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I COSTI DELLA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA

Nell’aprile scorso, in pieno conflitto, il Presidente della Banca Mondiale David Malpass provava a calcolare quale potesse essere il costo della ricostruzione del Paese. Le istituzioni finanziarie e internazionali, dichiarava il presidente, “non possono sostenere da sole il peso economico e i paesi dell’Europa Occidentale dovranno contribuire attingendo agli ingenti fondi di cui dispongono“. Strano che questo rappresentante della Finanza Internazionale non abbia fatto cenno alcuno agli USA che in gran parte hanno contribuito dietro le quinte a preparare e poi a sostenere questo conflitto. Secondo una prima stima la ricostruzione dell’Ucraina dovrebbe costare 400 miliardi di euro ma il conto è cresciuto, visto che il conflitto che doveva durare pochi mesi sta entrando nel terzo anno di guerra, per cui oggi la spesa è schizzata su fino a 800 miliardi di euro.

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L’amministrazione finanziaria americana ritiene che questa spesa debba essere sostenuta dall’UE dimenticando che il conflitto è stata preparato proprio dagli USA e dalla NATO suo braccio operativo. Cambiando opinione, qualche settimana fa Biden ha dichiarato che della spesa della ricostruzione debba farsi carico esclusivamente la Russia responsabile di aver scatenato questa aggressione, suggerendo che potrebbero essere utilizzati a tal fine i fondi russi congelati nei depositi bancari sparsi in diverse banche europee.

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La Commissione degli Affari Esteri del Parlamento ucraino ha chiesto al Presidente del governo italiano, che assumerà quest’anno la guida del G7, di confiscare a favore dell’Ucraina le risorse finanziarie della Banca Centrale russa, ritenendo che sia una misura pienamente compatibile con il diritto internazionale.

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Una richiesta insostenibile oggi, a conflitto ancora in piedi, senza che sia stata accertata la responsabilità della Russia di aver scatenato il conflitto. Se venisse accertato, come ritiene la Russia, che tutto sia derivato da una scelta precisa dell’amministrazione USA, di concerto con i paesi dell’UE per sondare una capacità di reazione dell’apparato militare russo in caso di aggressione, sarebbero gli USA a doversi far carico delle spese di ricostruzione, dopo aver trascinato in questo conflitto i paesi membri dell’UE – malgrado la riluttanza di alcuni di questi (legati alla Russia per gli approvvigionamenti energetici) ed alla luce degli intensi rapporti commerciali tra Russia e UE.

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Non dimentichiamo che per anni gli USA hanno insistito per bloccare la costruzione del gasdotto Nord Stream 2, che era stato progettato per portare il gas proveniente dalla Russia in Europa Occidentale attraverso il Baltico. Gasdotto che nel corso di questo conflitto è stato reso inutilizzabile da un atto di sabotaggio su cui si deve ancora fare luce, anche se appare chiaro che quest’atto sia servito solo alla politica imperialista degli USA, che ha costretto gli stati UE ad acquistare petrolio ed altri prodotti degli idrocarburi dalle industrie USA a prezzi maggiorati rispetto a quelli praticati dalla Russia.

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C’è da aggiungere che Putin ha già fatto sapere che ci saranno pesanti reazioni sul piano militare per contrastare questo che potrebbe essere considerato un vero e proprio atto di pirateria. I conflitti in corso rischiano di infliggere il colpo di grazia al sistema internazionale centrato sull’ONU, per cui è probabile che di questi temi si parlerà nel corso del G7 che l’Italia presiederà quest’anno e successivamente nel Summit of the Future organizzato da Guterres – ben sapendo che, se non si aggiornano le regole, rimane solo la logica della prepotenza…per cui questa potrebbe essere l’ultima chiamata per salvare questa organizzazione internazionale.

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L’ONU ha infatti dimostrato negli ultimi tempi di non avere più alcun potere per fermare i conflitti in corso in ogni angolo della Terra, prigioniero com’è delle decisioni del Consiglio di sicurezza nel quale sono presenti stabilmente i rappresentanti dei paesi vincitori nel secondo conflitto mondiale. I quali dispongono del diritto di veto con cui possono paralizzare le risoluzioni assunte dalla Assemblea generale. La debolezza di questo organismo, si è dimostrata drammatica nella guerra di aggressione che lo Stato di Israele ha scatenato nei confronti del popolo palestinese. Il governo israeliano non ha preso in considerazione le risoluzioni votate a larga maggioranza dalla Assemblea che chiedeva a Israele di cessare ogni attività bellica nei confronti dei Palestinesi. Ci aspettiamo che anche per questo conflitto ci sarà un copione del genere.

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Certo però che c’è un rischio maggiore, in quanto una misura di sequestro dei fondi russi potrebbe innescare un nuovo conflitto di cui oggi non si possono prevedere le conseguenze. I paesi UE non sono tutti disponibili a farsi carico dei costi di questa guerra che potrebbe durare fino al 2025 e oltre, mentre il Presidente Biden è impegnato negli USA nella campagna elettorale – per cui potrebbe essere questo il momento opportuno per mettervi fine. Certo tutto dipenderà dalla capacità dell’UE di contrastare la linea politica degli USA. Ma bisogna pure uscire allo scoperto se effettivamente si vuole costruire un Europa federale che possa competere per un cambiamento della politica mondiale.

Gennaio 2024

I COSTI DELLA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA

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