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La riforma della magistratura onoraria

Sulla G.U. n. 99 del 29.4.2016 n. 57 è stata pubblicata la l. n. 57/16 del 28.4.2016 “contenente delega al Governo per la riforma organica della magistratura onoraria e altre disposizioni sui giudici di pace”. Innanzitutto, non vediamo le ragioni di questa delega: trattandosi di una legge di riforma della magistratura onoraria – che tanta parte ha nell’organizzazione della giustizia in Italia – sembrava corretto arrivare ad una legge che fosse condivisa da tutti i gruppi parlamentari, all’esito di un confronto democratico su una legge che dovrebbe costituire un pilastro nella riforma della giustizia. Ma ormai il governo in Italia, frutto di compromessi e più spesso espressione di consorterie di potere, non riesce più a concepire quale sia il rispetto dei poteri costituzionalmente garantiti. E così spesso il passaggio in Parlamento per l’approvazione di una legge si è trasformato in una passerella di belle donne e arena di scontri fumosi e roboanti ma senza alcuna chiarezza politica. Motivo per cui, appena entrata in vigore la legge, i Giudici di Pace hanno incrociato le braccia dal 6 all’11 giugno. L’atto di proclamazione dello sciopero è un atto di accusa contro la scelta governativa lamentando i vertici della categoria che “la legge delega di riforma della magistratura cd. onoraria va esattamente nella direzione opposta da quanto promesso negli incontri di mera facciata, avuti negli ultimi due anni”. L’associazione dei magistrati onorari accusa il Governo di aver fatto ricorso ancora una volta a scelte non condivise dall’associazione in un clima di dichiarata ambiguità rimproverando al Governo – in violazione del principio comunitario di non discriminazione – di aver posto tutti gli oneri contributivi a loro carico, di confermare una delega in bianco nella determinazione dei compensi dei magistrati di pace e onorari e di aver affidato il coordinamento dell’attività dei Giudici di pace al Presidente del Tribunale. Un sistema di controllo non gradito ma, a nostro avviso, efficace se effettivamente funzionasse anche perché la preparazione dei magistrati onorari, spesso privi di precedenti esperienze giudiziarie, è carente sotto il profilo professionale e criticabile sotto il profilo dell’affidamento. Sarebbe stato opportuno destinare un fondo speciale per coprire le spese di formazione e aggiornamento soprattutto dei giovani che chiederanno di coprire questi incarichi. E non saranno pochi, visto che è sempre più raro per i giovani avviare ex novo un’attività professionale che richieda una preparazione adeguata e la disponibilità di discrete risorse finanziarie. I problemi di fondo restano anche perché si vorrebbe una riforma ma senza spese e ciò non farà che abbassare da una parte la professionalità di chi opera questa scelta e dall’altra rendere un servizio agi utenti sempre più scadente. Per semplificare, avremo un sistema giudiziario che destinerà poche risorse alla magistratura onoraria andando a rafforzare quei settori – come quello societario – nei quali è necessario assicurare rapidità nelle decisioni, come richiede da tempo l’imprenditoria italiana. Nei prossimi mesi, avremo modo di valutare più ampiamente gli effetti di questa ennesima manovra nella scia del folto elenco delle mini-riforme, sempre in corso revisione, che affossano ogni prospettiva di certezza del diritto.

Giugno 2016

Nota a cura avv. Oropallo

La riforma della magistratura onoraria 

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