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VIOLENZA E ORDINE PUBBLICO

Non è un caso che nella presente congiuntura, quando salta ogni forma di controllo sull’attività della Forza Pubblica, si assiste ad episodi sempre più frequenti di violenza indiscriminata nei confronti di cittadini inermi, malgrado gli alti gradi dei CC e della Polizia di Stato sono pronti a riconoscere che si tratta solo, come al solito, di mele marce che non mettono in discussione la tenuta della democrazia anche all’interno dei corpi di polizia. Una difesa che si scontra con la realtà quotidiana che mostra come le forze di polizia ripetutamente violino i diritti dei cittadini, di quelli liberi, come di quelli reclusi, quasi si trattasse di una pratica liberatoria. Vogliamo dimenticare quanto è accaduto nelle carceri italiane nel corso della pandemia? Certo, dopo lunghi mesi, Draghi e la ministra di giustizia si sono recati a S. Maria C. Vetere, dove la polizia carceraria ha commesso una vera e propria mattanza nei confronti dei detenuti, manifestando la loro severa condanna per questi efferati “episodi” di violenza. Ci mancava pure che non lo facessero, ma con notevole ritardo, lasciando che si potesse trovare modo e tempo di modificare le prove o di rendere particolarmente difficile la ricerca della verità, come dimostrano le intercettazioni telefoniche eseguite nei confronti degli indagati e senza che si siano presi provvedimenti nei confronti degli stessi. Senza dimenticare i tanti casi – a partire dalla vicenda di Stefano Cucchi – fermato dai CC e deceduto dopo un pestaggio a sangue che dimostra che non si tratta più di episodi ma di un vero e proprio sistema che potrebbe essere combattuto innanzitutto con una riforma carceraria che preveda un controllo da parte di personale esterno al carcere per eliminare ogni forma di convivenza o di reticenza. Ma è una riforma che difficilmente potrà essere attuata se lo Stato continua a tacere o a minimizzare su queste realtà continuando a diffondere il mito che la polizia è al servizio del cittadino. Ricordo con una malcelata nostalgia i tempi in cui il cinema italiano non aveva alcun timore di denunciare la violenza della classe dominante e della sua politica, pronta a reprimere le manifestazioni degli operai in piazza e genuflettersi dinanzi al potere economico e politico.

Erano altri tempi, purtroppo, quando ancora vi era una sinistra pronta a denunciare le violenze del sistema, quando la cultura – perlomeno quella più sensibile al rispetto della legalità – denunciava sui giornali le deviazioni dei servizi segreti.                     Ma poi venne la stagione del giustizialismo e del terrorismo di Stato e delle bande armate e allora l’aria di libertà che avevamo assaporato nelle università e nelle fabbriche trovò chiusa la strada per riaffermare il principio di legalità e la supremazia della Costituzione italiana.

La corruzione politica degli anni ’80 distrusse ogni speranza di un probabile cambiamento all’interno della nostra società. E poi venne la stagione di Berlusconi e questa è ormai storia recente. Come dicevamo, la violenza dell’apparato poliziesco ed il lassismo della classe dirigente, fanno sempre più temere – per dirla con le parole di un politologo – di essere ormai ad un passo dalla nascita di una nuova forma di Stato, una sorta di democrazia illiberale, come avviene già in alcuni paesi europei come l’Ungheria o la Polonia, dove la cultura e la libertà di informazione è stata messa sotto il controllo dei due governi che hanno emanato norme che discriminano le minoranze sessuali e le donne in particolare, ritenute contrarie ai diritti fondamentali dei cittadini europei.

Recentemente la Corte di Strasburgo, acquisendo il ricorso della famiglia Magherini, ha richiesto al governo italiano di spiegare se l’uso della forza da parte dei carabinieri sia stato “assolutamente necessario e strettamente proporzionato”, dopo la decisione della Magistratura italiana che ha assolto i carabinieri che nella notte tra il 2 e 3 marzo 2014 a Borgo San Frediano in Toscana avevano fermato il 39enne fiorentino che in seguito al fermo era deceduto. L’avvocato Fabio Anselmo che assiste i familiari di Riccardo Magherini afferma: “L’Italia dovrà rendere conto della morte di un giovane uomo che chiedeva aiuto e della cattiva giustizia riservatagli. Una vicenda tragica che molto probabilmente poteva essere evitata”.

Magherini quella sera era uscito a cena in un ristorante, poi aveva iniziato a vagare per le strade entrando in una pizzeria dove aveva continuato a dare in escandescenza. Tornato in strada, era stato bloccato dai carabinieri e ammanettato a terra, a pancia in giù e a torso nudo, per almeno un quarto d’ora, tenuto fermo per tutto questo tempo dalla pressione esercitata dai due militari sul suo corpo.

All’arrivo di una ambulanza, senza medico a bordo, l’ex calciatore era stato trasportato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santa Maria Nuova, dove pochi minuti dopo veniva constatato il decesso.

Una tecnica – quella seguita dai militari – che può portare alla morte del fermato, come era già avvenuto in USA, diffusa anche in Italia e tollerata dai nostri servizi – come scrive Luigi Manconi – presidente dell’associazione “A buon diritto”, che si è occupato di decine di casi simili, ricordando che era stata proprio una circolare del Comando Generale dei Carabinieri del 30 gennaio 2014 a raccomandare di evitare tecniche del genere, come i rischi derivanti da immobilizzazioni protratte nel tempo. Ebbene se c’era effettivamente anche questa raccomandazione da parte dei vertici dei CC. ci chiediamo come ha fatto la Magistratura a mandare assolti i carabinieri ritenendo che non sussistesse alcuna responsabilità dei due militari.

Non si tratta dunque di fatti così isolati, ma di un metodo diffuso che, come sembra, viene tollerato non solo dai vertici dei CC e della polizia ma giustificato anche dalla Magistratura. Anche in questo caso, pur se la Cedu accoglierà il ricorso e obbligherà lo Stato italiano a risarcire la famiglia del Magherini per i danni subiti, non potrà più la sentenza essere modificata perché essa è divenuta definitiva lasciando ancora una volta impunita una violenza che continua a lasciare ombre sul rispetto della legalità da parte degli agenti di polizia e dei CC.

Febbraio 2022

Violenza e ordine pubblico

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