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UN PROGETTO DI PIAZZA GRANDE CONTRO LA POVERTA’

“Piazza Grande”, per chi non lo sapesse, è un giornale fondato 25 anni fa, grazie all’iniziativa di un gruppo di persone con e senza dimora, in breve di quella parte della società depauperizzata che vive in strada e che fa parte del panorama urbano di tutte le grandi città. In questi anni l’associazione si è data da fare per avvicinare questa parte di umanità alla città e avvicinare una parte della città, a partire dalle istituzioni, ai problemi di chi vive ai margini, spesso senza poter utilizzare, perché non iscritti all’anagrafe, l’assistenza medica, appoggiandosi dunque soprattutto alle associazioni del volontariato. Malgrado tutte le difficoltà incontrate in questi anni, sono state avviate tante iniziative, a partire dalla creazione di “Avvocati di strada”, un centro di assistenza legale guidato da avvocati volontari che si sono resi disponibili per rendere un po’ di giustizia a chi spesso viene rifiutato dalla società. Recentemente, come hanno scritto le cronache giornalistiche, grazie proprio all’intervento di “Avvocati di strada” è stato possibile ottenere un provvedimento che obbliga il Comune di Bologna a iscrivere all’Anagrafe anche chi non ha una residenza stabile, per poter consentire loro di usufruire dell’assistenza medica, come qualsiasi altro cittadino. Un piccolo successo che, comunque, rende meno difficile la situazione di quanti son costretti a vivere per strada. Una scelta spesso obbligata per chi è privo di reddito o sopravvive solo grazie alla solidarietà dei cittadini e all’attività dei centri di assistenza, gestiti da volontari, dove l’uomo di strada può dormire a volte o farsi una doccia. Abbiamo parlato di casa e qui Piazza Grande ha lanciato una proposta per dare un tetto a chi non ha casa. “Punto numero uno – scrive La Repubblica del 17 maggio – è la casa. Piazza Grande chiede di mettere a disposizione tutti gli edifici pubblici e privati inutilizzati in città. Oggi Piazza Grande gestisce più di cento appartamenti dando le chiavi di casa a persone che altrimenti sarebbero in strada. Come scrive il giornale nel corso di un’intervista fatta alla prof. Paola Bonora, docente di geografia all’Università di Bologna, “La legge urbanistica regionale, approvata nel dicembre 2017 ha ribadito dichiarazioni contro il consumo di suolo, ha lasciato in realtà via libera alle nuove edificazioni. La naturale vocazione di città universitaria e turistica, in assenza di controlli adeguati…favorirebbe Bologna come meta di nuove speculazioni edilizie”. In effetti, come tiene a denunciare la prof. Bonora, “si stanno creando una quantità spaventosa di cosiddetti studentati ma che con gli studenti non hanno niente a che fare”, anche perché i canoni abbastanza salati, porteranno a trasformare questi edifici in vere e proprie strutture alberghiere, portando ad un aumento degli affitti e tempi duri non solo per i residenti ma anche per gli studenti, come, ancor di più, per i ceti più emarginati. E’ chiaro che le soluzioni ci sono. Le famiglie, residenti a Bologna, sono circa 194.000 mentre il patrimonio immobiliare bolognese conta ben 222.133 abitazioni private. Ci sono dunque 28.000 abitazioni non occupate, anche se una parte di esse sono affittate al nero. Se questi appartamenti fossero messi sul mercato immobiliare, ebbene non solo potrebbero bloccare l’aumento dei fitti, restituendo le città ai suoi abitanti. “Senza dimenticare che vi sono, ricorda la studiosa, centinaia di edifici pubblici abbandonati per cui essi potrebbero essere in parte ristrutturati e riutilizzati da chi oggi non si può permettere di prendere una casa in affitto”. A condizione che il Comune e gli enti pubblici interessati, facciano la loro parte per alleviare la fame di case che è ancora più forte oggi che in Italia il fenomeno migratorio e l’arrivo di nuovi cittadini esigono risposte che non siano solo quelle legate alla logica del profitto ma proposte che tengono conto delle esigenze di vita della popolazione che chiedono maggiore partecipazione alla vita di una moderna democrazia. Le risorse ci sono, basti che ci sia la volontà politica di aprire nuove prospettive anche con la collaborazione con organizzazioni come “Piazza Grande” che oggi rappresenta un punto di riferimento per tutti quelli che intendono la legalità e la solidarietà, non come  parole al vento, ma come l’essenza della democrazia. Un progetto del genere potrebbe essere esteso anche al resto della regione, offrendo all’Italia un esempio efficace per affrontare l’emergenza abitativa aggravatesi in questi ultimi anni.

Maggio 2019

Un progetto di Piazza Grande contro la povertà

 

 

www.dirittoineuropa.eu

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