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L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER GIOVANI

Dopo aver tanto esitato a condurre in porto una mini-riforma per l’acquisto della cittadinanza “jus soli” fino ad affossarla con la complicità di tutti i partiti, compresa quella del governo al potere, oggi la politica riscopre che l’Italia è un paese vecchio, in cima alla classifica in Europa. Certo, questo è frutto anche di un’assistenza medica di eccellenza che ci fa onore ma il dato fondamentale è la bassa natalità e l’esodo ormai incontrollato dei tanti giovani che vanno a riscoprire in Europa la gioia di essere tali. Che cosa sarebbe la vecchiaia senza che si possa dire di non essere mai stati giovani? Intorno a noi vediamo una gioventù sfiduciata, che non ha alcuna certezza del proprio futuro, alle prese con un mercato che li espelle, quanto maggiori siano le loro conoscenze; motivo per cui i giovani sono scettici a proseguire gli studi: anche qui, registriamo un dato negativo a livello europeo in quanto siamo gli ultimi nella classifica di laureati per numero di abitanti. Abbiamo chiuso le porte all’immigrazione legale favorendo il fenomeno di quella clandestina. Eppure oggi a fare le spese della bassa natalità comincia ad essere anche l’industria che, soprattutto al nord, non riesce a trovare operai specializzati da avviare ai processi di produzione. Quale può essere la soluzione? Essa è dietro l’angolo ma la politica fa di tutto per arroccarsi su posizioni che sono sinceramente antistoriche e che frenano lo sviluppo del nostro paese condannato ad un lento ma inarrestabile declino culturale e sociale. La prospettiva di un governo di centro-destra, come quello che pare si stia preparando, legato ai valori della nazione e della difesa delle frontiere, non fa che dare impulso a questo processo involutivo. Uno dei grandi vecchi, che ancora sopravvivono, spesso inascoltati, Eugenio Scalfari, nell’analizzare i fenomeni migratori di questi ultimi anni, rivaluta il ruolo nella storia del continente africano che ha avuto un peso fondamentale nell’evoluzione dell’uomo scrivendo che “l’Africa diventa un elemento positivo, che va aiutato in tutti i suoi problemi e non solo l’Africa ma tutti i popoli migranti con i quali convivere nel tentativo di ridurre le diseguaglianze”. Ancora, ammonisce Scalfari “la vera politica dei paesi europei è quello di essere capofila in questo movimento migratorio: ridurre le diseguaglianze, aumentare l’integrazione. Questo è un futuro che dovrà realizzarsi entro due o tre generazioni e che va politicamente sostenuto dall’Europa. E questo dev’essere il compito della sinistra europea e in particolare di quella italiana”. Così scriveva Scalfari su “L’Espresso” del 6.8.2017. Questa prospettiva che è anche un grido d’allarme lanciato da questo pilastro della nostra cultura, sembra archiviata alla luce delle ultime elezioni tenute in Italia. La sinistra ha mostrato tutti i suoi limiti, mentre la destra ha visto un vero e proprio plebiscito di voti e per destra intendiamo tutto quel ciarpame che va dal Movimento 5 Stelle all’estrema destra incapace di interpretare quali siano le grandi direttrici della storia.

Se si chiede perché i giovani scappano all’estero, la risposta è che negli altri paesi come la Germania si investe sui giovani senza lasciarli andare alla deriva. Aurelio Bruzzo insegna demografia all’Università di Ferrara: andando ad analizzare il rapporto tra demografia e sviluppo è preoccupato del trend negativo “in prospettiva i dati lasciano intravedere una situazione drammatica – scrive –  mentre il peso degli anziani sulle strutture sanitarie aumenta, l’abbandono dei giovani impoverisce le prospettive. L’unica oggettiva speranza demografica sono gli immigrati”. Ecco il quadro della situazione reale che non lascia scampo a quei politici che vorrebbero chiudere le frontiere e buttare a mare gli immigrati. Al contrario, come ha scritto Scalfari, l’Europa deve farsi carico di questo fenomeno migratorio aumentando l’integrazione e favorendo una politica che sappia ridare ai giovani la fiducia in un futuro possibile. E qui si misura tutto il deficit politico e sociale del nostro paese in confronto alle politiche immigratorie e giovanili impostati negli altri paesi europei tra i primi dei quali resta proprio la Germania.

Oggi invece di rafforzare questa prospettiva, sembra addirittura che questo nuovo governo voglia prendere le distanze dall’Europa. Una prospettiva davvero catastrofica che può portare al declino definitivo del nostro paese.

Possibile che non ci sia altra voce, altro gruppo politico che possa scongiurare questa sciagura? Ma questo è già un altro discorso, un lavoro che va fatto al più presto per dare un’alternativa al disastro economico, sociale e politico che si sta preparando.

Maggio 2018

(Avv. E. Oropallo)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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