dell’isola addirittura abbia rifornito di carburante una imbarcazione privata nelle acque territoriali maltesi fornendo le coordinate per raggiungere le coste italiane ove i migranti sono stati sbarcati.
Uno dei migranti sbarcati a Pozzallo in Sicilia il 12 aprile rivela che “ci hanno dato dei giubbotti di salvataggio, fornito un nuovo motore
all’imbarcazione e carburante e ci hanno detto di far rotta verso l’Italia”. Questo episodio viene confermato anche dalla ONG Allarm Phone che ha documentato “come in questi ultimi mesi le autorità maltesi abbiano orchestrato dei respingimenti dall’interno della zona maltese, sabotando le imbarcazioni dei migranti, evitando di fornire assistenza e lasciati i migranti a morire al largo delle coste maltesi mentre organizzavano il loro ritorno in Libia tramite navi private”. Accuse gravissime che dimostrano che ormai è nata una vera e propria collaborazione tra autorità maltesi e scafisti che ha come obiettivo di lasciar morire in quelle acque i migranti o, nella migliore delle ipotesi, di farli ricondurre lì da dove sono partiti. Un vero e proprio patto criminale per cui si rende necessario un intervento immediato sia dell’UE che dell’ONU per far mettere fine a questo crimine. Ma il silenzio che circonda questi episodi ci preoccupa perché sembra che a nessuno più importi la sorte di questi ultimi della terra che cercano di fuggire da un mondo di miseria e di sopraffazione. Saranno capaci i nostri politici e l’UE in particolare di perseguire i responsabili di questi crimini e soprattutto di far rispettare la vita di questi disperati?
Visto il silenzio della stampa su questi gravi episodi, è stato solo il giornale “Avvenire” a riportare la notizia, sembra che non ci sia alcuna prospettiva di rendere giustizia a questi nostri sfortunati simili.
Come avveniva nei campi di sterminio nazisti solo che adesso sono i paesi democratici, i difensori del diritto, a rendersi protagonisti di questo ignobile crimine. Nessuna pietà, dunque, potranno implorare i carnefici se un giorno saranno chiamati a risponderne difronte al tribunale della Storia.
21/5/2020

Nuovo patto criminale contro i migranti

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