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FORNITURE MILITARI ALL’EGITTO e IL CASO REGENI

Se qualcuno volesse sapere perché il Governo italiano di oggi – ma anche di ieri – abbia tenuto un basso livello nei confronti dell’Egitto per quanto riguarda il caso Regeni, ebbene questa nuova fornitura di materiale bellico all’Egitto del valore di diversi miliardi di euro ne spiega le ragioni. La vendita che il governo italiano si prepara ad approvare riguarda 4 fregate di cui le prime due solo valgono 1,2 mld di euro. Esse verrebbero formalmente assegnate alla marina militare italiana per essere cedute poi all’Egitto. “Ma il programma – come scrive “La Repubblica” del 30 maggio u.s. – prevede la consegna di altre due fregate e di aerei di caccia e caccia intercettatori, uno dei gioielli della Leonardo, impresa militare di punta, che è stata adottata anche recentemente dall’aviazione israeliana”. Una commessa del secolo – aggiunge il quotidiano – che per l’Italia non ha solamente un valore commerciale e industriale”. L’Italia in effetti ha interesse a mantenere un solido rapporto con l’Egitto, anche in considerazione della situazione che si è venuta a creare nel Mediterraneo, a partire dalla questione libica. In realtà, l’Italia intende assicurarsi l’appoggio politico di uno dei paesi più forti del Mediterraneo per non vedere esclusa la propria diplomazia da un eventuale piano di pace che interessi tutta l’area mediterranea, soprattutto dopo il successo militare del governo ufficiale di Tripoli, appoggiato dalla potente macchina bellica della Turchia che non fa mistero di voler diventare il punto di riferimento per il futuro di quest’area così vitale anche sotto il profilo energetico. Conte ha portato il tema al tavolo del Consiglio dei Ministri, appoggiando in questo momento il Ministro degli Esteri Guerini, ma con l’assenso anche del M5S ed in particolare di Di Maio che ha guidato nel recente passato la diplomazia italiana. Molti ministri hanno fatto notare come nel caso Regeni, l’Egitto non ha fornito alcuna collaborazione utile anche perché probabilmente gli autori dell’efferato delitto sono stati agenti della sicurezza egiziana. Per evitare che non si giungesse ad un’intesa facendo saltare tutto l’affare, il governo ha deciso di sospendere ogni decisione che non può che essere collegiale, ricevendo anche l’adesione del Ministro degli Esteri. Saprà il governo sacrificare una commessa militare che vale diversi mld di euro? Nei giorni scorsi in un’audizione al Senato, l’amministratore delegato di Fincantieri, industria di Stato che si occupa della fornitura, aveva dichiarato che “stiamo definendo gli ultimi dettagli e questo sarà un successo per il paese”. Non c’è dubbio che il governo – data l’importanza della commessa – non potrà che dare il suo assenso a questa fornitura di materiale militare. In effetti l’Italia è uno dei più grossi produttori di armamenti a livello mondiale: anche ai tempi dell’invasione dell’Afghanistan da parte delle truppe NATO, oltre alle forniture di elicotteri da combattimento l’Italia fornì milioni di mine anti-uomo, i famosi “pappagalli verdi” come ebbe a definirli Gino Strada di Emergency, che hanno reso invalidi migliaia di bambini, prima che intervenisse un accordo internazionale per bloccarne la produzione. Se questo è vero, crediamo che il governo italiano non esiterà ad approvare questa fornitura miliardaria. D’altra parte, se l’Italia, rinunciasse a questa commessa, ci sarebbero subito pronti altri paesi alleati per sostituirsi all’Italia. E’ chiaro che l’Italia non può rinunziare ad avere un suo ruolo politico nel Mediterraneo, senza contare che in particolare, soprattutto in questo periodo di crisi, l’industria militare è uno dei settori produttivi più dinamici e non intende perdere una commessa come questa. E il caso Regeni? Si continuerà a parlarne ma a questo punto crediamo che i genitori di questo sfortunato studente difficilmente potranno ottenere giustizia, dopo che il governo ha deciso di tener conto soprattutto della “ragion di Stato”.

8/6/2020

Forniture militari all’Egitto e il caso Regeni

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