skip to Main Content

FUNERALI DI STATO

La scorsa settimana si è celebrato a Genova il funerale del ponte Morandi crollato al suolo in una nuvola di polvere, grazie alle potenti cariche di dinamite di cui era stato imbottito. Per i funerali di Stato non potevano mancare i becchini del potere ed infatti in prima linea erano presenti sia il vice presidente del Consiglio Di Maio che il suo compare di cordata il sempre onnipresente gran Comandante Matteo Salvini. E come in un funerale di Stato che si rispetti, non sono mancati, dietro le ufficialità, frizzi e lazzi tanto per far passare la tristezza per una così grave perdita. E così Di Maio non ci ha risparmiato la solita accusa contro la società Autostrade colpevole del crollo del ponte. Come riporta “La Repubblica” del 29.6 u.s. “prima del 14 agosto ritireremo le concessioni alla società Autostrade colpevole di non aver fatto la manutenzione del ponte” afferma l’illustre ministro di governo. Poco importa che, in realtà, la magistratura non ha ancora stabilito le cause del crollo. Tanto basta a fare passerella, tanto basta a rafforzare la squadra di governo. Poco importa che il ministro delle infrastrutture, altro eccellente membro del governo, l’on. Toninelli non abbia neppure rivolto alla concessionaria Autostrade alcuna contestazione “puntuale” “per gravi inadempienze, come prevede il testo della convenzione stessa”, come scrive il quotidiano. A questo punto bisognerebbe ricordare a questi autentici moschettieri che la eventuale revoca della concessione comporterebbe – a termine di contratto – un risarcimento danni alla società Atlantia per un importo di oltre 20 miliardi di euro parametrato sugli utili previsti fino alla scadenza originaria della concessione prevista per il 2042. Quale valenza può avere una dichiarazione del genere, fatta pubblicamente e ripetutamente da un vice presidente del Consiglio? Nello stesso tempo Di Maio non risparmia neppure un giudizio tranchant sullo stato della società, definendola azienda “decotta” e a dar man forte a Di Maio interviene dal lontano Giappone anche il mitico premier Conte che annuncia “abbiamo avviato una procedura di contestazione alla società concessionaria…”. Ma quante volte si è ripetuto questo refrain nel corso di un anno? E perché si continua a dare una falsa rappresentazione della realtà anche da parte di un emerito giurista come Conte? Lasciamo perdere le cose serie e ritorniamo al nostro evento. Che si trattasse di una ennesima passerella per fare un po’ di propaganda, il nostro Di Maio, dopo che la televisione aveva seguito da vicino tutte le operazioni di questo avvenimento, quasi si trattasse di un evento sportivo, si è lamentato perché la telecamera lo ha messo in un secondo piano, riempiendo lo schermo con il faccione barbuto di Salvini e del suo amico Toti. Salvini che, per stemperare l’atmosfera lugubre, col suo ghigno sempre scolpito sulla bocca, chiedeva a Toti perché non avesse portato con sé la Carfagna! “Con questo caldo, aggiungeva, avrebbe rinfrescato l’aria”, a conferma del suo machismo. Come in tutte le riviste di avanspettacolo – anche esse ricordo di un’epoca felice della politica – non sono mancati gli applausi mentre il ponte crollava. Forse non ci si rende conto che l’applauso, unico modello in Europa, può andar bene ad una festa. Ma qui non c’erano fuochi d’artificio sul mare – come si poteva immaginare – ma il crollo di un ponte! Gran brutto segnale! E come scrive “La Repubblica” “…di nuovo una vergogna necessaria è stata trasformata in fierezza nazionale, un funerale obbligato in un battesimo recitato, un rovinoso fallimento nel taglio di un nastro (esplosivo), e la distruzione delle rovine di un disgraziatissimo ponte, che pure fu il simbolo del modernismo italiano, in un nuovo Rinascimento”.  Un modernismo che, sulle tracce della architettura di regime tentava di nascondere le miserie di un popolo che ancora non era uscito dalla guerra e la miseria oggi dei nostri tempi dove la menzogna è diventata viatico per avere successo.

Chi ne farà le spese?

Luglio 2019

Funerali di Stato

Back To Top
Translate »