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NAZIONALISMO E POPULISMO

Qualche settimana fa – interrompendo il suo tour elettorale in Italia – il segretario del PD si è recato in Francia per incontrare il presidente francese Macron. Ufficialmente per discutere il piano di riforma per l’Europa presentato da Macron alla Sorbona qualche settimana fa ma anche per rassicurare il brillante presidente francese preoccupato della prossima scadenza elettorale italiana e del pericolo che il patto tra Berlusconi e Salvini possa portare al governo una forza populista ed euroscettica. Innanzitutto, Renzi ha rassicurato che Forza Italia è molto cambiata rispetto a qualche anno fa (e chi meglio di lui può saperlo) ma ha assicurato di poter vincere le elezioni spiegando “di poter contare sul nuovo sistema elettorale” per vincere la battaglia contro i grillini e Salvini “con un’ampia alleanza di centrosinistra”. Così scrive il quotidiano “La Repubblica” del 22 u.s. confermando, dunque, l’impressione che il PD si è costruito una riforma elettorale per assicurarsi il ritorno al Governo; d’altra parte, non ci sembra proprio che il PD possa contare su “un’ampia coalizione di centrosinistra”. Se si riferisce all’alleanza con la destra moderata, sappiamo bene che essa esclude ogni collaborazione con i fuoriusciti dal PD e ancora che sono proprio questi ultimi a rifiutare qualsiasi appoggio all’attuale PD. Dare per certo quello che è una prospettiva davvero poco credibile, politicamente significa scavarsi la fossa. Ma c’è un altro aspetto che ci fa sorridere sull’affidamento che Renzi fa su Macron quando parla di costituire un’asse con il presidente francese “per fermare in Italia i populisti alla Salvini” – come titola “La Repubblica” senza sapere neppure di che cosa si sta parlando. Il populismo definisce un movimento politico che tende genericamente all’elevamento delle classi più povere che non è certo l’obiettivo di Salvini e dei suoi seguaci. E poi quali sono le armi con cui si intenderebbe combattere questo fenomeno? Macron è tutt’altro che disposto a farsi paladino di questa battaglia.  A lui interessa soprattutto rivendicare il ruolo nazionale della Francia in tutti i settori della politica. Lo ha dimostrato andando a impugnare un contratto sottoscritto tra il governo precedente e la Fincantieri per l’acquisto del cantiere navale di Saint-Nazaire, costringendo il Governo italiano, a far buon viso a cattivo gioco e a fare marcia indietro per consentire al governo francese di poter conservare una posizione di forza nell’accordo. Lo abbiamo visto all’opera in Libia quando, ancora una volta, ha fatto lo sgambetto alla diplomazia italiana che sta cercando affannosamente di salvare i suoi interessi economici in Libia. Ancora, il presidente francese ha sottoscritto un’alleanza con la Germania per decidere le sorti dell’UE, lasciando fuori dalla porta proprio l’Italia e di certo, pur professandosi europeista, non ha saputo rinunciare al posto che la Francia ha nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU per cederlo all’UE.  In realtà, Macron è campione del più tradizionale nazionalismo francese, quello di De Gaulle – tanto per intenderci – deciso a ridare alla Francia un ruolo di “grandeur” messo in discussione negli ultimi anni dai governi che si sono succeduti in Francia. Non è un caso che il pur “giovane” presidente francese ha ribadito il ruolo della potenza militare francese soprattutto in Africa e nel vicino Oriente dove mantiene una forza di occupazione stabile per proteggere i propri interessi nei paesi ex coloniali. Il nazionalismo, dunque, non può essere un antidoto contro i populismi così come il destino dell’UE non può legarsi agli interessi nazionali di questo o quel paese in quanto, pur tenendo conto delle diversità culturali e nazionali, non si può costruire un sistema federale se non superando i limiti degli Stati nazionali, invitando a rileggere quello che scrivevano i padri del federalismo nel manifesto di Ventotene. Un progetto politico che può essere ritenuto rivoluzionario e che i governi nazionali non hanno affatto volontà di realizzare.

Novembre 2017

(Avv. E. Oropallo)

NAZIONALISMO E POPULISMO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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