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Alle urne! Alle urne!

In queste ultime settimane sembra che il PD abbia raggiunto un accordo con altre forze politiche per partorire una legge elettorale che consenta di andare alle elezioni. Ufficialmente, il sig. Renzi – nella sua veste di segretario del PD – aveva assicurato che avrebbe appoggiato il governo attuale fino alla fine naturale della legislatura ma sembra che dietro le quinte stia lavorando per mandare all’aria questo governo e andare di nuovo allo scontro elettorale. A dire il vero, non è che siamo affezionati a questo governo, creato ad arte dallo stesso Renzi ma neppure si può tollerare che, di punto in bianco, si vada a votare per dare spazio ad una nuova coalizione che sarebbe la ripetizione di quanto già abbiamo visto in passato. Che Renzi abbia resuscitato l’ipotesi di un esecutivo con l’appoggio di Forza Italia o del Movimento 5 Stelle – due cavalli di razza della scuderia parlamentare – è affar suo anche se appare improbabile che possa resuscitare Lazzaro (Berlusconi) o stringere un patto col fido scudiero del gruppo 5 Stelle, buon attore di teatro ma pessimo personaggio politico. E’ certo comunque che Renzi voglia prendersi al più presto una rivincita elettorale sui vari avversari politici (ma anche su chi gli sta vicino) liberandosi però di tutti i cortigiani di cui si è circondato in questi anni dando il benservito a molti alleati di governo. La soglia stabilita del 5% non va giù a tutta una platea di soggetti che scalpitano temendo, a giusta ragione, di essere abbandonati a se stessi, senza possibilità di andare ad occupare un posto in Parlamento. Quello che ci preoccupa invece è che la fine del governo segna la fine di tutti i progetti di riforma che già erano in cantiere e che in questi mesi attendevano solo un secondo passaggio alle Camere. Mi riferisco in particolare ad una legge, quella dello jus soli, per la quale, pur ampiamente ridimensionata, si era battuto ai suoi tempi lo stesso Bersani che ne aveva fatto il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale e appoggiata poi anche dal governo Renzi. Legge che è bloccata in Commissione affari costituzionali in Parlamento malgrado già sia stata approvata dalla Camera dei Deputati. Una legge che sarà difficile approvare in questa legislatura anche per la forte opposizione annunciata dalla Lega e con una maggioranza risicata al Senato. Per oltre un milione di giovani, nati e cresciuti in Italia, tutto è appeso al filo della politica. Per l’approvazione rapida della legge è sceso in campo il ministro Del Rio, certamente uno dei ministri più seri di questa compagine governativa che su “La Repubblica” del 2 giugno ha rivendicato il diritto per questi giovani che “sono italiani di fatto e non di diritto….che non si sentono né sono stranieri, fiduciosi che si troverà il tempo per festeggiare la Repubblica dando una nuova legge di cittadinanza più giusta…”. Vorremmo avere la stessa certezza del ministro ma la realtà non induce ad essere ottimisti. Perché dovrebbe passare questo appello quando anche il governo attuale ha deliberatamente lasciato in un cassetto questo progetto di legge? Ricordiamoci che questo diritto, a lungo atteso da una parte dei “nostri giovani”, non è solo un passo avanti nel processo di integrazione ma rappresenta una risorsa per il futuro di questo paese che può contare su una forza sociale giovane ed entusiasta, che parteciperà alla vita politica e sociale del nostro paese nei prossimi decenni. L’egoismo stolto dei politicanti che si richiamano alla difesa dell’identità nazionale non può fermare il corso della storia.              Ma v’è un’altra proposta di legge che è stata già approvata in Senato e dovrebbe essere approvata dalla Camera dei Deputati ed è quella legge che introduce il reato di tortura nel diritto penale italiano. Una carenza questa più volte denunciata da molte organizzazioni ma anche da parte di organismi internazionali, in primo luogo dalla CEDU. Ricordiamo che, per i fatti di Genova del 2001, non è stato possibile condannare i responsabili di quel massacro perché il reato di tortura non era previsto. In tutti i casi di gravi abusi sulle persone da parte dei servizi di sicurezza dello Stato, e ce ne sono stati tanti in questi ultimi anni, non è stato possibile condannare i persecutori ancora in assenza del reato di tortura. Lo stesso senatore Manconi, uno dei primi firmatari della proposta di legge, si è detto d’accordo per l’approvazione della legge anche se – nel corso del dibattito parlamentare– essa è stata ampiamente rimaneggiata. Ma forse questa fine anticipata della legislatura serve ancora una volta a rinviare per anni l’approvazione di una legge che è un segnale di civiltà. Evidentemente, neppure questo Parlamento, malgrado una formale adesione alo spirito della norma, ha un vero interesse ad introdurre questa nuova figura di reato. Non c’è da meravigliarsi più di tanto perché sappiamo come questo Stato ed i suoi rappresentanti in Parlamento di fatto hanno cercato prima di annacquare la responsabilità dei corpi di polizia e oggi di sabotare la legge. Si tratta infatti di un vero e proprio sabotaggio per il quale il Parlamento attuale dovrà rispondere, se non difronte alla storia, perlomeno difronte agli elettori.

Giugno 2017

(Avv. E. Oropallo)

 

 Alle urne! alle urne!

 

 

 

 

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