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BREXIT – TO BE OR NOT TO BE

Dopo la decisione del governo inglese di uscire dall’UE, a seguito dell’esito del referendum svolto nella primavera del 2016, non sono poche le voci, all’interno del paese, che si sono levate per ritornare su questa decisione, frutto di un grave errore politico dell’allora premier Cameron. A partire dall’ex primo ministro Blair per non parlare della decisione del premier scozzese di voler indire un referendum per staccarsi dalla Gran Bretagna e restare nell’UE. Decisione politica rinviata solo se il processo della Brexit giungesse in porto. Perché alla luce delle difficoltà che sta affrontando il governo inglese sia all’interno che nei rapporti con gli alleati internazionali potrebbe paradossalmente aversi una rinunzia da parte della Gran Bretagna, possibile fino a quando non sia conclusa tutta la procedura di distacco. Tutta una schiera di analisti politici e cattedratici stanno spingendo per questa soluzione in quanto la Brexit potrebbe rimettere in discussione l’unità del paese. Obiettivamente, sono poche le possibilità di un passo indietro del governo inglese anche se, in politica, tutto può essere rimesso in discussione. Tra i più accesi sostenitori di un’inversione di rotta spicca il prof. Thimoty Garton Ash, docente di studi europei all’Università di Oxford, autore di saggi di storia contemporanea e politica il quale a più riprese ha scritto sull’argomento. Nel maggio 2017 scrive in un suo articolo “ la Brexit è una tragedia ma c’è ancora molto che si può fare prima dell’atto finale”. Ancora nel gennaio di quest’anno – sempre sul suo sito – scrive che “niente è impossibile nella politica moderna. Ma se molti europei vogliono realmente che la Gran Bretagna resti nell’UE, hanno bisogno di far sentire la loro voce adesso”. Al prof. Garton Ash replica su “La Repubblica” dell’8 gennaio scorso Andrea Bonanni – corrispondente de “La Repubblica” a Bruxelles il quale giustamente nota che la decisione di uscire dall’UE sia stato solo un atto unilaterale del governo inglese, anche se essa ha colto di sorpresa i britannici ma non gli europei. Infatti, fin dall’ingresso nell’UE, le capitali europee hanno sempre percepito istintivamente l’insofferenza degli inglesi vero il progetto europeo. Va ricordato che il governo inglese si è opposto sempre a qualsiasi tentativo di creare una difesa europea comune, rifiutando l’ingresso nella moneta unica, dicendo no agli accordi di Schengen e difendendo ad oltranza il diritto di veto nell’ambito del Consiglio di Europa. La seconda spiegazione – scrive Bonanni – “è che per gli inglesi quello con l’Europa è stato sempre un matrimonio di interesse”. Anche le argomentazioni del prof. Garton Ash a favore del ritorno in seno all’UE puntano tutte sul danno economico che ne deriverebbe alla Gran Bretagna. “Per i continentali – scrive ancora Bonanni – o perlomeno per il nucleo storico dei paesi fondatori, la scelta europea non è mai stata solo una questione di convenienza”….. “Essi sono pronti a correre il rischio della separazione nella speranza di poter ritrovare le ragioni del loro stare insieme”. Soprattutto liberi di poter costruire il futuro di questa organizzazione promuovendo sia una collaborazione nel campo della difesa comune per sottrarsi all’abbraccio spesso soffocante della Nato sempre più soggetto alle scelte politiche e militari degli USA, sia per procedere nella direzione della moneta unica che sarebbe adottata da tutti i paesi dell’UE. Certamente, se sarà assicurato l’adesione di tutti i paesi a queste prime decisioni, ebbene si potrà senz’altro recuperare il tempo perduto. A tal proposito, può sembrare paradossale, ma è stata la Gran Bretagna stessa a chiedere oggi di poter aderire a questo progetto, quando era stata in passato essa stessa ad avversarlo. Nello stesso tempo, proprio in questi giorni la Gran Bretagna e l’UE, attraverso i loro mediatori, stanno cercando una soluzione comune per determinare la data dell’uscita dall’UE. L’unico scoglio che sembra frapporsi a questa decisione sarebbe ancora una volta il destino dell’Irlanda del Nord che sembra deciso a coltivare un progetto di riunificazione con l’Irlanda, che già è membro dell’UE. Ma resta l’incognita della Gran Bretagna che non sembra sia disposta ad accettare queste ipotesi che potrebbe segnare la fine dell’unità del paese con una fronda scozzese che insiste per una piena autonomia dal potere centrale. E’ prematuro pertanto fare delle previsioni anche perché c’è il rischio che un irrigidimento della Gran Bretagna potrebbe far saltare di qui a qualche mese qualsiasi ipotesi di accordo faticosamente raggiunto.

Marzo 2018

(Avv. E. Oropallo)  

 

 BREXIT. TO BE OR NOT TO BE

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