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IMMIGRAZIONE E LAVORO

Col tramonto della legislatura, è andata ormai in soffitta la proposta di legge sullo “jus soli”.  Una mini-riforma varata già da una parte del Parlamento qualche anno fa e che aspettava solo il sì del Senato per essere convertita in legge. Purtroppo, quello che non era riuscito a fare uno pseudo governo di centro-sinistra non sarà fatto oggi dal nuovo governo che prende le mosse dal populismo del Movimento Cinque Stelle che, sembra, voglia trovare un accordo con la destra di Salvini. E così, centinaia di migliaia di giovani, figli di immigrati nati in Italia rimangono stranieri in patria. Quanto poi agli immigrati con un contratto in regola e con un permesso di soggiorno restano un popolo invisibile. Secondo i calcoli dell’ISTAT si tratta di oltre due milioni di persone che soffrono di una condizione precaria, che a parità di mansioni guadagnano il 36% in meno rispetto agli italiani e costretti a vivere in tuguri pagati a caro prezzo. Ma il punto di crisi più profondo è l’impossibilità degli immigrati di partecipare alla nostra vita pubblica, di fare politica attiva, di esprimere una scelta elettorale: si calcola che il 5,3% della popolazione residente è condannata alla astensione dal voto.  Si parla tanto di integrazione ma in concreto si fa di tutto per tenerli separati dal resto della popolazione spesso mal disposta nei loro confronti e discriminati, se non umiliati, nella vita quotidiana. Gli immigrati pagano le tasse, contribuendo alla spesa previdenziale ma continuano a restarne fuori da ogni prospettiva di inserimento: anche l’insegnamento della lingua, che è il primo e indispensabile momento di integrazione, resta un progetto sulla carta. E’ chiaro che nei prossimi anni, qualunque tipo di governo dovrà affrontare questo problema senza pregiudizi e con la consapevolezza che il lavoro degli immigrati è essenziale per la tenuta dei conti pubblici e per assicurare uno sviluppo sostenibile. Diversamente, l’Italia sarà costretta ad arretrare economicamente rispetto agli altri paesi europei, incapace di uscire dalla recessione e soprattutto lasciando aperto un problema, quello del riconoscimento dei diritti civili agli immigrati, che resta un grosso gap per il nostro paese.

Marzo 2018

Avv. E. Oropallo

 

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