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IL PREMIO NOBEL PER LA PACE ASSEGNATO AL WORLD FOOD PROGRAMME

E’ notizia di qualche giorno fa che il Premio Nobel per la Pace quest’anno è stato assegnato al World Food Programme, l’agenzia delle Nazioni Unite con sede a Roma che si occupa di assistenza alimentare, fondata nel 1961 per assicurare a volte anche solo una scodella di minestra a quelle popolazioni che sono decimate non solo dalla pandemia ma dalla fame endemica. Sono 690 milioni nel mondo a soffrire la fame, che potrebbero passare a 840 milioni nel 2030, a meno che non cambino le politiche. Senza contare che si tratti di una stima per difetto in presenza di questa pandemia che certamente contribuirà a far salire il numero di quanti soffrono per la fame. Sono passati quasi 60 anni dalla nascita di questo organismo che in questo periodo, dovunque la guerra o il clima impazzito abbiano posto a rischio la vita di intere popolazioni, l’agenzia si è prodigata per portare il suo aiuto. Già nel maggio 2018 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha riconosciuto il legame che passa tra fame e conflitti. Il Direttore del WFP ha dichiarato “dove ci sono povertà e diseguaglianza, c’è più disperazione”. “Il mondo non potrà eliminare la fame se non c’è pace e dove c’è fame i conflitti peggiorano”. Il premio arriva dopo una stagione di sforzi sovraumani perché la pandemia ha aggravato le condizioni di insicurezza alimentare ed è un riconoscimento anche alla struttura generale delle Nazioni Unite. “La Repubblica” del 10 ottobre scorso scrive che “il Comitato del Nobel ha voluto polemicamente riconoscere che l’organizzazione delle N.U. è uno strumento imperfetto, ma resta l’unico su cui l’umanità possa contare al di là di ogni bandiera”, in controtendenza con quei governi, in prima linea quello USA, che fanno di tutto per screditare e rallentare il lavoro di questo organismo, facendo mancare anche i fondi necessari per portare avanti le iniziative in corso in tutto il mondo. Il Direttore della FAO, Qu Dongyu, ricordando i caduti nella lotta contro la fame, sottolinea che questo premio è un’ “iniezione di energia”. “Un’energia preziosa per il WFP con 17 mila dipendenti che lavorano sul campo, nelle zone di crisi in 83 nazioni per assistere quasi 90 milioni di persone”. “Se la FAO è il Ministero dell’Agricoltura di tanti paesi – aggiunge il vicedirettore del WFP Manoj Juneja – noi siamo i Vigili del Fuoco. E di incendi da affrontare, là fuori ce n’è tanti”. Ricordando in questo momento di crisi e di dolore per tante famiglie, anche chi si è sacrificato per assicurare a milioni di persone nel mondo intero almeno di vincere la battaglia quotidiana per la sopravvivenza. Quando ci si ricorda che l’Occidente sviluppato manda al macero ogni anno milioni di tonnellate di cibo che non riesce a consumare, andiamo col nostro pensiero e con la nostra solidarietà ad aiutare chi, per puro caso, è nato in paesi dove non sempre è possibile assicurare la sopravvivenza quotidiana. Cerchiamo di ridurre la forbice tra paesi ricchi e paesi poveri dove un’umanità dolente rivendica solo il suo diritto alla vita.

23/10/2020

IL PREMIO NOBEL PER LA PACE ASSEGNATO AL WORLD FOOD PROGRAMME

 

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