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Il referendum costituzionale e le reazioni a livello internazionale

Non c’è dubbio che l’attenzione degli osservatori internazionali si sia andato progressivamente spostando dal problema bancario sul referendum per le modifiche della Costituzione. Lo rileva in una sua analisi su AffarInternazionali.it l’ambasciatore Armellini, aggiungendo che “l’attenzione esterna non è rivolta tanto alla sostanza delle riforme, quanto alla loro incidenza sulla stabilità del paese e di un sistema politico fragile, senza dare troppo credito alle previsioni apocalittiche dei due schieramenti”. “L’Italia – scrive ancora l’autore – è un partner importante nell’Alleanza Atlantica che può svolgere un ruolo di mediazione nei contrasti crescenti con la Russia di Putin, con un ruolo decisivo anche per l’equilibrio geopolitico del Mediterraneo”. Insomma, “agli osservatori esterni poco importa se la riforma comporterà o meno la modernizzazione del nostro paese o se un parlamento eletto, come è nelle previsioni della riforma, possa cancellare ritardi e inefficienze. Di fatto essi non richiedono neppure che sia assicurata la governabilità dell’Italia a lungo termine quanto la capacità di far fronte alle scadenze immediate. Certamente la riforma è brutta e la legge elettorale un pasticcio da correggere prima che sia troppo tardi”. Oggi, quindi, pur con tutte le riserve, conclude l’autore per avere un contraddittore valido “meglio tenersi il Renzi che c’è, spingendo perché faccia tutto ciò che gli alleati si attendono”. Insomma, meglio tenersi un fedele partner disponibile al dialogo piuttosto che sfidare un futuro incerto. Dunque, l’appoggio dell’amministrazione Obama e quello tiepido della Merkel non prendono in considerazione le possibili ricadute della vittoria del SI’ sul piano istituzionale. Si guarda, come si diceva, alle ricadute immediate di oggi, più che alla governabilità a lungo termine. Quindi, andare a votare, turandosi il naso. Ma proprio questo è quello che gli italiani non dovranno fare perché non si può mettere in discussione l’assetto istituzionale, lasciando aperte tutte le problematiche della governabilità. E’ proprio questa prospettiva che i sostenitori del NO intendono scongiurare.

Novembre 2016

(Avv. E. Oropallo)

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