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NO AL RIARMO

Che gli attriti all’interno della maggioranza di governo siano stati ricuciti è tutt’altro che vero. Per tutto il mese scorso c’è stato un ampio dibattito a distanza tra Draghi e Conte che ha ribadito che è necessario che sia il Parlamento a decidere sulle forniture militari da inviare in Ucraina. Il ministro della difesa Guerrini ha riferito in Parlamento che l’Italia continuerà a supportare l’Ucraina nella sua difesa fornendo “munizioni a cortissimo raggio al solo scopo difensivo e per proteggere città e cittadini”. Dichiarazione che non serve a sciogliere i dubbi del Presidente del M5S anche perché, se così fosse, non si comprende perché non venga il Premier in Parlamento a riferire quale tipo di armamento sarà fornito all’esercito ucraino. Draghi ha escluso il voto in Parlamento e nessun partito si è pronunciato a favore della proposta di mozione avanzato dal leader del M5S. Anche Matteo Salvini – eravamo però ancora all’inizio di maggio- ha garantito a Draghi che non solleverà alcuna obiezione  sulla linea del governo. Dopo il rientro di Draghi dal suo viaggio negli USA, Salvini riapre le ostilità attaccando il governo e cercando di mettere insieme una maggioranza che si pronunci contro il conflitto. “Solo USA e UK vogliono la guerra”. Anche Conte sferza Draghi chiedendo di nuovo che venga in aula a riferire, ribadendo la linea pacifista dei grillini. Scende in campo anche la Seracchiani, capogruppo dei dem alla Camera, la quale dichiara che “il nostro atlantismo non va messo in discussione, chi vuole la crisi danneggia l’Italia”. Questa dichiarazione chiarisce lo stretto legame dell’Italia non tanto con l’UE ma con l’Alleanza Atlantica. Sembra evidente che Draghi, rientrato dall’incontro con Biden, abbia avvertito i suoi alleati di governo, ed in primis il PD, che bisogna adeguarsi alle scelte atlantiche di Biden e soci i quali, ancora una volta, hanno deciso di rifornire l’Ucraina di armi pesanti capaci di colpire bersagli a centinaia di km di distanza. “L’Italia nel frattempo incassa un altro successo sul campo – assicura il serafico ministro della difesa – ovvero la guida di una nuova missione Nato in Bulgaria per rafforzare la deterrenza sul fianco Est”. Insomma, la rete difensiva che sta lanciando la Nato sulla vicina Federazione russa si fa sempre più stretta mentre si prevedono altre manovre militari della Nato nelle prossime settimane. Non è proprio un clima tranquillo ma al contrario si chiariscono sempre di più gli obiettivi che USA e Nato intendono raggiungere nell’Est Europa che è quello di aprire una nuova era di confronto con la Russia e approfondire il solco che divide l’UE dalla Russia. Gli USA nei prossimi mesi hanno in previsione di affrontare in campo aperto la Cina per cui necessita di una copertura militare nelle retrovie per cui è possibile, se l’UE continua a non avere più voce autonoma, che saremo costretti a tenere a bada l’orso russo in modo da bloccare qualsiasi collaborazione militare con la Cina. Questa prospettiva però potrebbe incontrare in Italia l’opposizione di Conte che ha assicurato una posizione ben diversa: “noi siamo contro il riarmo, vogliamo una svolta verso un vero negoziato di pace” anche se ha garantito che “con il voto del 21 non cadrà il Governo, non perlomeno per mano dei 5S. L’Italia deve guidare il processo di pace…sono altrettanto convinto che la strada da percorrere non possa essere il riarmo ma un accordo di pace”. Se questa sarà la mozione che il M5S porterà in aula il 21 p.v. ebbene ci sarà uno scontro aperto con Draghi che ormai rappresenta gli interessi della sponda atlantica della NATO. Se non ci sarà una crisi di governo, non va dimenticato che, confrontandosi con il presidente Macron, Draghi non si è trovato d’accordo sul tema di costruire una difesa comune europea soprattutto a tener conto dei programmi del Regno Unito e degli USA. E questo mette in allerta sia Draghi che il ministro Guerrini, entrambi sostenitori della linea oltranzista, tracciata da USA e UK. Malgrado l’assicurazione di Conte potrebbe essere la Lega ad intervenire in appoggio a Conte ed anche la Meloni che, pur con tutte le riserve, ha fatto presente che l’obiettivo principale è quello di cambiare il governo in carica. In previsione dunque dell’audizione di Draghi fissata per il 21 giugno p.v. bisognerà tenere d’occhio anche gli sviluppi di una guerra in Ucraina in quanto una ripresa del dialogo seppure limitatamente alla questione del grano potrebbe rafforzare la posizione dell’opposizione contro Draghi.

Giugno 2022

NO AL RIARMO

 

 

 

 

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