UN PRIMO COMMENTO DEL VOTO IN POLONIA
Forse è prematuro pronunciarsi sull’esito del voto polacco che nel ballottaggio di domenica scorsa ha visto, sia pure di stretta misura la vittoria del Presidente uscente Andrzej Duda che ha battuto il candidato della destra liberale, Rafael Trzaskonski, sindaco di Varsavia. Al primo turno, il Presidente sovranista uscente aveva ottenuto il 41,8% mentre il giovane sfidante, volto nuovo della società civile, conquistava ben il 30,8%. Un risultato questo del tutto inatteso che ha però dato speranza ai difensori del diritto e agli europeisti polacchi che questa volta il blocco della destra, guidato dal partito sovranista al governo (PIS) euroscettico, omofobo potesse essere sconfitto. In effetti lo stesso presidente uscente si mostrava abbastanza preoccupato dell’esito del voto. Innanzitutto, va ricordato che con un colpo di mano il partito sovranista aveva tentato la carta del voto per posta. Ipotesi criticata anche da ampi settori della popolazione ed era arrivata anche la stroncatura del Parlamento Europeo per cui il governo era stato costretto a rinviare le elezioni già fissate in maggio appunto al mese di giugno, tenendo conto della pandemia in corso. L’atmosfera nel paese non era di quelle più favorevoli alla destra tanto che il Presidente ancora in carica si era recato a Washington per ottenere l’appoggio del capo della Casa Bianca che non ha mai fatto mistero di condividere le scelte operate dal governo sovranista. La destra populista si è servita anche della televisione di Stato, sotto il controllo del governo, per fare propaganda al candidato del regime. Un servizio di monitoraggio dei media ha rilevato che tra il 3 e il 16 giugno quasi il 97% dei servizi del tg della TVP con oggetto Duda erano in chiave positiva, mentre quelli in riferimento al suo rivale erano all’87% negativi. La campagna elettorale è stata durissima: da una parte il PIS che ha posto in questi anni sotto controllo governativo la Magistratura e i mezzi di informazione che hanno provocato ripetuti interventi sia della Corte di Giustizia dell’UE che del Consiglio d’Europa che è la principale organizzazione di difesa dei diritti umani. “I risultati del primo turno mostrano una spaccatura territoriale molto forte – scrive il sito euractiv.it – con le città che hanno votato in prevalenza per il candidato dell’opposizione e le aree rurali per il Presidente uscente”. “Il clima politico – scrive un altro commentatore – Massimo Congiu – sulla rivista “Affari Internazionali”- è fortemente condizionato da pulsioni nazionaliste e voglia di riscatto nei confronti dei poteri forti dell’UE” per cui il compito del candidato sfidante è tutt’altro che semplice, anche se va detto che il risultato del primo turno aveva confermato l’incertezza del voto, costringendo il Presidente uscente ad affrontare il ballottaggio con il candidato liberale. Il Presidente uscente ha vinto il ballottaggio, conquistando il 51,2% mentre lo sfidante ha ottenuto il 48,7% dei consensi una vittoria scontata fino a poco tempo fa ma oggi assai risicata che testimonia della forte spaccatura del paese. Roberto Castaldi in un suo breve commento su euractive.it parla di una Polonia che si allontana dall’Europa, non nascondendo la sua amarezza per questa ennesima vittoria della destra sovranista in Europa. Un esito che “toglie speranza a chi in Polonia si batte per contrastare il processo di erosione dello Stato di diritto e dell’indipendenza della Magistratura per cui particolarmente preoccupati sono i difensori dei diritti civili, delle minoranze religiose e della comunità LGTB, già oggetto di attacchi da parte del governo conservatore”. Una vittoria costruita, comunque, sulla base di un successo economico della Polonia, peraltro, in larga parte legato all’UE e ai fondi strutturali europei. Il nazionalismo polacco ancora oggi è dura da morire perché è frutto di un passato recente e meno recente che ha rafforzato il sentimento nazionale; un sentimento che aveva sfruttato la classe borghese polacca per combattere contro l’invasione tedesca e poi il lungo inverno della dominazione sovietica. Insomma, una storia che può anche giustificare il nazionalismo polacco che, come nota l’autore dell’articolo sopra citato, “porta i polacchi ad abbracciare l’atlantismo ancor più dell’europeismo”. Europei sì ma sotto l’ombrello della NATO che apparentemente può dare sicurezza al paese nei confronti della minaccia russa. Vedremo per quanto tempo ancora reggerà questa mistificazione tanto è chiaro l’intenzione degli USA di servirsi delle paure dei paesi del Centro-Europa per isolare la Russia, ancora indicata come l’impero del male. Oggi che l’UE si sta preoccupando di varare un piano di difesa comune e di costruire un esercito europeo, è una posizione davvero contraddittoria quella assunta dai paesi sovranisti in Europa che potrebbero nel giro di qualche anno – se si allontanano dall’Europa – di vedersi privi di qualsiasi sistema difensivo, che non sia quello nazionale, ritornando ad essere le pedine di un gioco a scacchi che sta mostrando gli obiettivi sensibili dei “grandi” della Terra. “Certo la conferma di Duda rischia di portare ad una maggiore conflittualità nei confronti dell’Unione” – scrive sempre l’autore dell’articolo – ma non si può negare che se si è arrivati ad un risultato come quello ottenuto dall’alleanza liberale non c’è motivo di ritenere persa la battaglia perché all’interno del paese ci sono forze sociali, intellettuali, studenti, operai e partiti che possono interferire con i piani del governo sovranista perché non si può consegnare al sovranismo e ai conservatori che fanno leva sul passato questo paese che fa parte della storia di questo continente.
14/7/2020