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EUROPA, EUROPA!

Dopo il tentativo fallito del prof. Conte di formare un nuovo governo, ci sia concesso un primo commento a caldo. Avevamo già scritto di essere preoccupati per la prospettiva di un governo formato da Movimento 5 Stelle e Lega che, ad oltre 60 giorni dalle elezioni, non sono riusciti neppure a mettersi d’accordo sulla figura del Capo del Governo e dei singoli ministri. In effetti, il nome del prof. Conte è uscito fuori solo nell’ultima settimana. Se l’ipotesi del governo Conte è fallita, non può dirsi certo che ciò sia avvenuto per colpa del Presidente della Repubblica che si è opposto, come era suo diritto, recisamente al nome proposto per la carica di Ministro dell’Economia, che si era dichiarato apertamente contrario all’euro e le cui opinioni erano già conosciute. Insistere su quel nome, è stato poco saggio, ma forse dietro il fallimento di oggi probabilmente poteva celarsi anche il timore dei dioscuri di non essere capaci di risolvere i problemi del nostro paese, come avevano promesso nella fase elettorale, con un “contratto” che era sicuramente il libro dei sogni che mai si sarebbe potuto realizzare per mancanza di risorse. Quale momento migliore per rispolverare la polemica nei confronti dell’Europa accusata di voler intromettersi nelle faccende interne degli italiani? Ebbene, c’è da dire che i due partiti anti europeisti, non hanno mai nascosto la loro avversione ai moniti che son venuti dall’Europa, preoccupata sia della tenuta dei conti come dei progetti folli della Lega che tendeva ad isolare l’Italia all’interno dello schieramento europeo. Di qui il nuovo tentativo del Presidente Mattarella di incaricare Cottarelli di formare un governo il cui compito è quello di traghettare gli italiani ad un nuovo appuntamento elettorale che potrebbe essere anche nel mese di luglio. Ma il rischio di un nuovo governo populista resta e non c’è neppure molto tempo per denunziare la reale inconsistenza del loro programma e l’impreparazione dei suoi capi per risolvere i problemi degli italiani. Chiudere le frontiere e respingere i migranti sono in effetti due aspetti di una stessa politica che potrebbe pregiudicare fortemente lo sviluppo della nostra società perché il rischio, non nascondiamolo, è forte in quanto, per incapacità di una sinistra logora e maldestra, si è lasciato ampio spazio alle politiche della destra tradizionale con il codazzo dei nuovi apostoli del Movimento 5 Stelle, che volevano cambiare il mondo senza averne neppure l’esatta percezione. Nella storia dello sviluppo della società umana, siamo ad uno di quei punti di svolta che possono segnare il futuro dell’umanità intera, se non si mette fine ad un ciclo di sfruttamento feroce e incontrollabile delle risorse della Terra, che non sono inesauribili, di cui sono fenomeni più che evidenti sia il movimento migratorio di milioni di persone alla ricerca di migliori condizioni di vita, sia l’inquinamento del pianeta con il conseguente esaurimento delle falde acquifere, sia il disgelo dell’Artico che può presentare nuove possibilità di sviluppo ma anche nuove occasioni di conflitto per il controllo delle enormi risorse che nasconde l’Artico. L’asse dello sviluppo, probabilmente, nei prossimi decenni si sposterà dal centro al Nord estremo, favorendo quelle regioni oggi scarsamente popolate e quei paesi, come quelli del Nord Europa, più vicini alle nuove zone di sviluppo. E’ chiaro che nessuna nazione, nessun paese da solo potrà dirsi capace di gestire questi cambiamenti. Parlare di interessi nazionali è un anacronismo storico perché i processi di sviluppo possono essere controllati solo da aggregazioni di Stati che possono dialogare con gli altri Stati, che oggi sono già in grado di gestire questi cambiamenti. In questo quadro, mentre paesi come la Russia, la Cina, gli USA sono già pronti a partire, L’Europa fa la figura della Cenerentola in quanto, malgrado conti su una popolazione di circa 500 milioni di persone, per il persistere di resistenze sovraniste, di gelosie nazionali, di pregiudizi storici, stenta a farsi riconoscere come protagonista dagli altri paesi. L’unica soluzione sta dunque nel riformare l’Europa ma non nel senso che vorrebbero i nazionalisti ma nel senso esattamente opposto. Non bisogna, come vorrebbero gli apostoli del nazionalismo, restituire sovranità ai governi nazionali, ma bisogna rafforzare l’Europa da tutti i lati, accrescere il potere delle autorità centrali, come è avvenuto per il settore economico e finanziario, programmare un sistema di sicurezza comune, centralizzare ancora di più il potere politico concedendo maggiori poteri agli organi elettivi come il Parlamento europeo: in pratica si tratta di lottare per la nascita degli Stati Uniti d’Europa, prospettiva che è la sola in grado di tirar fuori dalla palude i popoli europei. Certo si tratta di riforme che sono difficili da realizzare ma non possiamo dare via libera alle falene del nazionalismo e del sovranismo di continuare ad ingannare ed illudere i popoli di questo continente. E questo senza dimenticare che i principi umanitari su cui l’Europa ha costruito più di cinquant’anni di storia non possono e non potranno essere sacrificati. Ci vorrà tempo e impegno per cambiare l’Europa, ma questo non è un buon motivo per lasciare che l’Europa vada alla deriva perché, se va alla deriva l’Europa, ci andrà anche l’Italia ma l’Italia potrebbe anche soccombere da sola in questo nuovo ciclo storico.

Maggio 2018

(Avv. E. Oropallo)

 

EUROPA EUROPA

 

 

 

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