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BREXIT E IRLANDA DEL NORD

Ad un anno dall’uscita dell’UE – scrive La Repubblica del 10 gennaio u.s. – Brexit riscalda sempre meno i cuori del Regno Unito. Anche nel partito conservatore Lord Frost, che all’epoca fu capo-negoziatore britannico con l’UE, ha abbandonato il governo Johnson di recente. Forse non si è visto ancora il potenziale della Brexit soprattutto a lungo termine”. Ma ci sono dati inconfutabili che mostrano come la Brexit sia stata una scelta infelice per il Regno Unito. La situazione, tutt’altro che tranquilla, potrebbe peggiorare da quest’anno, a tener conto che il governo inglese dal 1° gennaio u.s. ha deciso, come fa l’UE da un anno, di introdurre i controlli alla frontiera britannica di merci provenienti dall’UE. Sul fronte dell’economia si prevede – secondo l’Office for Budget Responsibility –che la Brexit contrarrà l’economia del Regno Unito di almeno il 4% nel lungo termine mentre i nuovi accordi di libero scambio con Australia e Nuova Zelanda sono di scarso rilievo e quelli in negoziazione con USA e Sud Est asiatico sono complicati. Anche per i servizi i dati sono negativi. Nella prima metà del 2021, l’import-export di servizi con l’UE è calato del 37% mentre l’inflazione è aumentata al 6% obbligando la Banca d’Inghilterra ad alzare i tassi. In questo quadro, le famiglie più povere, potrebbero pagare un conto salato erodendo il consenso di Johnson proprio in quelle aree che lo hanno fatto trionfare nel 2019. Il giornale inglese Telegraph scrive “sta scadendo il tempo per dimostrare che la Brexit non sia un fallimento storico”. Un problema che resta ancora irrisolto è quello tra l’Irlanda del Nord che fa parte della Gran Bretagna e la Repubblica d’Irlanda che fa parte dell’UE. Rapporto regolato dal Protocollo sottoscritto dal Regno Unito e dall’UE, come parte dell’accordo sulla Brexit, per evitare il ritorno ad una frontiera rigida tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda. L’accordo prevede che tutte le merci provenienti dalla Gran Bretagna vadano controllate al loro ingresso in Irlanda del Nord. Controllo che non è stato ancora attuato in attesa che Londra e Bruxelles trovino una situazione alternativa. Secondo il governo britannico le merci in arrivo dalla Gran Bretagna dovrebbero poter entrare in Irlanda del Nord senza controlli, anche se gli standard sono diversi. La Commissione Europea si è detta disposta a ridurre i controlli ma non intende rinegoziare il Protocollo. Il rischio è che si riaccendano le tensioni tra le comunità dell’Irlanda del Nord. In effetti l’UE ha proposto di ridurre dell’80% i controlli sui prodotti alimentari ma Londra chiede che l’accordo sia rifatto. In segno di protesta contro l’accordo l’unionista Paul Givan, primo ministro dell’Irlanda del Nord, il 3 febbraio si è dimesso dalla sua carica. Qualche giorno prima il ministro dell’agricoltura dell’Irlanda del Nord aveva chiesto ai funzionari di frontiera di fermare i controlli sulle merci che entrano in Irlanda del Nord provenienti dal Regno Unito. La reazione della Repubblica d’Irlanda è stata immediata chiedendo che il governo britannico rispettasse il diritto internazionale. Le dimissioni del Primo Ministro dell’Irlanda del Nord hanno contribuito ad esasperare ulteriormente lo scontro. Givan ha motivato la sua decisione spiegando che il Protocollo “ rappresenta una minaccia per il futuro dell’Irlanda del Nord all’interno del Regno Unito” in quanto sarebbe una sorta di frontiera nel Mare d’Irlanda. Il Partito Democratico Unionista filo-britannico, attualmente il più grande partito nell’assemblea regionale dell’Irlanda del Nord, in questi mesi ha visto vacillare il proprio consenso e ha perso il sostegno anche dei gruppi unionisti più moderati per cui gli ultimi sondaggi dicono che il Sinn Fein, alle elezioni di maggio, potrebbe ottenere la maggioranza dei consensi nell’Irlanda del Nord dopo aver già ottenuto un risultato simile nella Repubblica d’Irlanda nelle elezioni del 2020. Anche perché il Sinn Fein non nasconde di volere la riunificazione delle due parti dell’Irlanda. Una prospettiva repressa nel sangue nel secolo scorso dalla Gran Bretagna che non vuole ancora fare oggi i conti con la storia. Anche l’elettorato unionista si sta rendendo conto che il governo di Londra ha sacrificato ancora una volta le aspettative del popolo irlandese. Il Sinn Fein nelle elezioni del 2017 ha conquistato nell’Irlanda del Nord il 27% dei voti. In primavera ci saranno dunque le elezioni politiche per cui, in caso di maggioranza, il Sinn Fein potrebbe riproporre un referendum per unire le due parti divise dell’isola e questo preoccupa molto – più che gli unionisti – soprattutto il governo centrale perché potrebbe presentarsi l’occasione per gli irlandesi di raggiungere l’obiettivo della riunificazione in modo del tutto democratico.

BREXIT E IRLANDA DEL NORD

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