skip to Main Content

LA LUNGA AGONIA DELLA BREXIT

L’11 aprile scorso, per scongiurare il rischio NO DEAL, i leader dei 27 paesi UE e la Gran Bretagna hanno concordato una ulteriore proroga flessibile dei negoziati per il 31 ottobre, ultimo giorno del mandato dell’attuale Commissione europea. Sull’accordo ha pesato la posizione intransigente della Francia, contraria ad una proroga più lunga. Era questa la posizione del Presidente del Consiglio europeo, Tusk, appoggiato anche dal Cancelliere tedesco Angela Merkel che nel suo intervento ha spiegato che “un ritiro ordinato del Regno Unito dall’UE è nel nostro interesse”. Condizione posta dalla Unione per ottenere la proroga è la partecipazione della Gran Bretagna alle elezioni europee, a meno che la May non riesca nell’impresa di far approvare l’accordo prima dello svolgimento del voto, cioè prima del 23 maggio. Ipotesi poco credibile in mancanza di un accordo con l’opposizione laburista. Inevitabile, dunque, per la Gran Bretagna la partecipazione alle elezioni europee. Certo, può sembrare un controsenso che i cittadini inglesi debbano votare per eleggere i propri rappresentanti proprio in quel Parlamento europeo da cui vuole uscire. In realtà, fino a quando non sia stato chiuso tutto il procedimento per uscire dall’Europa, formalmente la Gran Bretagna fa ancora parte dell’UE. Né è da respingere l’ipotesi che non vi sia più spazio per la Brexit in una situazione internazionale incandescente come quella che stiamo attraversando. I dazi doganali imposti e confermati da Trump per le merci cinesi possono mettere in crisi tutte le alleanze attuali a livello commerciale e militare per cui la Gran Bretagna, fuori dall’UE, resterebbe alla mercé degli USA che ne hanno spesso condizionato le scelte politiche. Così come sarebbe una vittoria anche contro il sovranismo il rientro della Gran Bretagna nei ranghi europei. Certo, sotto il profilo istituzionale, vi sono vere e proprie barriere che potrebbero bloccare questo ritorno ma, se ci fosse la volontà politica, non ci sarebbero barriere che tengano. In ogni caso, il rientro a Strasburgo di una forte pattuglia inglese, a seconda dell’esito della consultazione, potrebbe essere favorevole ai difensori dell’Europa, costituendo un ulteriore elemento di forza nella costruzione della nuova architettura costituzionale dell’Europa; al contrario, potrebbe far emergere le forze sovraniste se il voto inglese esprimesse una tendenza sovranista. Ipotesi del tutto improbabile per cui i giochi in Europa sono ancora aperti con buone prospettive che la maggioranza in Parlamento sia costituita dai popolari e dai gruppi della sinistra socialista e dai verdi che pur hanno ottenuto un buon risultato in diversi paesi dell’UE, come la Slovacchia e la Svezia. Anche l’Austria recentemente ha preso le distanze dai sovranisti per cui la prospettiva di un Parlamento dominato dalla destra sovranista tanto cara a Salvini e compagni, potrebbe sciogliersi come neve al sole, cancellando ogni incubo di ritorno al passato.

Maggio 2019

La lunga agonia della Brexit

Back To Top
Translate »